“Dovevamo intervenire”
Lo sgombero di martedì scorso (9 ottobre) a Bolzano era stato puntualmente condannato dall’associazione di volontariato SOS Bozen. Alla protesta si era unita anche Chiara Rabini, referente comunale per l’immigrazione ed esponente dei Verdi, che aveva sottolineato come allo stato attuale la lista di attesa presso la struttura ai Piani fosse di oltre 50 persone, segnalando anche la carenza di posti per donne.
Il caso: venti senzatetto accampati abusivamente nell’area sotto ponte Virgolo erano stati obbligati a lasciare la baraccopoli, successivamente smantellata. Ma poco dopo erano tornati. Di qui l'intervento drastico del Comune: una serie di massi viene depositata nell'area in questione rendendola inaccessibile.
Arrivano le spiegazioni del sindaco Renzo Caramaschi, il quale sottolinea che nel corso dell’operazione di sgombero è stata prestata dagli agenti della polizia municipale intervenuti, “la dovuta attenzione nel consentire alle persone oggetto del provvedimento di recuperare i propri effetti personali prima di procedere alla rimozione del materiale e dei giacigli presenti”.
Il quadro complessivo per quanto riguarda il profilo igienico/sanitario era quanto meno critico
Il primo cittadino tiene a precisare che non era affatto tutto sotto controllo a differenza di quanto sostenuto da alcuni volontari delle associazioni umanitarie e che “il quadro complessivo per quanto riguarda il profilo igienico/sanitario era quanto meno critico. I cumuli di rifiuti e sporcizia quantitativamente rilevanti, tant’è che per la loro rimozione sono stati riempiti ben due container”. La situazione, sostiene Caramaschi, era tale da poter essere considerata “pericolosa anche per gli stessi occupanti del sito. Sicuramente molto rischiosa stante la prossimità delle acque del fiume Isarco. È fin troppo evidente che in presenza di condizioni igieniche così critiche, la pubblica amministrazione è tenuta a garantire un intervento che salvaguardi non solo la collettività, ma, come già detto, le stesse persone lì insediatesi”.
Il sindaco ricorda infine che a Bolzano è disponibile una “gamma ampia e variegata di servizi anche emergenziali a sostegno delle persone che vivono in situazioni di marginalità, il cui accesso è precluso solo a chi rifiuta di fornire le proprie generalità o di farsi identificare. Evidentemente, oltre a scelte personali rispetto al rifiuto di un ricovero anche solo notturno in una struttura pubblica, in altri casi si tratta anche di persone prive di documenti d'identità o di permesso di soggiorno, che dunque vivono in una condizione di illegalità”.