C’è più religione
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“Alla stessa riunione cui partecipo ciclicamente da dieci anni si ripresentano sempre con gli stessi argomenti, per giustificare non solo l’ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche di un paese laico, ma anche il fatto che non esista un’alternativa valida. È enorme la frustrazione che provo quando mi viene detto ‘non fa male, fanno storia delle religioni e studiano l’iconografia artistica’. Come si fa a non capire che è una violazione dei diritti dei bambini e delle famiglie, rispetto alle loro impostazioni e apprendimenti morali? Ci venga data un’alternativa”. È un misto di indignazione ed esasperazione, quello di alcuni genitori delle scuole Manzoni (e Foscolo) a Bolzano che emerge in uno sfogo video condiviso su Facebook da Erika Waldboth.
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La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la decisione, da parte dell’attuale direzione dell’istituto scolastico bolzanino, di “raddoppiare” a partire da quest’anno le ore di religione, passando da una a due senza dare alcuna spiegazione. Al danno è poi subentrata la beffa: a fine settembre i genitori si sono visti recapitare una lettera dalla dirigenza che impartiva l’obbligo di dichiarare entro pochi giorni la rinuncia ad avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (indicando erroneamente nel modulo “l’ora” anziché le due previste) con due sole opzioni “alternative”: l’inserimento in altre classi oppure l’entrata posticipata o anticipata da scuola. “All’ultima riunione dei rappresentati dei genitori ci è stato detto dalla dirigente scolastica che un po’ di religione non fa male a nessuno, perché se si vuole capire la storia dell’arte e la cultura italiana non si può prescindere dalla religione cattolica”, racconta una madre presente all’incontro.
L’ora “sottratta” dalla compresenzaIn realtà due ore di religione, sulla carta, ci sono sempre state. Solo che sino allo scorso anno scolastico le due ore previste dai piani formativi erano coperte con un’ora di religione “piena” e l’altra invece tenuta in compresenza: a fare lezione di “storia delle religioni” era infatti un’insegnante di storia e non quello di religione cattolica indicato dalla Diocesi. Un compromesso tra la precedente direzione e il corpo docente per venire incontro alle famiglie, in assenza d’un programma alternativo. “Siamo perplessi nell’apprendere che la nostra dirigente abbia trovato saggio e pedagogicamente utile reintrodurre la seconda ora di religione senza offrire alcuna alternativa ragionevole, se non l’essere sorvegliati in una classe a caso” spiega Francesca Maffei, genitore e a sua volta insegnante. Dato che le due ore di religione non sono consecutive, la decisione delle Manzoni mette in difficoltà quelle famiglie che rinunciano a impartire ai propri figli l’insegnamento della religione cattolica: si tratta di oltre una cinquantina di esonerati, per motivi di credo religioso (l’appartenenza a un’altra confessione) oppure perché atei.
Cinquanta minuti di religione cattolica erano gestibili per chi si esonerava. Due ore separate molto meno.
“Si è aggravata la situazione, sottraendo l’ora di storia delle religioni senza fornirci alcuna spiegazione pedagogica a sostegno di tale scelta”, sottolinea Maffei, “cinquanta minuti di religione cattolica se non altro erano gestibili per chi si esonerava, così molto meno. L'unica alternativa è lasciare i bambini parcheggiati in un'altra aula e sorvegliati, mentre il resto della classe ospitante prosegue con le lezioni. Questo è inaccettabile sia da un punto di vista formativo che umano: che cosa impareranno i bambini da questa esperienza? Che finalità educativa e di socializzazione potranno mai esperire? Si pensi poi che educazione fisica, alla primaria, ha un’ora soltanto di lezione. Per questo, al modulo che dovevo firmare, ho allegato la richiesta di mandare a fare ginnastica i miei figli durante l'ora di religione”. Alla richiesta di chiarimenti, la dirigente Francesca Maganzi Gioeni d’Angiò ha risposto come segue:
Gentile Signora [omissis],
Prendo atto delle osservazioni relative all’insegnamento della religione cattolica alle scuole “Manzoni” e, in particolare, della sua richiesta di attività alternative a favore dei bambini le cui famiglie abbiano rinunciato a tale insegnamento.
