Culture | salto afternoon

"Tutti hanno un prezzo"

"Suburra: Blood on Rome", la serie Netflix che cammina tra le strade di Roma alla ricerca del Mondo di Mezzo di Massimo Carminati.
Suburra: Blood on Rome
Foto: Netflix

"Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C'è un mondo in cui tutti si incontrano, il Mondo di Mezzo." - Massimo Carminati.

 

Il Nero, il Pirata, il Samurai. 

Massimo Carminati, il re di Roma, ha avuto molto nomi e continua ad averli. La sua influenza come esponente della malavita romana ha avuto un coinvolgimento emotivo sull'immaginario collettivo, che una volta mediato dalle cronache giudiziarie che passano per giornali, televisione e saggistica, si è passati alle opere di finzione, come romanzi o serie tv.

Da Romanzo Criminale al film Suburra diretto da Stefano Sollima, al primo prodotto targato Netflix Italia, Suburra: Blood on Rome, il Mondo di Mezzo di Carminati ha trovato finalmente il posto che si meritava, tra quelli che quel mondo o non lo conoscono o ci vorrebbero disperatamente entrare, magari solo per buttarci dentro un occhio.

 

 

La Subura nella Roma di qualche migliaio di anni fa, coincide attualmente con il Quartiere Monti, il rione spesso frequentato dagli hipster romani in cerca di un aperitivo o di un vernissage. La Subura era il quartiere malfamato di Roma, alcova di traffici e malaffare, prostituzione, corruzione e di ogni altro tipo di piacere o fatto illecito che la Roma antica potesse soddisfare, commettere, nascondere. L'unica condizione? Il potere politico doveva avere una fetta della torta. Nerone l'attraversava travestito da povero mendicante per constatare e conoscere il pensiero e gli umori della sua gente, per altri scopi, invece, era solita Messalina girare per le strade più neglette dell'Urbe.

 

“…Alla libidine atroce

Ogni strada era suburra”

Gabriele D'Annunzio, Laudi, Libro Primo

 

 

Aureliano"Numero 8" Adami, Alberto "Spadino" Anacleti, Gabriele "Lele" Marchilli. Tre storie diverse: il figlio di un boss, il principe di una famiglia sinti di Roma e il figlio di una "guardia", una scalcinata batteria di figure controverse che si muovono per le strade di Roma, in cerca di soldi e di vendetta. Ostacoli, questione personali, uccisioni plateali e debiti nei confronti dei boss. Il Vaticano e i bordelli, Montecitorio e il Lido di Ostia. Suburra è una serie composta per contrapposizioni, di sostanza che si scontra con l'apparente forma, che però, non detiene il controllo assoluto del contenuto. 

 Cattleya alla produziona della serie tv, dopo il successo di Gomorra - La Serie, di cui aspettiamo la terza stagione, il crime italiano si rimpolpa e si difende ancora, non riuscendo ancora però, ad eguagliare l'importante serialità americana come The Wire o The Sopranos. Il marchio Netflix attira ovviamente curiosità da parte del mercato italiano, anche se scelte artistiche e produttive fanno sembrare Suburra più simile a una fiction italiana di alto livello - se mai esistano fiction di alto livello - con una confezione targata Netflix e il respiro dell'atmosfera-Gomorra e dell'ambiente cristallizzato e labirintico di una realtà criminale ben codificata da altri mezzi di comunicazione di massa.

Affidata alla regia di Michele Placido.

 

 

La volontà di Netflix Italia sembrava quella di puntare sul fattore novità, non si spiega quindi il coinvolgimento di Placido all'interno della produzione, nonostante non sia l'unico reale problema dei Suburra. Difetti in fase di scrittura del plot si vedono ma la serie dimostra come anche da una caduta di cui si è sentito anche in lontananza il tonfo, si possa anche osservare la risalita della china, per portare lo spettatore da una qualità tendenzialmente mediocre a un ultimo episodio veramente valido, che fa dimenticare di essere dovuti scendere a molti compromessi con le precendenti nove puntate. 

Suburra non è la serie che ci saremmo aspettati di vedere, soprattutto dopo l'ottimo film diretto da uno dei nostri migliori registi in circolazione, il sopracitato Stefano Sollima, già regista di Gomorra - La Serie. D'altro canto Suburra, dove pecca in scrittura, riesce in atmosfera, complici alcuni soluzioni visive interessanti, anche se poco innovative - anche dello stesso Placido - e la caratterizzazione dei personaggi principali, a cui lo spettatore riesce facile affezionarsi.