Traffico in montagna: quali progetti concreti?
Tanti articoli, tante prese di posizione ma una certezza, cioè l’impressione che molti siano “cascati dal pero”. Il problema, infatti, è noto da anni. Ma finora si è fatto poco o nulla. Perché? Semplice, preservare l’ambiente e la natura vuol dire anche toccare notevoli interessi degli operatori economici. Il bilanciamento non è per nulla semplice e chissà se mai si potrà trovare un equilibrio.
Probabilmente le campagne pubblicitarie e la bellezza dei paesaggi delle nostre montagne fanno sì che inevitabilmente la gente arrivi e utilizzi le strade che trova, generalmente con la propria auto privata. Strade che sono dimensionate per un certo traffico, dopodiché si viaggia in colonna, spesso stando fermi. Matematico.
Le moto e il rumore: spesso con trucchi ben nascosti e difficilmente rilevabili
Problema delle moto. Ci sono alcuni aspetti. Il primo è l’attrattività delle strade per la loro conformazione, la seconda che molti, quando salgono in moto, staccano il cervello e si credono in pista (non è difficile trovarne di “piegati” in curva a rialzarsi appena ti vedono sulla corsia opposta ma qualche volta finisce male...), il terzo riguarda spesso il mancato rispetto delle norme più elementari di circolazione, del buon senso e del Codice della Strada, a cui si aggiunge il quarto, cioè la modifica illegale delle moto, da qui il problema del rumore (ad orecchio mi sembra che anche quelle non taroccate siano spesso rumorose). Che spesso non è rilevabile quando le moto vengono fermate per controlli dalle forze dell’ordine in quanto le modifiche sono ben nascoste. Come di hanno dimostrato controlli con il fonometro in Germania. Un piccolo pulsante mimetizzato e la moto risulta perfettamente legale al controllo. Finito quest’ultimo, si riaprono gli scarichi e… ci si deve tappere le orecchie. Per tacere del fatto che quello che esce dagli scarichi non mi sembra proprio aria pulita. Con buon pace di quelli che dicono in tante azioni di p.r. che è “figo” andare in giro con veicoli e moto elettrici silenziosi. Ce ne vorrà di tempo affinché ci sia un cambio di mentalità.
Le misure concrete da prendere, ma si vorrà?
Si è sopportato per anni e anni che le moto (ma pure le auto) scorrazzassero per le strade alpine, chiudendo non un occhio, ma due e pure tappandosi le orecchie. Servono più controlli, non c’è pezza, ma questo vuole dire:
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programmare chiaramente dove fare questi controlli capillari;
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più agenti in servizio sulle strade e presenza costante tutti i giorni;
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necessariamente più mezzi a disposizione;
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sistemi di controllo automatici della velocità (speed check et similia);
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eventuali sistemi di controllo automatici che rilevano anche la velocità media (es. il sistema Vergilius).
Ebbene, se a parole sembra che si richiedano i controlli, si capisce che concretamente ci deve essere una decisione (politica) chiara e forte, che verrebbe, ne sono più che certo, mal digerita da tutti quegli operatori economici che finora hanno fatto affari con questi turisti della velocità e del rumore, che pochi non sono. Ma poi, punto fondamentale, ci sarebbero i fondi per controlli così capillari? Cioè uomini e mezzi? Si sa che chi fa i controlli (e soprattutto le contravvenzioni) diventa automaticamente antipatico. Come lo diverrebbero soprattutto coloro che dovessero deciderli.
Trasporto pubblico: c’è una o più idee finanziabili per sostituire i mezzi privati?
La faccio breve. Per evitare troppo traffico sui passi si dovrebbe avere un capillare servizio di trasporto pubblico. Lo si vuole? Ci vogliono un concetto, molti ma molti soldi pubblici, certo che se poi i bus sono a gasolio, campa cavallo. Ieri ho sentito l’assessore Mussner che ha parlato ai tg di bus a idrogeno da impiegare (una "fissa" da ormai un decennio della politica provinciale… ma è un’altra storia). E come pensa di rifornirli? Con un idrogenodotto dalla centrale di Bolzano Sud? Oppure vuole costruire stazioni di rifornimento nelle valli (siamo nell’ordine di un milione di Euro per stazione e di 650/700 mila Euro per autobus, giusto per gradire) quando non si è in grado di garantire un rifornimento capillare del più “banale” metano? Oppure con bus elettrici (pure questi con costi da 500/600mila Euro per bus)? Evito di dilungarmi visto che ne ho già parlato in svariati altri interventi.
Idee chiare e progetti pluriennali, ma concretamente?
Idee chiare con decisioni altrettanto chiare e, soprattutto, fondi, altrimenti siamo alla fuffa, all’aria calda estiva, come chiudere i passi per qualche giorno all’anno con gli annunciati Greendays o le azioni di p.r. come Ecodolomites con le auto elettriche o, che, nonostante un battage mediatico fra alti e bassi degli ultimi anni, continuano, checché se ne dica, a non sfondare fra i normali consumatori, cosa ovvia, ma inutile soffermarsi qui visto che richiederebbe un’analisi ad hoc.
Si dovrebbe quindi cercare di stare con i piedi per terra per fare una vera “rivoluzione” sui passi e sulle strade alpine servono idee chiare, ma, soprattutto, cospicui finanziamenti nonché una chiara strategia repressiva di lotta contro chi pensa che le strade di montagna siano piste da corsa.
Il resto, se non si centra per bene il tema e le soluzioni da adottare, sono solo chiacchiere & chiacchierate estive che si quieteranno una volta trascorsa l’estate (e in inverno non è che vada meglio... vedasi foto qui sotto) e che, temo, si riproporranno tali e quali l’estate prossima. Salvo che non si voglia parlare del progetto della ferrovia delle Dolomiti, progetto assai intrigante ma… da dove si pigliano 1,6 miliardi di Euro per realizzarlo? Al solito, i soldi sono al centro. Come al centro dovrebbero essere il tema anche dei finanziamenti, che paiono sempre pubblici, e quindi del perché i/le cittadini/e debbano praticamente sopportare tali costi. Un tema spinoso assai.