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Il dna dei cani di Bolzano

Sì al progetto per tracciare i 6.000 esemplari di Bolzano. Caramaschi con Baur e Walcher. "Risalire ai proprietari per abbandoni, furti e deiezioni nei parchi".
Cani
Foto: Muttley School

“Entro settembre-ottobre saremo operativi con una delibera”. Il sindaco Renzo Caramaschi crede nel progetto dell’anagrafe canina promosso dall’ufficio veterinario  provinciale, del quale sono convinti sostenitori sia il suo vice Christoph Baur che l’assessore Luis Walcher. I due esponenti dell’Svp hanno sottoposto ai colleghi un promemoria, poi approvato dalla giunta, per fare sì che Bolzano aderisca alla banca dati provinciale che verrà realizzata con le informazioni date dalla tracciabilità del dna dei cani. Per i promotori i vantaggi del sistema saranno molteplici: rintracciare gli animali rubati, identificare quelli abbandonati e quindi i loro padroni, migliorare l’igiene cittadina potendo individuare e multare – attraverso l’esame delle deiezioni – coloro che non raccolgono i lasciti dei loro esemplari nei parchi o nelle altre aree pubbliche.

 

"Soluzione moderna"

“Certamente avrei altro di più importante da fare per le priorità della città, ma su questo argomento abbiamo perso due ore in consiglio comunale. Inoltre, la tracciabilità del dna è adottata già da altri due Comuni in Alto Adige e rappresenta una soluzione moderna praticata nel Nord Europa e nei Comuni francesi” afferma Caramaschi.

Avrei altro di più importante da fare per le priorità della città, ma su questo argomento abbiamo perso due ore in consiglio comunale. Inoltre, la tracciabilità del dna è adottata già da altri due Comuni in Alto Adige e rappresenta una soluzione moderna praticata nel Nord Europa e nei Comuni francesi (Caramaschi)

 

Costo di 25 euro

Baur e Walcher nel promemoria ricordano che il progetto intrapreso dall’ufficio veterinario provinciale, sotto la responsabilità del vicecapo veterinario Ernst Stifter, “riscuote parecchio interesse da vari consiglieri ed associazioni protezionistiche” e pertanto viene posto all’attenzione dell’esecutivo comunale. Si prevede che in occasione della registrazione già obbligatoria dell’animale con chip impiantato si prenda una “prova di capello” (o pelo?) per stabilire il dna del cane. Il costo, una tantum, sarebbe a carico del padrone (25 euro), mentre la banca dati formata da tutte le registrazioni verrebbe gestita dal laboratorio provinciale.

 

In città 6.000 esemplari

I due assessori notano come la procedura sia “già applicata con successo in altri Comuni”. I vantaggi condivisi dal sindaco sono il riconoscimento preciso degli animali rubati, dai quali sovente il chip viene asportato, la chiara identificazione del cane coinvolto in incidenti – “fatto che facilita le procedure assicurative”, si nota – e il rafforzamento della pulizia e dell’igiene della città dato che verrebbe facilitato il rispetto della norma che obbliga i proprietari a raccogliere le deiezioni del proprio animale. “La multa in questo caso è di 50 euro” aggiunge Caramaschi che in generale stigmatizza i cattivi comportamenti (umani) in fatto di quattro zampe in città. Che “sono 6.000”, conclude.