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Il corpo del sacro

Una mostra e tre conferenze  nel Mese della fotografia curato dal Circolo Tina Modotti propongono un coinvolgente viaggio tra le fedi 
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Foto: Monika Bulaj

Non bastano le pareti predisposte nella sala del Centro Trevi, per contenere le fotografie di Monika Bulaj, più di cinquanta in questa mostra Ai confini del sacro, esposte a Bolzano fino al 26 maggio nell'ambito del Mese della fotografia, curato anche quest’anno dal Circolo fotografico Tina Modotti.
Una parte dei più di cinquanta scatti che costituiscono la mostra della fotografa e giornalista polacca naturalizzata italiana, trovano posto anche ai lati della sala appoggiate al muro, eppure il visitatore è trascinato ad osservarle una per una, per la forza che ciascuna delle fotografie esprime, per l’umanità rivelata in ogni scatto, per il racconto infinito di cui fanno parte. 
 


Da decenni Monika Bulaj, fotografa, giornalista, attrice e regista teatrale indaga nelle pieghe della società umana, attraverso i suoi intensi reportage sulle manifestazioni di riti arcaici appartenenti a dottrine e religioni diverse, incontrati nelle tribù nomadi,  gruppi etnici e popolazioni minoritarie presenti nell’Europa orientale, nel subcontinente Indiano, e in Etiopia come ad Haiti e nel Sud America. 
Ne individua i tratti comuni per scoprire nella contaminazione di riti e credi religiosi praticati in luoghi così distanti tra loro, la spiritualità che li accomuna e si esprime infine nel corpo del singolo. Il sacro per Monika Bulaj è piuttosto la sacralità del corpo umano. Quel corpo dove si compiono gli scempi delle lotte politiche e religiose, è per Monika Bulaj anche “un tempio.....che contiene il segreto della memoria collettiva”.
La sua ricerca antropologica ed esistenziale, è cominciata in Polonia, come racconta: “Ho cominciato nell’inverno del  1985, sul confine orientale della Polonia che ho attraversato a piedi da nord a sud per campi e boschi. Ho vissuto coi contadini, pentecostali e carismatici, e osservato la loro estasi che rompe ogni barriera di lingua e cultura”.
 


Da allora non ha mai smesso di viaggiare, di raccontare e di fotografare. Con l’anima, verrebbe da dire, a giudicare dalle sue fotografie che mostrano un'incredibile vicinanza col soggetto fotografato e testimoniano anche una sorellanza profonda con le persone e i gruppi incontrati. 
“Da allora non ho smesso di cercare e il viaggio alle periferie dell’Europa  è diventato un viaggio delle genti di Dio”. 
L’iniziale ricerca delle frontiere fisiche tra popoli e confessioni è diventata per lei “il viaggio in un labirinto di meraviglie” possibile proprio nei gruppi degli ultimi, emarginati e perseguitati, eppure in grado di “generare una capacità di incontro e tolleranza che nel mondo si sta perdendo”. 
Le sue fotografie testimoniano, nelle sue parole: “la coabitazione tra fedi laddove si mettono bombe. Sono le crepe nella teoria del cosiddetto scontro di civiltà, dove gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, banditi e terroristi”. 
 


La mostra al Trevi propone così una geografia del sacro inusuale che segue la gestualità, i segni, le danze, le presenze e gli sguardi, attraversando i continenti e scavalcando i confini fisici e politici per incontrare i cristiani in Pakistan, i maestri sufi in Etiopia e Iran, gli shamani afgani, gli ultimi pagani del Hindo Kush e degli Urali, i nomadi tibetani, gli zingari rumeni, le sette gnostiche dei monti Zagros o la santeria nei Caraibi
È una mappa di minoranze ed esperienze d’incontro a rischio di estinzione, in fuga e stritolate dai conflitti di presunti monoteismi e  fondamentalismi nel mondo e, insieme, uno splendido esempio di quella ‘fotografia sociale’ che distingue da decenni le iniziative del Circolo Tina Modotti, storica associazione bolzanina.
 


Nelle varie edizioni del Mese della fotografia, il Circolo ha portato negli anni a Bolzano fotografi di calibro internazionale, e toccato temi diversi.
Il formato propone oltre al focus quest’anno sulla fotografia di Monika Bulaj, anche una serie di conferenze e incontri a scadenza settimanale con altri tre fotografi che si confrontano col tema Sui sentieri del sacro: incontro tra le fedi. 
Gli incontri si terranno i prossimi venerdì al TreviLab sempre alle ore 18.
 


Si parte già venerdì 12 maggio con il fotografo Fausto Podavini che porta a Bolzano In the middle of black Christianity, un’indagine sulla più antica religione autoctona dell’Africa, la Chiesa Etiope Ortodossa Tewahedo. Il culto nacque secoli fa grazie all'incontro tra la regina di Saba e il re Salomone ed è rimasto ancora molto attivo e partecipato sopratutto nella regione del Tigrai.
Il 19 maggio, invece, Valeria Gradizzi, con Il segreto della grande madre scopre l’antica pratica ancora oggi diffusa in molte parti del mondo dello sciamanesimo, che trova le sue radici nel culto degli antenati e nella connessione con la natura, e cerca l’equilibrio tra la realtà visibile e quella invisibile. 
Le conferenze fotografiche si concluderanno poi il 26 maggio con il reportage di David Marciano The faces of Buddha, che esplorando la regione autonoma del Tibet, racconterà attraverso le sue splendide immagini le antiche tradizioni del popolo e della sua religione, mostrando la solidarietà e la ricchezza d’animo di una straordinaria comunità. 
Parallelamente nella vetrina dello spazio temporaneamente riservato al Circolo, nella Galleria Sernesi, sono esposte una selezione di fotografie dei soci sul tema del sacro.