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L’HCB che sarà: coach Kurt Kleinendorst

Per la stagione 2025/26 la squadra sarà allenata dallo statunitense sessantaduenne Kurt Kleinendorst, noto per la sua disciplina rigorosa e la cura del dettagli.
Kleinendorst
Foto: hcb.net
  • A molti sembrerà strano, ma per i veri appassionati di hockey su giaccio giugno è un mese chiave. In concomitanza con la prima ondata di caldo africano di questa estate 2025, sono in corso le finali di Stanley Cup, il punto più alto dell’hockey mondiale stagionale, con la serue tra Florida Panther e Edmonton Oilers e siamo nella fase calda e risolutiva della costruzione della squadra dell’Hockey Club Bolzano per la prossima stagione 2025/26.

    Il roster è in fase di costruzione, già molte le conferme oltre ad una manciata di nuovi arrivi. Nella prossima decina di giorni ci si aspetta la definizione quasi definitiva e stabile della squadra, nei tempi necessari per l’inizio della preparazione, metà agosto, delle prime amichevoli e dei precoci ma importantissimi impegni della prestigiosa Champions League, con inizio il 29 agosto.

    Si dice che una squadra di hockey abbia nell’accoppiata coach/goalie metà della sua forza. Non c’è memoria infatti di una squadra di hockey professionistica che sia risultata vincente senza al timone un coach di livello e senza un grande portiere tra i pali.

    Bene, partiamo da questo presupposto. Come noto, Sam Harvey difenderà la porta biancorossa anche la prossima stagione. Per iniziare a comprendere che stagione ci aspetta occupiamoci quindi prima di tutto dell’allenatore.

    L’epilogo della stagione scorsa è noto. In realtà l’ennesima dolorosa sconfitta con Salzburg, nella serie di semifinale questa volta, e la qualificazione per la prossima Champions Hockey League, che hanno comunque rappresentato l’ottenimento degli obiettivi minimi stagionali, nascondevano tensioni e problemi di gestione dello spogliato, di disciplina minima adeguata e di raggiungimento del progetto tecnico-tattico, che non ci erano del tutto chiari, almeno nella loro portata. 
    Lampanti in proposito sono state le parole a fine stagione del CEO della società, dottor Knoll, che si è rammaricato duramente, oltre che dell’eliminazione, della insoddisfacente posizione in regular season, con le conseguenze sulla composizione del tabellone dei playoff, e del livello del gioco e dei risultati non adeguati al roster e agli sforzi profusi della società, durante l’estate e in tutta la stagione.

    Ovvio epilogo di questo, oltre al mancato rinnovo di alcuni giocatori, di cui scriveremo in un prossimo pezzo, è stato il commiato con coach Glen Hanlon dopo tre stagioni sulla panchina biancorossa. Il tecnico canadese lascia ottimi ricordi per la sua caratura tecnica e umana ma anche una sensazione generale di delusione, che parla anche di eccessiva morbidezza nella gestione di alcuni giocatori, campioni di tecnica ma anche di serate allegre, con conseguenti frizioni e spaccature nel gruppo spogliatoio. Forse un po’ troppo zio Glen e un po’ troppo poco sergente Hanlon.

    Ad inizio di maggio la società bolzanina ha annunciato che per la stagione 2025/26 la squadra sarà allenata dallo statunitense sessantaduenne Kurt Kleinendorst

