Maso chiuso e migrazioni impressi nel DNA degli abitanti della regione

Nelle Alpi sono presenti tre modelli genetici: quello del gruppo italiano è geneticamente più omogeneo, quello dei ladini ha una differenziazione intermedia mentre è quello delle minoranze germanofone ad essere differenziato nella maniera più marcata.
Ma quali i motivi di queste differenze?
Lo studio portato avanti dall'Istituto per le Mummie e per l'Iceman dell'Eurac con la collaborazione dell'università romana La Sapienza indica che tra le cause vi sono soprattutto la differenza storia demografica dei tre gruppi e il diverso livello di isolamento genetico dovuto all'ambiente di montagna.
Per quanto riguarda la maggiore omogeneità degli italiani la causa sarebbe legata ad una maggiore mobilità tra le le valli della parte più a sud della regione (valle dell’Adige, Fersina, Fiemme, Giudicarie, Non, Primiero e Sole), caratterizzata da un ambiente montano meno ostile e minore altitudine.
La maggiore differenziazione dei ladini, malgrado l'origine e la cultura comune, è causa del forte isolamento geografico ma anche del processo di frammentazione che le comunità hanno subito nel corso del tempo.
Interessante e di origine culturale è poi senz'altro l'origine della marcata differenziazione delle comunità delle isole germanofone. Le comunità presenti nelle Alpi orientali si sono originate a partire dal Medioevo a partire da piccoli gruppi e dalla fondazione si sono mantenute in un relativo isolamento geografico e culturale.
A proposito della popolazione germanofona dell'Alto Adige lo studio dell'Eurac è stato in grado di individuare anche una forte omogeneità per quanto riguarda i caratteri che si trasmettono per via paterna, in controtendenza rispetto a quanto avviene nella gran parte delle popolazioni europee, anche di montagna.
L'interpretazione più plausibile è che ciò sia legato alla forte mobilità maschile legata al maso chiuso che avrebbe causato un continuo scambio genetico tra i gruppi, poi però per così dire 'standardizzato' attraverso proprio un'omogeneità genetica.
Valentina Coia, la studiosa dell'Eurac che ha seguito la ricerca, ritiene che quest'ipotesi rappresenti "un nuovo e originale caso studio che fa capire l’impatto della cultura e dei fattori sociali sulla struttura genetica delle popolazioni umane".