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Stalking, quando la giustizia non ripara

Avvocata Jöchler: necessaria maggiore sensibilità da parte di tutti gli operatori nei confronti delle parti lese. Kustatscher (GEA): nessuna tolleranza verso gli stalker.
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Foto: Giustizia

Una donna vittima di stalking. L’imputato le offre 1.500 euro a titolo di risarcimento danni. Lei rifiuta. Il Tribunale di Torino riconosce questa somma di denaro come congrua ed emana una sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato.

Com’è possibile che sia accaduta una cosa del genere?  Dopo il recente caso giudiziario sono stati in molti a porsi a tale domanda.

Per fare chiarezza sui profili giuridici della questione abbiamo interpellato l’avvocata penalista Christina Jöchler dello Studio Legale Associato Alberto Valenti e Partners.

“La riforma del processo penale, avvenuta mediante la legge n. 103 del 23 giugno 2017, entrata in vigore il 3 agosto 2017 – spiega l’avvocata Jöchler – prevede che ogni reato perseguibile solo a querela della persona offesa, per esempio lesioni non gravi, ingiurie, minacce non gravi, stalking, danneggiamenti, possa essere estinto a seguito di condotte riparatorie dell’imputato, quali il risarcimento del danno o la restituzione dei beni o altro. In questi casi il giudice ha la possibilità di valutare se le condotte riparatorie siano sufficienti, anche se la persona offesa non le accetta, e quindi dichiarare l’estinzione del reato”.

Alcuni ritengono che lo stalking debba essere escluso dal novero dei delitti estinguibili a seguito di condotte riparatorie. Al riguardo Jöchler afferma: “E’ una valutazione difficile da fare. Il reato di stalking comprende tantissime fattispecie. Il comportamento di chi invia tanti messaggi senza minacce e offese può non essere grave, anche se alla persona che li riceve può sembrare una condotta persecutoria. Diversa è la situazione di chi con minacce costringe un’altra persona a cambiare il proprio stile di vita. E’ un reato a querela di parte, sicché sta alla parte decidere se denunciare o no, proseguire o no, ritirare a un certo punto la querela o no. In ogni caso, il giudice valuta i singoli episodi, la loro gravità e la sufficienza delle condotte riparatorie. E’ vero che a volte la pressione dell’autore del reato è tale da indurre la vittima a ritirare la querela, ma nella maggior parte dei casi la situazione si tranquillizza e nessuno ha poi più interesse ad un’azione penale”.

L’avvocata ritiene che le vittime di stalking siano tutelate in modo adeguato, poiché la relativa normativa stabilisce una serie di misure adottabili dal giudice, una volta acquisita la denuncia: divieto di avvicinamento e imposizione dell’allontanamento; nell’eventualità di  mancato rispetto di queste prescrizioni, è previsto l’aggravamento che può condurre l’autore del reato in carcere.

In presenza di fatti molto gravi il giudice sicuramente non riconoscerà mai una condotta riparatoria – dice la legale -. La vittima ha, infatti, la possibilità di chiedere alla questura l’ammonimento dello stalker. In questo caso il reato è perseguibile d’ufficio, non si può ritirare la querela e il giudice non può dichiarare l’estinzione del reato a seguito di condotte riparatorie”.

L’avvocata ricorda che lo stalking sia un reato che colpisce non solo donne, ma anche uomini, sia adulti sia minori e sottolinea che esso si consumi quasi esclusivamente tra persone che si conoscono, di rado tra estranei.

“Alle vittime si devono offrire i consigli ed i supporti previsti dalla legge. Non sempre però questo viene messo in opera nella pratica. In particolare, la parte lesa deve essere indirizzata verso gruppi di sostegno nonché informata del fatto che possa rivolgersi ad un avvocato e, in caso di indigenza, della possibilità di fruire del patrocinio a spese dello Stato. E’ necessaria una maggiore sensibilità da parte di tutti gli operatori per dare una mano alle persone deboli vittime di stalking” – osserva infine l’avvocata Christina Jöchler.

Sulla necessità di sostegno alla persona che denuncia lo stalking è concorde la presidente dell’associazione bolzanina GEA – per la solidarietà femminile contro la violenza (Centro d’Ascolto Antiviolenza e Casa delle Donne) Gabriella Kustatscher che afferma: “In effetti, a volte dopo una denuncia, alla vittima nessuno dice in che modo si possa muovere e che tra l’altro possa avere i centri antiviolenza come punto di riferimento. In alcune occasioni manca il supporto. Così chi ha bisogno fa fatica ad accedere alle informazioni utili”.

 

Kustatscher rimarca il fatto che denunciare lo stalker (o la stalker) costituisca un atto piuttosto complicato dal punto di vista psicologico per il (o la) denunciante, giacché quest’ultimo (o quest’ultima) si espone e vive per mesi in uno stato di tensione terribile.

“Lo stalking entra nel tessuto della persona, lo mangia un po’ alla volta, crea ansia e insicurezza – dichiara Gabriella Kustatscher nel riflettere sulla sentenza del Tribunale torinese sopra richiamata esprime tutta amarezza ed indignazione: “E’ una vergogna che con 1.500 euro si chiuda una vertenza per un reato che ha procurato sofferenza alla vittima e che ha visto una donna subire per mesi comportamenti inaccettabili. Se la giustizia è questa, si deve essere senz’altro inceppato qualche meccanismo. E’ una sentenza scandalosa che urla vendetta”.

La presidente di GEA sottolinea infine che lo stalking, lungi dall’essere banale e superficiale, intacchi nel profondo l’anima delle persone, quindi non possa e non debba essere tollerato in qualunque forma si estrinsechi, né lieve né grave:” Perché tollerare le condotte cosiddette lievi? E poi cosa significa ‘lieve’? In generale, temo che un atteggiamento di accettazione verso un determinato comportamento dia la possibilità alle persone di tenere condotte poco adeguate con la conseguenza che il messaggio culturale percepito sia sbagliato. Come associazione noi facciamo sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Amo sempre fare questo paragone. Come mai nella scuola di una volta rientravano nei sistemi educativi le punizioni corporali e adesso giustamente chi sfiora un alunno viene denunciato? Vuol dire che da allora ad oggi ci sia stato un lavoro culturale tale da far sì che non venisse tollerata dalla società questa forma di violenza. E questo è condivisibile. Perché questo stesso processo culturale non si compie anche nei confronti dello stalking?".