Politics | Dopoguerra

Quando votava il nonno

Piccola storia delle elezioni comunali a Bolzano.

Il nostro percorso di avvicinamento alle comunali della prossima primavera non può concludersi senza uno sguardo, sia pure a volo radente, alla storia delle elezioni per il comune di Bolzano. Nel secondo dopoguerra si è votato una quindicina di volte, con esiti che, per essere apprezzati e paragonati, vanno divisi nettamente in due periodi distinti, come del resto avevamo fatto parlando della nomina dei sindaci: prima e dopo la riforma intervenuta all'inizio degli anni 90.

Le dieci tornate elettorali che si sono svolte tra il 1948 e il 1989 presentano dunque caratteristiche abbastanza simili e la torta dei voti espressi dai bolzanini può essere agevolmente divisa in quattro fette ben distinte. La prima è quella formata innanzitutto dal partito che per lunghi anni ha conquistato la maggioranza relativa dei voti, occupando sempre la carica di sindaco e cioè la Democrazia Cristiana. Ad esso vanno uniti i cosiddetti partiti laici minori (socialdemocratici liberali e repubblicani) ed anche il partito socialista, una volta uscito dalla coalizione frontista degli anni 40 con il PCI. Questo blocco di maggioranza cattolico, laico e socialista ha governato continuativamente la città assieme, ovviamente, all'alleato di madrelingua tedesca. La SVP, la seconda fetta della torta, è l'unica forza politica che non abbia subito, né punto né poco, gli effetti della rivoluzione intervenuta con il passaggio dalla prima alla seconda repubblica con una particolarità di assoluto interesse:  negli ultimi sessant'anni la Volkspartei è riuscita a mantenere intatta l'esclusiva rappresentanza del gruppo tedesco dell'assemblea cittadina pur avendo dovuto sopportare con alterne fortune la concorrenza di vari partiti a livello provinciale. Unica eccezione i consiglieri di madrelingua tedesca eletti nelle formazioni interetniche della Nuova Sinistra prima e dei Verdi poi, oppure nelle liste di partiti tradizionalmente più orientati all'elettorato italiano. Un'esclusiva che dura ancora ai giorni nostri nonostante, ad esempio, i rapporti di forza in consiglio provinciale siano drasticamente cambiati.

La terza fetta della torta è quella che comprende tutta l'opposizione di sinistra, con la costante del Partito Comunista Italiano, rimasto, sino al suo scioglimento, il riferimento obbligato di un'area movimentata a livello nazionale da varie scissioni e poi dall'ingresso, sulla scena politica, alla fine degli anni 70, degli alternativi guidati da Alexander Langer e poi delle liste Verdi. Ultima fetta della nostra torta, quella relativa all'opposizione di destra, monopolizzata in modo ancor più esclusivo dal Movimento Sociale Italiano. 

Nell'analizzare le percentuali ottenute nelle urne dai vari partiti, occorre tener conto che esse risentono anche dei mutamenti demografici di una città che, negli anni '50 soprattutto ha visto aumentare vertiginosamente la sua popolazione di lingua italiana, mentre dagli anni '80 in poi c'è stato un riequilibrio con l'immigrazione progressiva di molti abitanti di lingua tedesca provenienti dalla periferia. Premesso questo, va detto che gli orientamenti politici dei bolzanini non sono cambiati poi così come potrebbe sembrare. Della costante rappresentata dal voto tedesco alla SVP, abbiamo detto. In campo italiano il partito per lunghi anni detentore della maggioranza relativa, ovverossia la Democrazia Cristiana ha visto per moltissimi anni i propri consensi aggirarsi attorno al 25% del totale, con un isolato balzo verso il 30% nel 1969. Anche il principale partito di opposizione, quello comunista, ha visto i propri voti oscillare attorno alla soglia del 10% per moltissimo tempo, con qualche punto percentuale in più o in meno a seconda dei periodi. L'unico, vero, reale cambiamento, in tutto questo periodo, è stato quello intervenuto negli anni '80 quando, in due tornate elettorali successive, il Movimento Sociale Italiano ha avuto un balzo in avanti vertiginoso. Se in precedenza i suoi consensi ruotavano attorno ad un punto di equilibrio costituito dal 10% dei voti con punte in alto del 16% nel 1961 e in basso del 6% nel 79, essi salgono, nel 1985, sino a toccare il 22,7% e raggiungono la cifra record del 27,14% nel 1989. L'MSI diviene così partito di maggioranza relativa, ma questo, ovviamente, non lo schioda dal ruolo di partito di opposizione, con il quale si presenta sul nuovo scenario politico ed elettorale delle comunali del 1995.

