Morire per Schengen?

Ero e resto convinto che uno dei momenti cruciali della storia recente della questione altoatesina sia stato quello dell'abolizione delle barriere di confine tra Austria e Italia, avvenuto, come nel resto della cosiddetta zona Schengen , la notte del 1 aprile 1998. La cerimonia che avvenne allora passo del Brennero, e alla quale era presente, nella sua qualità di ministro dell'interno, l'attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha rappresentato dalle popolazioni altoatesine un passaggio di grandissimo significato. Dopo ottant'anni la sbarra di confine si alzava per non doversi abbassare, allora credevamo, mai più. Il confine, è vero, restava e resta segnato sulla carta politica dell'Europa ma, da quel giorno, diveniva impercettibile, quasi trasparente.
Per capire cosa quel confine abbia rappresentato soprattutto per la popolazione sudtirolese occorre tornare indietro nel tempo e scavare negli avvenimenti storici e nella memoria delle persone. Per parte mia vorrei solo ricordare quanto affermato in una recentissima trasmissione televisiva, cui ho avuto la ventura di partecipare, da Don Hugo Senoner, per lunghi anni parroco della piccola comunità del Brennero, divisa tra due stati. Anch'egli, pur vivendo su quel confine ed essendo persona più che conosciuta da ambedue le parti doveva sottostare spesso, ha narrato, ai controlli con l'esibizione dei documenti e con le altre formalità burocratiche connesse.
Assieme all'introduzione dell'euro, avvenuta pochi mesi dopo, la libera circolazione nell'ambito dei paesi europei è stata una conquista colossale per tutte le popolazioni del continente, ma è stata anche un momento di incredibile importanza per una realtà come quella altoatesina che ha vissuto, nel corso del novecento, il trauma di una divisione mai accettata. Oggi invece sta arrivando alla piena maturità una generazione che non ha mai conosciuto il confine nel senso in cui lo hanno subito e patito quelle precedenti.
Per questo registro con preoccupazione le voci di stampa secondo le quali nell'ambito dei provvedimenti che i governi europei vorrebbero prendere per contrastare il fenomeno del terrorismo che ha straziato con il sangue Parigi, c'è anche la soppressione almeno parziale della libertà di circolazione garantita dagli accordi di Schengen. Qui in Alto Adige, che le cose si stessero mettendo male, lo avevamo intuito già da qualche mese, da quando in seguito all'intensificarsi dell'afflusso di profughi sbarcati sulle coste italiane per effetto delle grandi crisi e delle guerre in corso nel Medio Oriente e in Africa, le autorità austriache avevano iniziato ad intensificare i controlli al confine o addirittura sulla tratta ferroviaria che, da Verona porta al Brennero. Quel confine che pareva evaporato nel nulla tornava a farsi sentire, a tal punto da rendere necessaria la creazione, proprio al valico, di strutture di accoglienza dove possono essere assistiti, almeno provvisoriamente, in fuggiaschi respinti nel loro tentativo di raggiungere l'Austria, la Germania, o altri Stati del centro e del nord Europa.
Ora l'emergenza terrorismo rischia di riportare indietro di vent'anni l'orologio della storia, di riconsegnarci un'Europa nella quale i confini ridiventano barriere tra i popoli, nella quale occorre presentarsi con i documenti e giustificare, più e più volte nel corso di un viaggio, il proprio diritto a muoversi e a spostarsi .
Non ho evidentemente elementi per valutare quanto una misura come questa sia realmente necessaria per battere i fanatici che fanno irruzione nelle redazioni giornalistiche o nei negozi per uccidere, ma so che i suoi effetti saranno pesanti sulla vita quotidiana di noi tutti, sull'immagine, già abbondantemente compromessa, di un'Europa che si vorrebbe unita per sconfiggere il fanatismo fondamentalista e che invece rischia di dividersi sempre più, nel nome di egoismi e particolarismi nazionali.
Temo che le conseguenze saranno particolarmente pesanti in una terra come l'Alto Adige che rischia di veder risorgere, assieme a quel confine che si sperava svanito, tanti fantasmi che speravamo, con esso, di aver sepolto per sempre.
Stimme zu, um die Kommentare zu lesen - oder auch selbst zu kommentieren. Du kannst Deine Zustimmung jederzeit wieder zurücknehmen.