Solland a un passo dalla salvezza
Contro ogni pronostico la svolta, per la Solland Silicon, può compiersi. La buona notizia è che ieri, 12 febbraio, si è fatto avanti un acquirente dall'estero per lo stabilimento di produzione di silicio policristallino con sede a Sinigo che sembrava ormai destinato a dover chiudere definitivamente i battenti. Tutto ora è nelle mani del giudice, Francesca Bortolotti, che dovrà verificare la documentazione, relativa alla procedura di gara, presentata dal potenziale compratore sulla cui identità vige per il momento il massimo riserbo. Ignota anche la cifra messa sul piatto per l'acquisizione della fabbrica (asta, la settima, da 5 milioni di euro con un’offerta minima di 3,5 milioni). Ciò che conta è che l'imprenditore si è detto disposto a far ripartire l’attività produttiva.
“Ero rimasto l’ultimo a credere che l'operazione di acquisto potesse andare a buon fine, tutti mi davano dell’illuso” confessa Stefano Parrichini, sindacalista della Filctem-Cgil che molto si è speso per gli operai della Solland, “questa novità mi riempie di gioia”. Aver aperto la possibilità, per rendere lo stabilimento più appetibile, di entrare anche nel settore trainante del carburo di silicio, materiale composito ricercatissimo dalle case automobilistiche impegnate nello sviluppo dell’auto elettrica poiché aumenta l’autonomia delle batterie 20% riducendone anche i costi, offre nuove prospettive agli imprenditori inclini a investire. Di conseguenza, se tutto andrà secondo i piani, si potrà finalmente interrompere il lungo calvario dei lavoratori (80 ancora quelli attualmente impiegati alla Solland).
Ero rimasto l’ultimo a credere che questa operazione potesse andare a buon fine, tutti mi davano dell’illuso
Nei mesi scorsi per mantenere vivi presumibili manifestazioni di interesse erano state cambiate le condizioni di vendita. L’assemblea dei lavoratori aveva sollecitato, incassando il sostegno del ministero per lo Sviluppo economico, una nuova asta e modificato il cronoprogramma - stabilito dalla Provincia - dello svuotamento, ossia dello spegnimento dell’impianto, “una decisione che alla fine ha pagato” dichiara soddisfatto Parrichini che aggiunge: “Non dobbiamo dimenticarci di quei lavoratori specializzati che in tutto questo tempo hanno continuato a garantire la sicurezza dello stabilimento, in certi periodi anche senza ricevere uno stipendio. Hanno fatto una scelta non facile, e sono rimasti nonostante tutto”.
Ora, se l’affare andrà in porto, e si volesse riavviare la precedente produzione di silicio di grado elettronico almeno 130 persone dovrebbero poter contare su un posto di lavoro, se poi si deciderà di virare anche verso altri settori il numero potrebbe crescere ancora. “Mi auguro - riflette il sindacalista - che chi prenderà in mano la Solland assicuri una continuità lavorativa ai suoi dipendenti, in cuor mio so di aver fatto tutto il possibile per questo stabilimento che in molti avevano dato per spacciato già qualche anno fa”.
Si tratta di una grande
Si tratta di una grande irresponsabilitá e di nient' altro che di una scelta politica, perché la soluzione per i dipendenti la si trovava. Senza rimettere in pericolo la vita dei cittadini ed i soldi dei contribuenti. Sono solo disgustato.
Nessuno risponde sulla
Nessuno risponde sulla pericolositá e sulle ingenti somme che abbiamo perso? Nessuno dice che é piú caro smaltire le sostanze ancora esistenti in loco che regalare l' azienda al Pugliese di turno?
Ma che politica é mai questa?