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Monolith | la recensione

Demoni interiori, mostri della notte e una macchina inespugnabile. Monolith: il survival thriller italiano di Ferragosto.
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Foto: ivan silvestrini

Un monolite nero sfreccia incontrollato per le sabbie del deserto dello Utah, alla sua guida una donna che dovrà fare i conti con i propri demoni interiori e scoprire cosa significa essere madre.
La Monolith più che una citazione al monolite senziente di 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick, con cui ha poco a che fare, sembra più una macchina prodotta in qualche officina a Cupertino, la storica sede della Apple di Steve Jobs. Ultimo ritrovato dell’industria automobilistica, la Monolith è una macchina inaccessibile e accessoriata di un ecosistema chiuso e ottuso, costruita per proteggere te e la tua famiglia, controllata da Lilith, un’intelligenza artificiale.

Potrebbero sorgere dei problemi quando alla guida c’è qualcuno che non sa usare la tecnologia che si trova davanti.

Sandra è una di queste persone e sul sedile posteriore c’è David, suo figlio di due anni. 

La Monolith si pianta, in mezzo al deserto. 
Sandra rimane chiusa fuori, David rimane dentro.
La Monolith è inespugnabile.
Fuori ci sono i mostri della notte, dentro quelli di tutti i giorni.

Monolith, regia di Ivan Silvestrini, che vede Mauro Uzzeo, Elena Bucaccio, Stefano Sardo e lo stesso Silvestrini allo script. Prima coproduzione di Sergio Bonelli Editore insieme a Lock and Valentine e distribuito da Vision Distribution, nuovo terzo polo dopo Rai Cinema e Medusa.
Il film nasce come soggetto per il cinema dalla mente di Roberto "Rrobe" Recchioni, rockstar del fumetto italiano, sceneggiatore e scrittore da ormai vent’anni. L’idea originale entra in una lunga fase di gestazione e prende due strade: un fumetto e un film. Nell’intervista a Uzzeo spieghiamo le differenze di questo primo esperimento di operazione crossmediale della casa editrice di Tex e Dylan Dog.
Quel che ne esce è un film di contrapposizioni e situazioni ossimoriche che si contrastano continuamente senza mai toccarsi realmente: dentro e fuori, il giorno e la notte, la dinamicità e la staticità, la vita di prima e quella di adesso, due gravidanze a confronto, la prima quella reale e la seconda metaforica.

Lorenzo LRNZ Ceccotti, già disegnatore del fumetto Bonelli, alla sceneggiatura Recchioni e Uzzeo, non solo disegna la Monolith in ogni suo dettaglio ma ne segue la sua costruzione pezzo dopo pezzo, prendendo vari concept sia di design, che di filosofia tecnologica, per applicarlo alla macchina più sicura del mondo. Silvestrini si dimostra abile nel far vedere la Monolith soprattutto durante le riprese su strada. La macchina, da presa, gira intorno al suv-tank nero per mostrare tutto il fascino e il timore reverenziale che suscita la Monolith. Lo stesso timore e curiosità che suscita il monolite di 2001 di Kubrick di fronte alla scimmie che cercano di scoprire cosa possa mai essere.
Forse una fotografia troppo fiacca e delle inquadrature troppo strette hanno inficiato il risultato finale del film, che però nel complesso rimane una buona pellicola, che tiene incollati allo schermo in una continua raffica di impulsi visivi e sonori, complice il montaggio ritmato e rilassato nei punti di respiro generale e la colonna sonora di Diego Buongiorno.
Sandrà se la caverà e riuscirà a salvare David?
La risposta è sempre la stessa, quella che ci viene ripetuta dall’inizio del film.
Monolith, lei ti proteggerà.