Culture | Salto weekend

Bartleby, un enigma irrisolto.

Il nuovo spettacolo di Francesco Niccolini riporta sul palco Leo Gullotta, uno dei più longevi e amati artisti del teatro italiano.
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Foto: Luca Del Pia

Leo Gullotta torna a Bolzano, questa volta nei panni di Bartleby lo scrivano, controverso personaggio di Herman Melville. La produzione fa parte della rassegna “In Scena”, che vede il Teatro Cristallo e il Teatro Stabile collaborare insieme ad un cartellone di spettacoli. La regia è di Emanuele Gamba e l’adattamento teatrale del drammaturgo Francesco Niccolini – autore fra l’altro di “Nel Tempo degli Dèi – Il Calzolaio di Ulisse”, portato in scena da Marco Paolini a Bolzano nella scorsa stagione dello Stabile.

Lo spettacolo è liberamente ispirato al romanzo di Melville, “Bartleby lo scrivano. Una storia di Wall Street”, che per chi ha in mente il Melville delle avventure marinaresche e delle estenuanti cacce alle balene sembrerà forse un racconto un po’ bizzarro e molto poco avventuroso.

La storia è semplice eppure allo stesso tempo enigmatica. Lo scrittore la ambienta a New York dove aveva vissuto a più riprese, in un anonimo studio di un avvocato – così anonimo che neppure ne conosciamo il nome – un uomo buono e mite. Apprendiamo così quali sono le attività nello studio, meccaniche e ripetitive, e incontriamo i personaggi che lo popolano: nel racconto due scrivani e un fattorino, mentre nell’adattamento di Niccolini figura anche una segretaria civettuola.

Nell’apparente pace di questo grigio quadro newyorkese entra ad un certo punto Bartleby, assunto come nuovo scrivano. Lavora diligentemente svolgendo i compiti per cui è assunto, ma di fronte ad una richiesta che esula dal lavoro di copista risponde pacatamente “preferirei di no”. Questo gesto insignificante è l’inizio di un’evoluzione drammatica ed incomprensibile della storia, che ha generato nel corso di quasi due secoli innumerevoli interpretazioni. Con il passare dei giorni infatti lo scrivano comincia ad estendere il suo diniego a qualsiasi richiesta, anche ciò per cui è stato assunto, finendo per smettere di fare qualsiasi cosa.

 

 

 

Di fronte ad un atteggiamento incomprensibile e che sembra originarsi da un disagio esistenziale l’avvocato cerca di mediare, preso dalla compassione per lo scrivano, ciò nonostante l’inerzia di Bartleby diventa totale. Non ha una casa, dorme nello studio e non si nutre.

Cosa spinga il protagonista di questa storia al totale annichilamento non è chiaro, resta un’enigma insoluto. Il racconto è considerato precursore della letteratura esistenzialista e dell’assurdo. Per alcuni Bartleby è una figura quasi messianica, una metafora della disobbedienza civile. Per altri invece è una figura archetipica, protagonista di una storia che è soprattutto appunto “una storia di Wall Street”, una parabola del mestiere forense.

Andare a vedere lo spettacolo forse svelerà se non altro l’interpretazione che della storia ha deciso di dare Francesco Niccolini.

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