Economy | Il boom

Alto Adige da record

L’export vale 1,223 miliardi di euro, aumento del 10% rispetto all’anno scorso. Kompatscher: “Puntare su mercati alternativi”. Giudiceandrea: “Crescita non scontata”.
Export
Foto: USP

Una sonora pacca sulla spalla alle imprese altoatesine. La fotografia dell’ASTAT rivela che nel secondo trimestre del 2017 sono state esportate merci dall’Alto Adige per un valore di 1,223 miliardi di euro, un nuovo record che fa registrare un aumento del 10,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Germania, Austria e Svizzera sono i paesi in cui si esporta maggiormente, in percentuale rispettivamente il 33,9%, l’11,0% e il 5,5%. Segue la Francia con il 4,9%. Sono questi i 4 Stati verso i quali viene destinata oltre la metà di tutte le esportazioni (55,2%). Fuori dall’Europa l’export altoatesino è diretto principalmente in Asia (9,1%) e in America (6,2%). Le esportazioni verso gli stati dell’Unione Europea aumentano dell’11,9% rispetto al 2° trimestre 2016 mentre quelle dirette verso i paesi europei non UE crescono del 5,8%. Da segnalare la crescita rilevante delle esportazioni nel settore dei mezzi di trasporto (+28,7%), mentre si nota un calo per il settore legno e prodotti in legno, carta e stampa (-9,3%). A livello assoluto, gli aumenti più significativi si registrano per le merci dirette verso Germania (+43,8 milioni di euro), Austria (+17,3 milioni), Francia (+9,9 milioni), con le diminuzioni più evidenti nei confronti del Regno Unito (-3,4 milioni).

Il plauso di Kompatscher

Puntuali arrivano i complimenti del Landeshauptmann alle imprese locali per i risultati conseguiti. “Una crescita costante delle esportazioni garantisce, anche in mercati saturi come quelli che abbiamo in Europa, posti di lavoro sicuri e la disponibilità a investire e innovare”, sottolinea Arno Kompatscher che però aggiunge: “C’è anche un rovescio della medaglia e cioè che i quattro mercati principali Germania, Austria, Francia, Svizzera assorbono una quota ancora più alta del totale delle esportazioni, il 55,2%. Il 33,9% dei prodotti altoatesini esportati, per fare un esempio, va in Germania. Sarebbe importante che le imprese si servissero maggiormente degli sforzi messi in atto da IDM per avvicinare i mercati alternativi, in modo da ridurre la dipendenza da quelli principali”. Motivo per cui, secondo il governatore dell’Alto Adige, è fondamentale che le aziende cerchino nuovi sbocchi per ampliare i loro mercati.

Nulla è scontato

Se dal 2009 a oggi l’export altoatesino è in costante aumento “il merito è soprattutto  delle  imprese  locali e dei loro collaboratori, che grazie a prodotti  altamente  innovativi e di qualità sono riusciti a conquistare nuovi  mercati”, commenta Federico  Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori Alto Adige, che tuttavia avverte di non dare per scontata una crescita continua delle esportazioni. “Le nostre aziende - prosegue - sono riuscite ad affermarsi grazie alle loro eccellenze, ma per garantire competitività internazionale a lungo termine è fondamentale assicurare alle imprese altoatesine un contesto che sia all’altezza di altre business location”.

Insomma l’Alto Adige è all’avanguardia in diversi settori ma può ancora migliorare, senza dimenticare che rispetto ai loro concorrenti all’estero le imprese locali devono fare i conti con costi del lavoro e un carico fiscale più elevati, costi energetici più  alti del  30%, terreni per ampliamenti o insediamenti aziendali scarsi e costosi e una burocrazia che spesso non incentiva gli investimenti. Ulteriori note negative l’insufficiente raggiungibilità e una carenza di personale qualificato sempre più marcata. “Insieme  alle parti sociali - conclude Giudiceandrea - dobbiamo individuare soluzioni sostenibili che garantiscano lo sviluppo  economico e permettano alle nostre imprese di continuare a creare posti di lavoro sempre più qualitativi. Migliorare la competitività internazionale di una business location e delle sue aziende porta vantaggi a tutto il territorio: le imprese esportatrici pagano infatti stipendi più alti, investono maggiormente in innovazione e hanno una produttività più alta di quelle che non esportano”.