Chronicle | Terzo anniversario della tragedia ferroviaria della Venosta

Ricordo delle vittime e cultura della sicurezza

Oggi a Laces si è svolta una breve cerimonia informale in ricordo delle 9 vittime dell'incidente avvenuto il 12 aprile 2010. La val Venosta intanto cerca di superare il trauma dell'incidente, la cui ferita è ancora aperta.

Questa mattina alle 9.15 ha avuto luogo una piccola cerimonia silenziosa nel luogo dove, esattamente tre anni orsono, ebbe luogo l’incidente ferroviario della val Venosta, che provocò 9 vittime e 25 feriti. Il treno in transito proprio a quell’ora ha avuto l’ordine di rallentare e di suonare ripetutamente le sirene. Tra i presenti sul posto si sono ritrovati parenti delle vittime, pompieri ed operatori del soccorso alpino che intervennero in quell’occasione, tecnici della ferrovia ed anche contadini e gente del posto. Tra i presenti in forma privata era presente anche l’assessore Richard Theiner. 

Il processo per sancire quali furono le responsabilità dell’accaduto prosegue intanto lentamente. La motivazione tecnica dell’incidente pare invece appurata ed è legata ad una perdita d’acqua nel terreno dai cui si è staccata la frana. In questo senso si stanno ancora rimpallando le responsabilità i contadini responsabili del terreno ed il consorzio di cui facevano parte per quanto riguarda i servizi di irrigazione. Ma il concetto base pare essere chiaro: anche in un appartamento quando un condomino lascia aperta l’acqua della vasca da bagno e l’acqua invade l’appartamento sottostante, l’ipotesi di rivalersi sull’idraulico che ha fatto impianto della vasca diventa di fatto poco credibile. 

Intanto in val Venosta a tre anni dalla tragedia la popolazione ha faticosamente metabolizzato l’accaduto. Il sentimento che prevale è un misto di impotenza e di presa di coscienza. Senz’altro l’accaduto ha provocato soprattutto nei contadini una maggiore consapevolezza delle loro responsabilità in termine di conduzione dei fondi agricoli di loro competenza. Fino a qualche anno fa l’obiettivo unico finale era quello della mela da vendere, ora invece i contadini si interrogano su tutta una serie di questioni anche relative alle loro forme di organizzazione comune. Ma sono portati anche a riflettere maggiormente sul cosa significhi, ad esempio, mettere una fila in meno di alberi da frutto lungo la strada, allo scopo di salvaguardare i consumatori dagli effetti dello smog sui frutti di quegli alberi. Si fa strada insomma una cultura della sicurezza a tutto campo e questo senz’altro è il miglior segnale di una reazione positiva alla tragedia. 

Per quanto riguarda i risarcimenti delle vittime, per quello che possono valere, l’iter è invece in uno stato piuttosto avanzato. La popolazione della val Venosta sta dunque facendo la sua parte per superare il trauma, ma è chiaro che la definitiva conciliazione tra i contadini ed i parenti delle vittime, quando si incontrano al bar del paese, dovrà passare anche attraverso una positiva conclusione dell’iter giudiziario volto ad appurare una volta per tutte le responsabilità dell’accaduto.