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Il diritto di essere genitori, sempre

La mozione sull'istituzione del registro di bigenitorialità non ha passato l'esame in consiglio comunale a Laives. Un "dispetto" fra maggioranza e opposizione? Ora tocca

“Non sottovalutare le conseguenze dell’amore (finito)”, la citazione - contraffatta - di un celebre film di Paolo Sorrentino potrebbe costituire quasi un assioma per le coppie che decidono di separarsi. Non sempre capita, infatti, di lasciarsi in modo “civile”, ma cosa accade se di mezzo ci sono i figli? È sempre possibile riuscire a mantenere con loro un rapporto “equilibrato e continuativo” se la separazione resta conflittuale?

Oggi ad esempio, quando una coppia si separa, anche se l’affido è condiviso, le comunicazioni sui figli, dai moduli per l’iscrizione a scuola agli avvisi sanitari, vengono inviati esclusivamente al genitore dove il minore risulta residente. Attraverso il principio etico della bigenitorialità si vuole allora scongiurare lo svilimento della funzione genitoriale e nel contempo suggellare il diritto dei figli a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori anche a seguito di una crisi del vincolo coniugale. In questa direzione va anche l'iniziativa per l'istituzione del registro della bigenitorialità. Per saperne di più abbiamo intervistato Francesco Cocca, il referente provinciale di "Crescere insieme", associazione nazionale che da anni si occupa di diritto di famiglia e soprattutto di tutela dei minori, figli di genitori separati o divorziati.

Cocca, a cosa serve esattamente questo registro e se venisse introdotto cosa cambierebbe concretamente rispetto ad oggi?
Il registro di bigenitorialità consentirebbe di abbassare la conflittualità tra i genitori perché permetterebbe la doppia domiciliazione dei figli, quindi sia presso il luogo di residenza della madre che del padre. L’idea è quella di istituire il registro, all’anagrafe, in tutti i comuni. I vantaggi sarebbero diversi. Innanzitutto la legge 54 del 2006 sull’affidamento condiviso prevede il diritto del minore di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con tutti e due i genitori. Un diritto che verrebbe ulteriormente rafforzato attraverso questo registro poiché, sempre in caso di affido condiviso, tutti gli enti pubblici e privati sarebbero obbligati ad inoltrare le comunicazioni che riguardano i figli ad entrambi i genitori. In tal modo anche la magistratura potrebbe attuare più accuratamente tutti quei diritti già riconosciuti dalla legge 54.

E i vantaggi per i minori?
Potrebbero, ad esempio, godere prontamente delle cure mediche qualora queste si ritenessero necessarie. Supponiamo che un genitore risieda a Bolzano e l'altro a Brunico. Essere iscritti a questo registro vuol dire che ogni papà e ogni mamma potrà accompagnare il proprio figlio dal pediatra che opera nel proprio comune. La residenza resta sempre una ma la domiciliazione diventerebbe doppia.

L’iscrizione al registro sarebbe volontaria?
Ecco, sotto il profilo burocratico l’iscrizione può essere fatta senza l’obbligo di firma congiunta dal momento che si tratta di un diritto indisponibile del minore. La richiesta presso il comune potrà essere presentata anche da un solo genitore e quindi di conseguenza da quello non collocatario. A quel punto il comune provvederà a notificare all’altro genitore presso cui vive il figlio l’avvenuta iscrizione nel registro. La richiesta, oltretutto, può essere fatta anche se i genitori sono residenti in comuni diversi.

A che punto è l’istituzione del registro nel resto d’Italia?
Il primo comune in Italia ad averlo istituito è stato quello di Parma, recentemente è stato introdotto a Bari e approvato dal consiglio comunale di Torino. Inoltre sono in discussione in parlamento, presso la commissione giustizia del senato, alcuni nostri disegni di legge che mirano trasversalmente alla doppia domiciliazione. Va detto che in Italia il 95% dei provvedimenti di separazione e di divorzio parlano di affido condiviso, ma nella realtà questo esiste solo sulla carta perché, di fatto, accade spesso che uno dei due genitori venga escluso dalla vita del figlio.

Quali sono i modelli di riferimento in Europa in materia di affidamento condiviso?
Già da anni, in Europa, esiste addirittura la doppia residenza e in alcuni paesi il doppio domicilio. In Francia, dal 2002, c’è una legge con cui il governo ha attuato la piena bigenitorialità attraverso la “résidence partagée”, la cosiddetta residenza alternata. Stessa cosa nei paesi scandinavi. Recentemente anche un tribunale distrettuale di Vienna ha disposto la doppia residenza per figli minori di genitori separati. 

Eppure, tornando alla nostra provincia, la mozione sul registro di bigenitorialità è stata da poco bocciata in consiglio comunale a Laives, perché secondo lei?
Ritengo che ci siano state molte incomprensioni e una sottovalutazione del problema. Mi auguro che non si sia trattato di “dispetti” fatti dalla nuova maggioranza all’attuale opposizione, perché queste sono iniziative trasversali che non dovrebbero avere né colore né bandiere. Sarebbe stato un segnale positivo approvare la mozione, la giunta avrebbe fatto una figura migliore se l’avesse accolta subito. Ora il progetto passerà in commissione affari generali per essere esaminata, e spero che a quel punto ci sarà un ripensamento. Le iniziative a sostegno dei diritti della famiglia e dei minori dovrebbero essere votate all’unanimità.

E negli altri comuni com’è la situazione?
Siamo in attesa di una riposta, in primis dal comune di Bolzano che potrebbe dare una spinta propositiva all’istituzione del registro. Dobbiamo dare un segnale importante anche qui in Alto Adige.