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Più autonomia, bocciata o rimandata?

La maggioranza SVP-Lega respinge la modifica dello Statuto e sconfessa il voto unanime di Trento. Critici M5S, Verdi e FdI: “Passerà dalla Commissione dei 12”.
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Foto: Seehauserfoto

Ieri (11 aprile) il Consiglio provinciale di Bolzano ha respinto, con il voto contrario della maggioranza e dopo una lunga discussione, la proposta di modifica dello Statuto d’Autonomia per potenziare le prerogative delle due Province autonome in materia di tributi locali e impiego dei trasferimenti di fondi statali. La modifica (che dev’essere approvata dai Consigli delle due Provincie autonome e da quello regionale) era già stata approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale di Trento. Essa introdurrebbe un nuovo articolo che semplifica l'assegnazione dei finanziamenti da parte dello Stato alla Provincia e agli enti locali per eventi straordinari, come ad esempio la pandemia, calamità naturali e il raggiungimento di obiettivi strategici dello Stato sul PNRR. Secondo la maggioranza altoatesina SVP-Lega, però, la procedura d’approvazione comporterebbe il rischio di modifiche unilaterali in Parlamento.

 

 

“Si tratta di un evento a quanto ne sappiamo senza precedenti” commenta il consigliere provinciale Diego Nicolini del M5S. “Nel dicembre 2022 il Consiglio provinciale di Trento aveva approvato una proposta di modifica dello Statuto di autonomia avanzata dal M5S e volta a garantire che le cifre messe a disposizione dallo Stato a favore della Provincia di Trento e dei suoi Comuni venissero trasferite senza vincolo di destinazione se non la spesa nel corrispondente settore”, spiega Nicolini, “se lo Stato mette a disposizione suoi fondi per la ristrutturazione degli ospedali, il Trentino può spenderli altrove a patto che la spesa avvenga sempre in ambito sanitario e sia trasparente. Il parere positivo di Bolzano avrebbe dovuto essere una formalità: al contrario, Lega e SVP hanno espresso la loro contrarietà, danneggiando la credibilità stessa della nostra Autonomia”.

 

"Non si fidano del Parlamento"

 

La norma proposta dal M5S, ricorda poi Nicolini, “era ritenuta talmente valida da essere presa a modello dalla Giunta provinciale per articolare uno schema di norma d’attuazione per disciplinare in forma permanente i rapporti finanziari tra Stato e Province nell’ambito della spesa dei fondi erogati dallo Stato italiano tramite il PNRR, il PNC, il PNIEC e piani analoghi”. Invece, conclude il consigliere dei Cinque Stelle, “i dati politici sono due: la Lega altoatesina non si fida né di quella trentina ne di quella nazionale che è maggioranza parlamentare, preferendo essere zerbino della SVP, mentre la SVP, pur di non cedere la titolarità di un presunto monopolio sulle regole dell’autonomia è pronta a rinunciare ad un ampliamento delle prerogative autonomistiche”.

 

 

Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha ribadito lo stupore per la bocciatura da parte della SVP di una proposta che aumenterebbe seppur di poco, i poteri dell’autonomia, “tant’è vero che in Trentino essa aveva trovato l’unanimità. Perché allora questo gesto verso i colleghi trentini, ovvero i 35 consiglieri che avevano votato a favore?”, si domanda Dello Sbarba. “Secondo il consigliere pentastellato trentino Alex Marini”, prosegue il consigliere verde, “si deve al fatto che la proposta arriva dalla parte sbagliata ma forse c’era qualcosa di più: lo stesso senatore Meinhard Durnwalder aveva detto che la causa era giusta, ma la portavano avanti loro in Commissione dei Dodici, invece che in Parlamento”.

Si evita una Camera trasparente e democratica, come d’uso nelle normali democrazie occidentali, e si procede a modificare lo Statuto per norme d’attuazione

Un atteggiamento analogo, secondo Dello Sbarba, a quello che aveva fatto fallire la Convenzione per l’Autonomia nella scorsa legislatura: “Non ci si fidava delle procedure parlamentari, si preferiva procedere a pezzi nelle commissioni paritetiche, al chiuso, tra 6 o 12 persone nominate dal Governo o dalla maggioranza politica. Si evitava così una Camera trasparente e democratica, come d’uso nelle normali democrazie occidentali, e si procedeva a modificare lo Statuto per norme d’attuazione, come detto dallo stesso Francesco Palermo. In quest’ambito contano solo gli esecutivi e non le Assemblee rappresentative, che non ricevevano nemmeno l’ordine del giorno dei lavori delle Commissioni dei Sei e dei Dodici”.

 

"Un cortocircuito"

 

“Un vero e proprio cortocircuito politico” ha affermato in aula il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Marco Galateo. “La proposta che stiamo discutendo – ha spiegato l’esponente di Fratelli d’Italia – arriva dagli autonomisti di Trento, ovvero dalla Lega trentina, ed è stata votata all'unanimità dal Consiglio provinciale di Trento a vantaggio di tutte e due le Province. In Trentino peraltro è stata appoggiata anche da coloro che non sono propriamente autonomisti”. In Alto Adige, sintetizza Galateo, “siamo al paradosso che Fratelli d’Italia si trova a dover difendere l’autonomia dagli autonomisti. L’imbarazzo politico toccherà il massimo livello quando la proposta approderà in Regione, dove la Lega altoatesina voterà contro la proposta della Lega di Trento, la SVP voterà contro i propri alleati storici del PATT. È necessario quindi fare chiarezza” sentenzia FdI.