Politics | L'appello

"Unibz: statuto da cambiare"

La richiesta del docente Roberto Farneti: "La politica ha troppo peso. Fin qui una regia gentile, ma in futuro? Nella maggioranza fioriscono posizioni antiscientifiche"
  • A fine settembre ho ricevuto da diversi colleghi di Unibz un messaggio che diceva così: “…molto difficilmente a un rettore italiano ne seguirà un altro/a. Inoltre, la destra tedesca, ha recentemente attaccato Unibz giudicandola ‘troppo italiana’ ed essendo in campagna elettorale, è facile che l’Svp non permetta di essere attaccata anche su questo fronte.” Visto che il messaggio era sempre lo stesso ho pensato a una citazione, magari da un foglio satirico, tipo quei giornalacci che girano nella più sfrontata e giacobina delle nostre regioni, la Toscana… si trattava invece di un magazine online locale e il tono dell’articolo era assolutamente serio, ed erano serie le intenzioni dei colleghi che mi avevano girato la citazione, serie nel senso di preoccupat (nell'infobox in fondo si possono leggere le modalità di nomina del rettore previste dallo statuto di Unibz, ndr) e. Perché in fondo un’università è qualcosa che per definizione si sottrae ai venti della politica. Università e Comuni italiani sono i primi grandi esperimenti di autogoverno dell’Europa medievale, i cui vertici, in entrambi i casi, erano eletti dai membri dell’organizzazione stessa. Del resto, per quel che riguarda le università, già allora si trattava di gente (professori e studenti) che arrivava un po’ da tutta Europa, che arrivava a Bologna, a Padova o a Parigi e lì, nell’Università, si trovava al riparo dai venti, per non dire dalle tempeste, di una politica spesso tumultuosa. L’agenda di un’università è infatti dettata da considerazioni di natura diversa, il suo collegamento con la comunità è fortissimo, ma non con la politica, in modo che il suo servizio a quello che oggi chiamiamo il ‘territorio’ non sia influenzato da quei venti. 

  • Roberto Farneti: Il docente della facoltà di Economia Foto: Unibz

    La Libera Università di Bolzano è nata in altre circostanze, se vogliamo per meritoria iniziativa della politica. Ma si trattava di un’altra epoca storica, se pensiamo all’esito delle elezioni provinciali di quest’anno. Ai tempi in cui si iniziò concretamente a progettare la Libera Università di Bolzano, la SVP aveva una maggioranza assoluta in Consiglio provinciale, lo Statuto dell’Università prevedeva un organo di governo non elettivo, ma la governance dell’Università era ispirata a criteri di autonomia e di rispetto per il lavoro scientifico dei ricercatori e dei docenti, autonomia e rispetto che hanno fatto sì che il progetto Unibz, pur tra mille difficoltà, crescesse e si integrasse nel territorio valorizzandone interessi e opportunità, in una dialettica tra “town and gown” che è spesso (ed è bene che lo sia) conflittuale. La percezione, in Università, è che il Consiglio Provinciale, e la sua maggioranza di governo, abbia esercitato una regia gentile sul nostro lavoro, cercando di valorizzarlo e di collegarlo il più possibile, attraverso strumenti di terza missione, a questo territorio.

  • Le ultime elezioni hanno cambiato radicalmente questo presupposto, aprendo prospettive che chiamerei, se il termine non fosse francamente un po’ retorico, inquietanti. Con un declino impressionante del regista gentile (la SVP) e l’avvento di forze politiche la cui agenda si pone al di fuori di una soglia di civiltà di cui le Università per quasi mille anni sono state spesso (non sempre) i garanti. Leggere tra i punti in agenda di un partito eletto in Consiglio la proposta di “Sozialleistungen für Zuwanderer nur, wenn sie hier seit mindestens fünf Jahren gearbeitet und eingezahlt haben” è abbastanza curioso, magari allora proporre una convenzione con Brico nel caso in cui il migrante che lavora si rompa una gamba… lo mandiamo lì a darsi una sistemata se nei nostri ospedali non potrà accedere… Ma quello che inquieta di più sono le posizioni antiscientifiche espresse da alcuni nuovi membri di questa maggioranza. Mi chiedo allora, esaurita una fase storica in cui l’Università non era autonoma, ma era quasi come se lo fosse (vista la regia gentile e magari anche illuminata del potere politico), non sia il caso di ripensare lo statuto che l’ha istituita e metterla al riparo, per il bene della democrazia (che ha, con la scienza un rapporto che è senza riserve e senza ambiguità) dai famosi (mi ripeto) venti della politica, specie nel caso in cui la politica non sia ispirata dalla stessa illuminazione (e da una fiducia di principio nella scienza). Il problema non credo si ponga ora, ma quello a cui guardo sono le prossime elezioni provinciali, e sinceramente mi spaventa l’idea di un’Università esposta in maniera così diretta a quei venti. O forse non è così, forse mi sto inventando questa cosa, non esiste cioè nessun rapporto di dipendenza politica di Unibz dalla Provincia, per cui Unibz (e con lei la democrazia in Sudtirolo) non corre alcun rischio… ma allora Alto Adige Innovazione è un giornale satirico e non ce n’eravamo accorti… 

    L'autore

    Roberto Farneti, professore associato della Facoltà di economia di Unibz, insegna Comunicazione istituzionale e gestione dei progetti pubblici, Linguaggio e scrittura accademica, Teoria delle relazioni internazionali e Teoria politica.

  • Cosa prevede Lo Statuto di Unibz

    Mentre nelle altre Università il rettore viene eletto da professori e ricercatori, Unibz, fin dalla sua fondazione ad opera di Luis Durnwalder, prevede che sia il Consiglio dell’Università a procedere alla nomina. E Il Consiglio dell’Università – si legge nello Statuto dell’Ente - è composto dai  seguenti membri, che devono avere la  padronanza attiva di una delle tre lingue ufficiali della provincia e la conoscenza almeno passiva di una seconda:

    a) il Rettore/la Rettrice; 

    b) quattro membri nominati dalla Provincia  Autonoma di Bolzano tra persone esperte nell’ambito della scienza, della cultura, della tecnica, dell’economia, delle attività sanitarie e sociali o della vita pubblica, di cui almeno uno per ciascuno dei tre gruppi linguistici tedesco, italiano e ladino;

    c) un membro nominato dal Senato accademico che non sia contemporaneamente componente di questa università;

    d) un/una rappresentante degli studenti/delle studentesse, secondo il Regolamento elezioni.

    Fra le attribuzioni del Cdu vi è quella di 

    n) delibera la nomina del Rettore/della Rettrice, sentito il Senato accademico, nonché dei Prorettori/delle Prorettrici, su proposta dello/della stesso/a Rettore/Rettrice; nomina inoltre i Presidi/le Presidi, eletti/e dai rispettivi Consigli di Facoltà;

Bild
Salto User
nobody Thu, 12/14/2023 - 21:24

Bedeutet Freie in diesem Zusammenhang, dass Professoren und Lehrende nicht das übliche Procedere über sich ergehen lassen müssen wie in "unfreien"europäischen Unis? Wer sucht die Lehrenden aus? Wieviele Publikationen, müssen diese vorweisen? Gilt dieser Abschluss überhaupt als gleichwertiger Abschluss europaweit?

Thu, 12/14/2023 - 21:24 Permalink