  • il dottor Knoll e il coach Kleinendorst il giorno dell'annuncio Foto: hcb.net
  • Kleinendorst è tecnico veterano, con ampia esperienza in nord America e in Europa; una carriera che continua da oltre tre decenni e che lo ha visto head coach in Nord America in ECHL (la terza lega Nord Americana, originariamente East Coast Hockey League), in AHL (American Hockey League, seconda lega americana) e in NCAA (Lega Universitaria USA), nella Ice Hockey Superleague britannica, e successivamente, più di recente, in Germania in DEL.
    La sua carriera da allenatore inizia, già all’età di 30 anni, dopo il ritiro da discreto giocatore professionista che lo aveva visto pattinare anche su piste europee (Finlandia, Germania e Olanda).
    Riceve fin dai primi anni in panchina premi e l’attenzione dei media specializzati nord americani. Nella stagione 1992/93, a soli 33 anni, vince il premio come miglior allenatore dell'anno nella ECHL (John Brophy Award) sulla panca dei Raleigh IceCaps, e successivamente (98/99) come Allenatore dell'Anno in Gran Bretagna sulla panca dei Manchester Storm. 
    Di grande blasone la sua esperienza come assistente allenatore e scout per i New Jersey Devils dal 2001 al 2007, periodo durante il quale la squadra ha conquistato la Stanley Cup (2003). In quegli anni collabora con Pat Burns (Head Coach) e soprattutto con il leggendario Lou Lamoriello (GM) uno dei più vincenti e carismatici manager della storia NHL. 
    Nel 2010, ha guidato la squadra nazionale USA U18 alla medaglia d'oro mondiale, per poi iniziare una carriera lunga e vincente in AHL, dove, con qualche interruzione e divagazione, tra cui tre anni nella lega britannica con Manchester, ha allenato fino al 2018. 

  • 2011, Binghamton Senators Foto: Birmingham Senators
  • La vittoria dell’AHL - Calder Cup - nel 2011 con i Binghamton Senators, squadra affiliata ai Senators di Ottawa dell’NHL, rappresenta il risultato più alto nella carriera di Kleinendorst. Nella sua prima stagione come capo allenatore in AHL (2010-11), ha guidato infatti il farm team di Birmingham (NJ) alla prima conquista della Calder Cup della storia. La franchigia chiuderà poi nel 2017.
    Vale la pena spendere qualche riga in proposito. La AHL, che di solito viene semplicisticamente liquidata come “la serie B americana”, è una lega complicata e durissima. Raccoglie le squadre affiliate alle franchigie NHL, di cui rappresenta il vero e proprio vivaio e una sorta di “pista di riscaldamento”. Durante la stagione regolare è un continuo andirivieni di giocatori; i migliori di ogni squadra giocano parte della stagione nella lega maggiore, chiamati a sostituire infortunati o semplicemente per turn over o scelta tecnica nelle rispettive franchigie madre in NHL. I playoff – la Calder Cup – sono tutt’alta musica. I continui swing di giocatori terminano e vengono definiti i migliori roster disponibili che si affrontano in un girone di playoff, di altissimo livello e letteralmente all’ultimo sangue, con pressione ambientale spaventosa e vere e proprie epiche battaglie sul ghiaccio. 
    Della vittoria a Binghamton del 2011, una stagione di rimonta notevole - la quadra era 7 anni che non riusciva neppure ad andare ai playoff - sono reperibili ancora alcune testimonianze e commenti, da cui ci si può fare una idea piuttosto chiara del coach e della sua cultura hockeystica.
    Lasciata la AHL Kleinendorst ha allenato in Europa, in DEL agli ERC Ingolstadt, agli Nürnberg Ice Tigers, agli Iserlohn Roosters. 

    La sua nomina a capo allenatore dell'HC Bolzano per la stagione 2025/26 segna un ritorno al coaching dopo una pausa di due anni per motivi personali, di cui non si conoscono motivi o dettagli. È noto che l’HCB aveva mantenuto in questi anni frequenti contatti con Kleinendorst, a testimonianza di un interesse reciproco che risale nel tempo. Sarà affiancato anche quest’anno da Fabio Armani, il cui contratto come allenatore associato è stato prolungato.

    Da quanto reperibile in rete, tra articoli, podcast e qualche video, la filosofia di coaching di Kurt Kleinendorst si può descrivere come saldamente basata su principi chiari che mirano a costruire squadre tenaci, con giocatori e sistema di gioco in evoluzione e consolidamento durante la stagione. Al centro del suo approccio c’è esplicitamente l’enfasi su "duro lavoro, velocità, talento e tattiche". La sua prima dichiarazione a Bolzano è stata in merito alla necessità di "ancora più velocità", con "giocatori veloci che attaccano e allo stesso tempo si sacrificano in difesa".

