L'economia di fronte alla sfida della sostenibilità
Su questa e altre sfide per il mondo economico, politico, sociale e culturale parlerà Stefano Zamagni, professore di Economia Politica all'Università di Bologna, ospite alle Giornate della sostenibilità "think more about" dal 15 al 17 maggio al Forum di Bressanone e al Centro Convegni dell'Abbazia di Novacella. Ecco in sintesi il suo intervento. Stefano Zamagni è conosciuto in Italia, è profondo conoscitore del mondo economico, dell'economia del bene comune, dell'economia di comunione, del terzo settore, dei beni comuni.
"La problematica dei beni comuni - sintagma che traduce l’inglese commons – è letteralmente esplosa nell’ultimo quarto di secolo. Va però ricordato che la prima riflessione sistematica in ambito economico sul tema risale ad oltre un secolo fa quando l’economista americana Katharine Coman pubblicò sull’American Economic Review nel 1911 il saggio Some unsettled problems of irrigation.
Ciò detto, non si può non ammettere che è solamente nell’ultimo trentennio che quella dei beni comuni è diventata una delle più acute questioni, a livello di discorso pubblico, nei paesi ad avanzato grado di sviluppo. Beni quali aria, acqua, clima, fertilità della terra, sementi, biodiversità, conoscenza, cultura, ecc., stanno ponendo sfide inedite per il futuro dell’umanità. La conservazione o riproduzione di questi beni, siano essi globali o locali, materiali o immateriali, è condizione essenziale per il mantenimento di un ordine sociale democratico. I beni comuni esistono da sempre, ma è solo di recente che si è presa coscienza di ciò che costituisce la loro essenza, che è quella di costituire il limite, oltrepassato il quale si consuma la “tragedia”.
Il riferimento è qui alla fortunata espressione, The tragedy of commons, coniata da Garrett Hardin nel 1968 per dare il titolo al suo celebre saggio pubblicato su Science nello stesso anno. Il biologo evoluzionista americano non poteva certo anticipare il successo che la sua pubblicazione avrebbe registrato, né poteva prevedere le accese dispute che essa avrebbe provocato entro la comunità degli studiosi. A cominciare dalle incomprensioni che il termine “tragedia” avrebbe generato: mentre nell’uso comune, “tragedia” sta a significare rovina, danno irreparabile, Hardin impiega il termine per denotare una situazione socialmente dilemmatica, una situazione cioè per la quale non esiste una opzione ottimale. Un dilemma sociale è uno stato di cose caratterizzato da un conflitto radicale tra interesse individuale e interesse collettivo. In situazioni del genere, qualsiasi sia il corso di azione che si pensa di seguire, i costi di uscita dal dilemma sono comunque alti. Non esistendo dunque una soluzione di “first best”, il criterio sulla base del quale si prende una decisione non può essere di natura tecnica, ma deve includere il riferimento alla categoria di valore."
Nella relazione il Professor Zamagni si occuperà di tre questioni specifiche. Primo, perché la scienza economica, da quando ha iniziato a costituirsi come disciplina autonoma, ha sempre trascurato di occuparsi della tematica dei beni comuni, come se questa fosse di scarsa o nessuna rilevanza? Secondo, qual è la natura propria dei beni comuni e quale il nesso che lega questi alla nozione di “bene comune”? Infine verrà presentata un abbozzo di soluzione della vexata quaestio dei modi di gestione di un bene comune. Quale via percorribile si prospetta all’orizzonte?
Stefano Zamagni è professore di Economia Politica all'Università di Bologna e Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University. Fino al 2012 è stato presidente dell'Agenzia per il Terzo Settore. Dal 1991consultore del Pontificio Consiglio di "Iustitia et Pax" in Vaticano. Dal 1999 è membro della New York Academy of Sciences. Medaglia d'oro al merito del Credito Cooperativo. Nel 2013 ha vinto il primo premio internazionale "Economia e società" - Fondazione Centesimus Annus e del "Premio Europeo San Benedetto" della Fondazione Sublacens.