Un lavoro (anche) da uomini
Quando andavo a prendere i miei figli a scuola, alcuni genitori mi affidavano anche i loro bambini, che portavo al Talvera a giocare. Notavo che a loro piaceva stare con me e ho quindi iniziato a pensare di farne il mio lavoro. Da undici anni faccio il Tagesvater.
La mia giornata lavorativa inizia alle 7.30 con l’accoglienza dei bambini in casa, dopodiché si fa merenda e svolgiamo varie attività, anche all’aperto. Poi preparo il pranzo, dopo il quale i bambini fanno un riposino. Verso le 16.00, vanno a casa. Di professione faccio il Tagesvater: all’interno della mia casa mi occupo dell’educazione e della cura di bambini*e dai 0 ai 3 anni. La figura del Tagesvater non è nota quanto quella della Tagesmutter, ma non penso sia il genere di una persona a determinare la possibilità di poter svolgere o meno questo lavoro. Sono necessarie, piuttosto, qualità come la pazienza, il buonsenso, la capacità di contare fino a mille e il multitasking. Penso per esempio al momento in cui devo cucinare il pranzo e al tempo stesso tenere d’occhio i bambini. È necessario, inoltre, avere una certa garanzia dal punto di vista economico, una casa propria e una famiglia pronta ad accogliere dei piccoli in casa. Sono arrivato a questo lavoro col tempo, attraverso un processo un po’ casuale.
Mi sono sempre occupato dei miei figli, dato che mia moglie lavorava in ospedale con dei turni fissi, mentre i miei erano più flessibili. Andavo a prendere i miei bimbi a scuola e spesso capitava che gli altri genitori, non avendo questa possibilità, mi affidassero i loro figli. Mi trovavo così con tre-quattro bambini appresso, che portavo al Talvera a giocare. Notavo che a loro piaceva stare con me, questo ha fatto nascere in me l’idea di lavorare con loro. Dopo vent’anni di servizio alla Casa del Giovane Lavoratore avevo voglia di cambiare. Mi sono finalmente deciso e ho presentato la mia idea alla cooperativa Casabimbo, che ha scommesso su di me. Da lì mi sono qualificato per diventare Tagesvater, il primo (ufficialmente riconosciuto) in tutta Italia. Questo mestiere non è determinato tanto dal genere, quanto dall’individuo, da come è stato educato, dai suoi valori. Ciò che può fare una donna lo può benissimo fare anche un uomo, e viceversa.
Ognuno esprime le proprie capacità a seconda del suo essere. Un’unica differenza che ho notato tra il mio approccio e quello delle mie colleghe è che io tendo a dare più autonomia ai bimbi, ma anche in questo caso si tratta semplicemente di punti di vista diversi. Non mi è mai capitato che qualcuno fosse scettico rispetto al mio ruolo, né tra le mie colleghe né all’esterno. Al contrario, la gente rimane positivamente colpita quando rivelo qual è il mio mestiere. Il fatto che in questo settore ci siano ancora così pochi uomini è questione di una mentalità comune convinta che l’uomo non si possa occupare di bambini. La soddisfazione che provo quando i piccoli che seguo imparano qualcosa, quando mi salutano con la manina una volta terminata la giornata, è immensa. In quel momento mi dico “Bene, sono contento. Anche oggi è stata una bella giornata”.
Giacomo Matteotti, testo elaborato da Samia Kaffouf