Il primato perduto
A Bolzano si vive peggio rispetto all’anno scorso? Secondo la 27esima edizione del rapporto a cura del Sole 24 ore sulla “Qualità della vita” pubblicata oggi (12 dicembre), la risposta sembrerebbe non lasciare adito a dubbi. Il capoluogo, infatti, che nel 2015 vantava il primato in classifica, cede il posto ad Aosta, scendendo in settima posizione. Fanalino di coda: Vibo Valentia (ultima già nel 1997 e nel 2005). Milano e Trento si confermano invece rispettivamente seconda e terza. Buone nuove per la Capitale: Roma sale dalla sedicesima alla tredicesima posizione, grazie anche alla spinta ricevuta dal valore del patrimonio immobiliare e dai flussi turistici legati al Giubileo. Degno di nota il dato di Belluno che dalla 17° posizione del 2015 sale in quarta posizione.
Ogni anno l’indagine mette a confronto la vivibilità nelle province italiane su un'ampia serie di indicatori (aggiornati al 2015 e al 2016) articolati in sei settori d'indagine; Bolzano perde posizioni in quello degli Affari, lavoro, innovazione (-3 posti); Ambiente, servizi, welfare (-13); Demografia famiglia integrazione (-2); una voragine si apre invece nel settore Cultura tempo libero partecipazione dove il capoluogo perde ben 47 posizioni. Stessa posizione mantiene invece nel settore Reddito, risparmi e consumi mentre fa notevolmente meglio in quello della Giustizia sicurezza e reati dove guadagna 24 posizioni. Da segnalare il fatto che nel 2015 Bolzano aveva ottenuto 603 punti totali mentre nel 2016 scende a 551; magra consolazione: Aosta con i suoi 589 punti di quest’anno non riesce ad eguagliare i numeri del 2015 del capoluogo altoatesino.
Il 2016, peraltro, introduce alcune novità volte a rendere più completo il check della vivibilità sul territorio, con una maggiore attenzione alle esigenze e ai problemi più attuali della collettività: il valore della casa, il lavoro per i giovani, la capacità di innovazione, l’integrazione degli stranieri, l’offerta di welfare, la partecipazione civile. Le sei aree hanno così acquisito una denominazione più inclusiva e i parametri da 36 sono saliti a 42.
Restano comunque il divario tra Nord e Sud, quello tra le province di maggiori dimensioni frenate dai nodi sicurezza e ambiente nel loro slancio in avanti, e spiccano le realtà medie o piccole – spesso beneficiate dall’autonomia – in evidenza come modelli di vivibilità.