Nel merito faccio presente che le Indicazioni provinciali attualmente in vigore non prevedono l’offerta di attività alternative all’IRC; di conseguenza, le scuole non dispongono di organico specificamente dedicato a tali attività.
Pertanto, pur riconoscendo e tutelando il diritto della famiglia a rinunciare all’insegnamento della religione cattolica, la scuola non è in grado di predisporre attività alternative, potendo con ciò garantire, durante le ore di religione, unicamente la vigilanza dei bambini rinunciatari tramite l’accoglienza temporanea in classi preferibilmente parallele. Pur cercando di pianificare tali accoglienze così da garantire una certa continuità di vigilanza e ridurre il disagio dei bambini esonerati, non è possibile programmare le attività da far svolgere loro durante le ore di ospitazione in altre classi. Per lo stesso motivo, non sono state date ai genitori indicazioni circa materiali da utilizzare durante le ore di ospitazione nelle classi parallele.
Questa è la situazione fino a quando verranno introdotte le attività alternative alla religione cattolica anche nelle scuole della Provincia della Bolzano, analogamente a quanto avviene già nelle altre regioni italiane. A tal fine l’Intendenza italiana ha messo allo studio la predisposizione di un percorso didattico alternativo all’IRC, la cui introduzione nelle scuole tuttavia non è prevista nel breve termine.
Questo per ora è tutto, resto in ogni caso a disposizione per incontrare Lei e i genitori interessati qualora lo riteniate opportuno.
Cordiali saluti
Prof.ssa Francesca Maganzi Gioeni d'Angiò
Dirigente scolastica Istituto comprensivo “Bolzano 6”
Lo stesso messaggio è stato inviato ai genitori dalla vicaria Valentina Lazzarotto.
L’alternativa esiste, eccomeEppure in alcune scuole l’offerta alternativa esiste. E da tempo, senza attendere che la Provincia si doti di una normativa uniforme. Da sette anni, ad esempio, all’Istituto Comprensivo Bolzano I (ovvero i quattro plessi Dante, Chini, Rosmini e Terlano per la scuola primaria, Ilaria Alpi per la scuola media). Si tratta di un’ora “alternativa alla religione”, seguita da un altro docente e parallela all’ora di religione, solitamente unendo due classi. Si preparano progetti annuali, bimestrali o per quadrimestre, oppure si lavora per moduli: si va dai progetti artistici al videomaking, sino all’approfondimento di temi più specifici. “Alternativa alla religione” è una materia a tutta gli effetti e come tutte le altre: viene valutata e compare nel registro elettronico (così come in pagella). “Non si capisce come mai alle Foscolo o alle Manzoni si continui a non sistemare i ragazzi”, spiega un’insegnante del Bolzano I, “non ci vuole niente per renderla ufficiale come materia curricolare, basta deciderlo e deliberarlo, con una delibera del collegio docenti, individuando un paio di docenti che conducano quest’attività didattica”.
E la Provincia? Cosa sta aspettando? Sono passati due anni dal voto del Consiglio provinciale del Sudtirolo che, su proposta dell’assessore alla scuola tedesca Philipp Achammer, sancì l'introduzione per legge di un’ora di etica nelle scuole altoatesine, come opzione alternativa obbligatoria all’insegnamento della religione cattolica per chi sceglie di rinunciarvi. “Per le alunne e gli alunni che rinunciano a partecipare all’insegnamento della religione cattolica è prevista la partecipazione obbligatoria a un’offerta formativa alternativa. La Giunta provinciale approva il rispettivo regolamento di esecuzione” recita il comma 13 aggiunto nel dicembre 2021 all’articolo 1 della Legge provinciale 5/2018. Questo nonostante la Corte costituzionale abbia stabilito come l'assenza da scuola al posto della lezione di religione debba in ogni caso restare un’opzione valida. Inoltre, incaricati a definire le linee guida della nuova “materia etica” sono gli ispettori scolastici per l’insegnamento della religione cattolica delle tre intendenze scolastiche provinciali. Non proprio a prova di laicità.
