Society | Gastbeitrag

Quello della Uil è uno 'sciopero per'

Il nostro sindacato non fa scioperi politici, ma chiede una buona politica al servizio dei cittadini. Che torni a confrontarsi con le parti sociali.

Le motivazioni per cui la UIL e la CGIL hanno indetto lo sciopero generale del 12 dicembre 2014 sono per noi molto chiare, le voglio ribadire in maniera molto sintetica. 

Noi abbiamo chiesto al Governo di rivedere le proprie posizioni sui vari temi: Pubblica Amministrazione, Jobs act, Legge di Stabilità, Pensioni, Fisco: invece ciò non è avvenuto. 
In particolare rivendichiamo l’apertura della trattativa per la contrattazione nel pubblico impiego, bloccata ormai da sei anni. La modifica delle misure previste dal Jobs Act, che non corrispondono, tra l’altro, a ciò che il Governo aveva promesso, e cioè a tutele crescenti per i giovani. In realtà, a tutti gli effetti, sarà un contratto a tutele calanti, perché mentre i datori di lavoro avranno un vantaggio fiscale e contributivo, i giovani avranno, di fatto, meno tutele, avendo modificato in peggio l’art. 18 (Licenziamenti senza giusta causa). La soluzione da noi proposta è di ridurre a poche, le forme di contratto flessibili, ma che devono anche avere un costo più alto. 

Sulle Pensioni noi chiediamo di rendere più flessibile l’uscita e di riprendere il confronto sui lavori usuranti. I lavori non sono tutti uguali: edili, minatori, infermieri/e su tre turni, assistenti geriatrici, … Inoltre senza una vera riforma fiscale, senza una vera lotta alla corruzione e senza una vera lotta ai costi della politica questo paese non riparte.

La UIL non fa scioperi politici. 
Il vero sciopero politico è già stato fatto in realtà dagli elettori delle Regioni Emilia Romagna e Calabria che nel novembre scorso non sono andati a votare. La sfiducia nella politica ci sembra evidente e chiara. Invece servirebbe più politica. Ma una politica buona, una politica al servizio dei cittadini.  Va ritrovato il senso di comunità!

Lo ribadiamo, noi facciamo sciopero “per”, …  per difendere diritti e tutele, e per cercare di risolvere i problemi economici del Paese e dei lavoratori e non per interferire nelle sorti dei Governi. 
Per noi ogni Governo eletto dal Parlamento è un interlocutore. Il problema vero è che questo Governo non vuole confrontarsi e discutere con le organizzazioni sindacali, in particolare sui temi del lavoro. 
Per noi è chiaro che il primato sta nella politica, che però non può essere autosufficiente ed autoreferenziale. Confrontarsi con le parti sociali vuol dire cercare di individuare la miglior soluzione, meglio se condivisa.