    Il suo stile è fortemente influenzato dal "sistema alla Lou Lamoriello” dei New Jersey Devils. Questo sistema è rinomato per la sua disciplina rigorosa e l'orientamento alla cura del dettaglio. Questo "progetto Lamoriello" costituisce un elemento fondamentale del suo coaching, suggerendo una forte enfasi sulla struttura, la responsabilità e lo sviluppo dei giocatori all'interno di un quadro disciplinato con un approccio altamente organizzato e strutturato al gioco, con disciplina sia in attacco che in difesa.  La filosofia di Kleinendorst influenza ogni aspetto, dalla configurazione tattica alla valutazione dei giocatori e del loro impegno in ogni fase e aspetto, in funzione della cultura della squadra e del merito

    Questo lascia aspettarsi anche a Bolzano l’organizzazione di un ambiente altamente strutturato in cui il talento individuale è valorizzato, ma solo all'interno di un rigoroso sistema di squadra, piuttosto che uno stile di gioco libero e improvvisato. Questo approccio disciplinato è probabilmente ciò che ha attirato l’attenzione del dottor Knoll, poiché si allinea ad una cultura professionistica e orientata ai risultati, forse latitante l’anno scorso.

    Un aspetto chiave del suo coaching è il rispetto dei giocatori e per i giocatori, con l'aspettativa che "i giocatori sanno che sotto di lui miglioreranno".  Kleinendorst, con le sue esperienze nella nazionale USA U18 e nell’NCAA, ha certamente esperienza e capacità  anche per far evolvere al meglio i giocatori, soprattutto i giovani prospetti; nel suo passato ha lanciato alcuni grandi giocatori poi approdati al top dell’NHL. 
    In questo il pensiero va subito a Pascal Brunner, confermato per la stagione prossima e definitivamente in roster dell’HCB, senza divagazioni, che avrà modo, occasione e speriamo tempo sul ghiaccio per maturare e esprimere le sue potenzialità. 
    Ci sono inoltre testimonianze che dimostrano che, pur essendo focalizzato sullo sviluppo del giocatore e del suo gioco, Kleinendorst crede che ognuno "debba guadagnarsi il suo spazio, il suo tempo e il suo ruolo sul ghiaccio”. Questo approccio meritocratico in cui il tempo sul ghiaccio e i ruoli vengono guadagnati attraverso l'impegno e le performance potranno rappresentare una notevole novità nelle gerarchie e nello spogliatoio dei Foxes. 

    Il mandato del "moderno hockey su ghiaccio" di Kleinendorst, con la sua esplicita richiesta di "ancora più velocità" e "giocatori veloci che attaccano e allo stesso tempo si sacrificano in difesa” è la rappresentazione delle sue squadre, ma sarà anche una chiara direttiva strategica che influenzerà la selezione e lo sviluppo dei giocatori. Questa filosofia richiede giocatori con forti capacità di pattinaggio e un elevato "Hockey IQ" per eseguire transizioni rapide e mantenere la responsabilità difensiva. Ciò implica una preferenza per giocatori versatili rispetto a specialisti unidimensionali. In quest’ottica potremmo mettere le voci di mancato rinnovo di Salinitri, ma di questo parleremo tra qualche tempo, a roster meglio assestato.

    Dalle cronache del periodo a Birmingham sono reperibili due storie che crediamo possano parlare di Kleinendorst e della sua filosofia, più di complicate descrizioni tattiche da lavagnetta. 
    Nel 2011 Mike Hoffman, futura star della NHL, ancora oggi in attività a 35 anni ai San Jose Sharks, era un giovane giocatore ventiduenne di quarta linea. Quell’anno durante la corsa alla Calder Cup, Kleinendorst inserì Hoffmann nello special team del power play durante un controverso shake-up che vide uscire uno degli attaccanti veterani di prima liena. 
    Kleinendorst sa identificare e sviluppare le abilità specifiche nei giovani giocatori, offrendo loro opportunità e tempo sul ghiaccio. Sempre quell’anno il portiere Robin Lehner non iniziò da titolare i playoff ma finì per essere non solo il titolare, ma addirittura l’MVP della Calder Cup, con una percentuale di parate di .939 in 19 presenze nei playoff.