“Abbiamo dato un indirizzo politico. C’è l’ora di religione, ci sono persone che per una scelta lecita scelgono l’esonero per i figli ed è giusto tenerli impegnati in quell’ora anziché lasciarli a non fare niente. Una sorta di educazione civica, alla socialità. In questo momento, se ne sta occupando l’intendenza. Ma ci sono dei ritardi organizzativi in tutte e tre le Intendenze. A mio avviso, si partirà con il prossimo anno scolastico” fa sapere a SALTO l’assessore alla scuola italiana e vicepresidente della Provincia Giuliano Vettorato. “Esigiamo risposte più precise”, ribatte Francesca Maffei, “sarebbe molto utile, specie in campagna elettorale, che la politica affronti prontamente la questione, che lascia nel limbo legale centinaia di bambini altoatesini”.
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«L'insegnamento della religione cattolica in Italia (talvolta abbreviato IRC), comunemente chiamato ora di religione, è un'istituzione del concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica. Prevede che in tutte le scuole italiane siano riservate lezioni settimanali facoltative (un'ora e mezza per materna, due ore per primaria, un'ora per secondaria di primo grado e secondo grado) all'insegnamento della religione cattolica. La scelta di seguire tali lezioni viene comunicata all'inizio del ciclo di studi e può essere liberamente modificata in sede di iscrizione agli anni scolastici successivi al primo.»
«Nel 1923, durante il governo fascista, la riforma della scuola rese obbligatorio l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari, con decreto reale del 1º ottobre del 1923, n 2185, del ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile. La circolare n. 2 del 5 gennaio 1924 garantiva comunque agli alunni che professavano altre fedi la possibilità di astenersi dall'insegnamento della Religione cattolica.
Con il concordato del 1929 si introduceva e rendeva obbligatoria l'ora di religione anche nelle scuole medie e superiori, quale "fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica"» (così Wikipedia)
Personalmente non vedo - e non ho mai visto - il senso dell'ora di religione. Tanto meno lo vedo ora che diventano due, con sottrazione di ore di studio ad altre materie: italiano e storia, ad esempio, entro le quali potrebbero tranquillamente confluire. Mi pare di poter dire che ci muoviamo ancora nell'alveo della tradizione fascista (o etnonazionalista in senso più generale).
PS
E daje con 'sto «Consiglio provinciale del Sudtirolo»: entità giuridica inesistente di cui non si trova una traccia scritta manco a pagarla. La definizione in italiano è: «Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano».
Aspettiamo - plurale humilitatis - le prossime perle quali «Provincia autonoma del Sudtirolo» e via verdeggiando...
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L' insegnamento della religione in tutte le scuole in provincia di Bolzano con ogni lingua d'insegnamento ha regole diverse dal resto d'Italia - e d'Europa. Le nomine sono direttamente della Curia ( altrove tramite concorso ) , abbiamo gli ispettori di religione (leggo, ben tre) mentre non esistono in altre regioni d'Italia. Questo per tradizione austroungarica. Però non abbiamo in provincia tre ispettori, ad esempio, di Italiano, evidentemente meno importante. Non stupisce se si metteranno altre regole: non esprimo giudizi particolari, commento semplicemente.
Le Manzoni normalizzano solo…
Le Manzoni normalizzano solo le ore di religione come è da sempre in tutta la provincia. Anch'io (ex insgnante di reigione) intordurrei delle alternative per i bimbi che non sono cattolici (come si fa già in Germania a Austria)