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L’Encyclopedia di Kurt Caviezel

Fino al 20 giugno alla Galleria foto-forum di Bolzano quindici anni di analisi nel lavoro del fotografo svizzero
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Le più antiche opere enciclopediche note sono datate circa 2000 anni e si aprono con la Naturalis historia di Plinio il vecchio, scritta nel corso del I secolo. In generale, con il termine enciclopedia si identifica un’opera di consultazione che ha lo scopo di raccogliere, catalogare e ordinare l’insieme della conoscenza umana relativa ad un determinato settore.

La discriminante è quella che separa casualità da intenzionalità, caos da ordine, massa da selezione.

Ed è davvero difficile immaginare qualcosa di più casuale e caotico dei milioni di immagini che affollano e compongono il flusso inarrestabile e accessibile a chiunque raccolto nel tempo dalle webcam di tutto il mondo. Ma c’è qualcuno che ha deciso di porre ordine e soprattutto logica all’interno di questo apparentemente inafferrabile caos, stiamo parlando di Kurt Caviezel, il cui lavoro viene presentato in questi giorni  nel contesto di “The Encyclopia” , esposizione ospitata fino al 20 giugno dalla Galleria foto-forum di Bolzano.

L’artista svizzero da 15 anni ha cominciato un viaggio all’interno della foltissima selva di immagini offerte dalle webcam di tutto il mondo, raccogliendo, analizzando, catalogando e selezionando istantanee da quel calderone che raccoglie un universo complesso ed eterogeneo, fatto di momenti di vita comune e video di sorveglianza, dando origine ad un patrimonio composto da oltre tre milioni di scatti.

Non serve certo sottolineare quante siano le webcam nel mondo che raccolgono immagini e dati relativi ai più disparati luoghi, settori e contesti, quello generato è un flusso di immagini di una ricchezza quasi incredibile che compone un mosaico testimone dell’alto livello di sorveglianza e di produzione di immagini che connota il mondo contemporaneo. Senza addentrarci in analisi troppo complesse per questo contesto, quella che viene generata dall’attività delle webcam è una massa di immagini che mai prima d’ora era stata semplicemente ipotizzabile.

Uno dei vantaggi offerti da una massa così complessa di dati e informazioni, è la possibilità di identificare dei modelli e trarne degli schemi ricorrenti che permettano in qualche modo di fare ordine al suo interno. Se quindi ogni singola immagine presa in sé può risultare anonima se non semplicemente banale, il suo inserirsi all’interno di un contesto così ampio la trasforma in un elemento, un tassello di un sistema complesso, che conduce verso la conoscenza. E’ questo il processo messo in atto da Kurt Caviezel, che ha classificato in ordine alfabetico tutte le serie di immagini nate dal materiale raccolto negli ultimi 15 anni, permettendo di identificare un ordine possibile composto da sequenze di istantanee assimilabili tra loro, all’interno di un flusso altrimenti apparentemente informe.

Le serie tipologiche identificate dal fotografo che vive e lavora a Zurigo, permettono di individuare dei modelli riconoscibili che emergono da questo flusso incessante e apparentemente amorfo di immagini. Ovviamente  tutto ciò prende forma al di fuori della volontà e degli scopi iniziali di chi ha deciso di installare ogni singola webcam.

Situazioni tanto frequenti, si rivelano completamente estranee agli scopi per i quali le telecamere sono state concepite e collocate. Gli obiettivi e i fini secondo i quali sono state installate le singole webcam divengono secondari nel momento in cui si osservano le immagini prodotte e l’enciclopedia di Caviezel, che raccoglie e ordina questa produzione automatizzata, svela spesso insospettati e involontari valori racchiusi nelle immagini che il fotografo ha raccolto e salvato dall’oblio.

Un esempio eloquente della possibilità di identificare dei modelli all’interno di questa massa caotica di immagini, viene offerto dall’attività dei ragni.  Ovviamente l’approccio dei ragni nei confronti delle varie webcam del mondo esce completamente dalla logica con la quale gli apparecchi sono stati posizionati, essi per i ragni non sono altro che supporti come altri sui quali poter tessere le proprie tele.  E’ così che prende forma una serie di immagini che ritraggono uno spaccato di realtà del tutto spontaneo raccolto dalle telecamere esclusivamente in virtù dell’automatismo che connota la loro attività. La stessa logica contraddistingue l’approccio e l’attività degli uccelli che si muovono all’interno del campo d’azione delle webcam, dando origine a situazioni del tutto casuali ed estranee rispetto alla logica che ha guidato l’attività dei vari sviluppatori di webcam.