    Da quello che si capisce da articoli e testimonianze è evidente dunque la disponibilità di Kleinendorst di apportare cambiamenti anche radicali nel roster e nelle linee, questo in un ambiente in cui chi si merita la fiducia avrà fiducia. 

    Per quanto riguarda il Power Play la sua importanza è stata evidenziata in maniera lampante dal fatto che, nella Calder Cup del 2011, il gol che ha sigillato il campionato contro gli Houston Aeros è stato segnato proprio in power play. La squadra di Kleinendorst era tatticamente preparata a capitalizzare le situazioni di uomo in più, al clou della tensione con il massimo della posta in gioco. Questo suggerisce tempo e pratica dedicato al power play, un'arma offensiva fondamentale e non una semplice opportunità di segnare. 

    Per il Bolzano, ciò significa che gli special teams saranno un obiettivo significativo, con il power play probabilmente progettato per l'efficienza e l'impatto in situazioni di gioco cruciali. Giocatori con forti istinti offensivi e capacità di passaggio, come la nuova acquisizione Shane Gersich (noto per i punti in DEL), potrebbero essere componenti chiave di questa unità.

    La disciplina e la responsabilità dei giocatori è un pilastro fondamentale della metodologia Kleinendorst, che è descritto come "molto disciplinato" e “gestisce i giocatori con rispetto ma senza sconti”.

    L'integrazione dell'allenamento fisico e dell'apprendimentodel sistema è un altro aspetto distintivo. Ci sono testimonianze per cui gli allenamenti sotto Kleinendorst possono assomigliare, anche durante la stagione, a sessioni di "training camp", dove vengono ripresi ed esposti i concetti del sistema in modo da essere pronti ad assumerlo in pieno e sempre meglio. 

    Infine, Kleinendorst attribuisce grande valore alla preparazione olistica del giocatore, apprezzando i giocatori che "si prendono cura di sé" e affrontano rapidamente gli infortuni: un approccio che mira a considerare l'individuo nella sua interezza, prendendo in considerazione tutti gli aspetti del suo essere: fisico, mentale, emotivo. 

    L’impressione è che i giocatori del Bolzano debbano aspettarsi un ambiente di allenamento altamente strutturato in cui l'esecuzione coerente del sistema è un'aspettativa fondamentale. Ciò potrebbe portare a una squadra molto coesa sul ghiaccio, dove i giocatori comprendono i loro ruoli e responsabilità in tutte e tre le zone, riducendo le rotture difensive e massimizzando le opportunità offensive attraverso sforzi di squadra più che del singolo.

    L'arrivo di Kleinendorst è destinato dunque a portare un'enfasi rinnovata sulla velocità e su un gioco a tutto campo, dove ogni giocatore è chiamato a contribuire two-ways, in attacco e in difesa. La sua vasta esperienza in leghe di alto livello suggerisce l'implementazione di un approccio disciplinato e strutturato, che potrebbe migliorare la coesione tattica complessiva della squadra. 
    Il suo focus sullo sviluppo individuale dei giocatori potrebbe giovare sia ai talenti più giovani, aiutandoli a crescere, sia ai veterani, spingendoli a mantenere un alto livello di performance. 

    La transizione sotto la guida di Kleinendorst comporterà non solo l'apprendimento di nuove tattiche, ma anche un potenziale cambiamento nel ritmo generale e nell' richiesto a tutti i giocatori. 

    Il successo di questa transizione dipenderà in larga misura dalla rapidità con cui i giocatori, sia quelli del nucleo storico che i nuovi acquisti, riusciranno ad adattarsi al suo gioco impegnativo, disciplinato e ad alta velocità. Non si tratta solo di un cambio di allenatore, ma di un vero e proprio cambio di prospettiva. 

    La sfida risiede nel mantenere la cultura vincente del Bolzano, implementando al contempo un sistema potenzialmente più fisicamente impegnativo e tatticamente rigido. Il periodo iniziale della stagione sarà cruciale per stabilire il tono e l'efficacia di questa nuova direzione. 

    Una cosa appare certa: Kleinendorst fa team building con lo scorrere del sudore, con la precisione, con la ripetizione del sistema. I giocatori sono avvisati.