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Questioni di vita e di morte

Paolo Faccioli. Che letture consiglierei a un amico che abbia appena scoperto di avere un tumore?
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Due anni fa ho smesso di mangiare pesce. Avevo comprato una trota pretendendo di averla “molto fresca”. Era così fresca che mentre tornavo a casa ho cominciato a percepire dei colpi vigorosi dal cartoccio della pescheria. Ho serrato il gomito, ma i colpi mi raggiungevano anche più vigorosi. C’era un’imperiosa richiesta di vivere in quei colpi, qualcosa che si trasmetteva direttamente dal corpo della trota al mio. Quel dibattersi avrebbe potuto essere il mio. Visto che ero in prossimità del Ponte Talvera, sono sceso lungo i bordi del fiume e ho liberato la trota, l’ultimo pesce che abbia tentato di mangiare in vita mia.

Circa un decennio prima avevo smesso di mangiare carne. In questo caso era andata in maniera diversa. Mi ero svegliato con un sogno vivido, che, mentre mi alzavo e cominciavo a vestirmi, tendeva a manifestare una certa persistenza. Ero in un mercato alimentare e, accostatomi al banco di una macelleria, rosseggiante di carne, ero stato accolto da enormi scimmioni che saltavano su e giù, con le carni squarciate e sanguinanti. Da qualche punto più in là veniva una luminosità azzurrina, confortevole, amica, verso la quale mi sono spostato. Era il banco del pesce.  Continua…