Chronicle | CRONACA

Truffa con protezione del sindacato

Questa storia, assolutamente vera, racconta di un comportamento del tutto deprecabile da parte di un ragazzo e del sostegno sindacale che ebbe, in quell'occasione.
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Questa è una storia realmente accaduta qualche anno fa in Alto Adige, che può essere documentata, ma che per forza di cose non può avere rivelati i protagonisti.

Ecco cosa è successo.

Un ragazzo entra in un ristorante pizzeria con un amico, sono le 17 e chiede se per caso ci sia lavoro. Il gestore del ristorante dice al ragazzo tunisino, ma veramente la nazionalità conta poco, che in quel momento non sono alla ricerca di personale, perché il periodo non è buono.

Il ragazzo e l'amico escono dal ristorante e dopo pochi minuti quello stesso amico ripassa presso l'esercizio gettando il libretto, ovvero la scheda professionale del lavoro, nel giardino del ristorante.

Il titolare dell'esercizio se ne accorge e lo raccoglie, chiamando subito i Carabinieri per denunciare l'accaduto. Ma dall'altra parte della cornetta lo avvertono che quel ragazzo tunisino sta sporgendo denuncia in quanto - sostiene lui - il titolare dell'esercizio non vuole ridargli il libretto, dopo avere promesso che lo avrebbe assunto, ma avere cambiato idea.

Il titolare abbandona il posto di lavoro, si presenta nella Caserma dei Carabinieri e spiega dettagliatamente l'accaduto, lasciando tutto a verbale.

Qualche giorno dopo, arriva all'esercente una chiamata dal sindacato locale che difende i diritti del ragazzo tunisino. Gli viene intimato di procedere con l'assunzione del giovane. Ma il gestore dice che non ha alcun bisogno di un altro dipendente, andando gli affari già non troppo bene. Dal sindacato spiegano che loro credono alla versione del ragazzo, e che se il datore di lavoro ha cambiato idea, comunque deve risarcire il giovane tunisino. Il ristoratore rimane allibito e conferma ancora che non ha mai promesso nessuna assunzione, perché non ne ha proprio bisogno, completando la sua narrazione spiegando come gli sia stato gettato nel giardino il libretto del lavoro. Il sindacato, come risposta, dice di non credere alla versione del ristoratore e che procederà per vie legali.

In definitiva, il sindacato intenta una causa al ristoratore, il quale ha spiegato le sue ragioni, dimostrando dati alla mano che non aveva assolutamente bisogno di assumere alcun dipendente, e quindi che era palese la menzogna raccontata dal giovane il quale sosteneva di avere avuto una promessa in tal senso. Ma il ragazzo ha dalla sua la testimonianza dell'amico, anche lui tunisino.

Il giudice ascolta le parti e alla fine decreta che il datore di lavoro avrebbe dovuto pagare sei mensilità al presunto dipendente non assunto, oltre alle spese legali. Così accade, e dopo una trattativa il datore di lavoro paga in tutto circa 8.000 Euro.

Nel frattempo, ben prima della sentenza, quel ragazzo sparisce dalla circolazione. Lui, non il suo numero di conto corrente, ma si scopre anche che questo asso della truffa aveva già utilizzato quella tecnica per ottenere denaro illecitamente, in altre occasioni e in altre parti d'Italia, pure con soddisfazione economica.

Di fronte a questa ulteriore conferma... il silenzio del sindacato, e dell'avvocato che difendeva il truffatore.

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Guido Gentilli Tue, 12/13/2016 - 14:39

Cosa vuol dire "la storia può essere documentata"? O si documenta subito, al momento della pubblicazione, o sennò questo non è giornalismo. E di chiacchere da bar ce n'è già abbastanza.

Tue, 12/13/2016 - 14:39 Permalink