Qui, come detto, cambia tutto. Non solo viene introdotta l'elezione diretta del sindaco ma con essa ai partiti viene imposto uno schema di alleanze bipolare, anche se, come abbiamo già avuto modo di far notare, il meccanismo elettorale per il consiglio arresta regolato dal sistema proporzionale puro.

Il principale effetto di questa riforma è di far scomparire dal quadro politico quella che era stata la principale forza di opposizione per tutti i decenni precedenti e cioè la sinistra. Dal 1995 in poi, salvo marginali eccezioni, i partiti di sinistra bolzanini si alleano con la parte del centro cattolico e laico che si caratterizza in senso autonomista e creano a uno schieramento che da allora, sempre ovviamente assieme alla SVP, ha preso stabilmente in mano la guida della città. Inutile seguire, passo per passo, i mutamenti delle sigle e dei soggetti politici. Il dato di fatto reale è costituito dall'alleanza stretta, in chiave autonomista, tra gli eredi del vecchio PCI, quelli di una parte consistente della Dc, di alternativi e i verdi.

Di fronte c'è uno schieramento imperniato su due diverse aree politiche: la prima, sicuramente maggioritaria, è quella derivata dal vecchio MSI, passato attraverso una serie di cambiamenti e di scissioni. La seconda, avente il suo baricentro negli azzurri berlusconiani di Forza Italia, avrebbe dovuto coagulare attorno a sé tutte le forze del centro moderato, cattoliche e laiche, che avevano rifuggito l'abbraccio con la sinistra. Un'alleanza tra queste due corazzate politiche sembrava facilmente in grado di mettere le mani sulla città e, infatti, alle elezioni del 95, mancò poco che questo accadesse. I post-missini di alleanza nazionale sfondarono il muro del 30% di consensi conquistando da soli ben quindici seggi in consiglio, cui si aggiungevano i cinque andati a Forza Italia. Il centro sinistra e la SVP dovettero arruolare in maggioranza tutti gli altri eletti pur di garantire un livello minimo di governabilità al neo eletto, sindaco Giovanni Salghetti. La situazione cambia, ma non di molto, alle comunali successive, nella primavera del 2000, quando il blocco di centrodestra, che presenta come candidato sindaco Alberto Pasquali, arretra lievemente sia in termini di voti che di seggi. Si arriva così alle comunali del 2005 e al famoso "pasticcio" provocato dalle incongruenze della legge elettorale in cui abbiamo già parlato in uno degli articoli di questa serie. Di là dalle giravolte e dei tranelli che provocano la caduta dell'uscente Salghetti e l'entrata in scena vittoriosa di Luigi Spagnolli, resta da notare come il blocco di centrodestra rimanga attestato attorno al 40% dei voti complessivi, sia pur con travasi interni da Alleanza Nazionale, che perde il 10% secco rispetto al 1995, ai dissidenti di Unitalia e ad altre liste di area.

Il resto è storia recente e per raccontarla seguendo tutti i cambiamenti di nome e di simbolo da parte dei partiti o i passaggi dei consiglieri da una forza politica all'altra occorrerebbe lo spazio di un'enciclopedia. La situazione odierna, mentre mancano pochi mesi alle elezioni, e caratterizzata sicuramente dalla presenza, nel centro sinistra, di una forza centrale e trainante costituita dal Partito Democratico che governa assieme ai Verdi e ad altre sigle della sinistra, mentre il centrodestra rimane preda di un fenomeno di progressiva dissoluzione che, nonostante i continui tentativi, sembra piuttosto complesso poter arginare. Guardando quest'immagine parrebbe dunque scontato l'esito delle prossime consultazioni, ma in politica può essere molto pericoloso fare previsioni di questo tipo.

È in corso, ad esempio, un chiaro fenomeno di spostamento verso il centro sinistra di alcune forze di centro laiche e cattoliche che per lungo tempo sono rimaste accampate nei recinti del centrodestra. Questo fenomeno potrebbe portare ad un riequilibrio, proprio verso il centro, della maggioranza di governo con la possibile esclusione di alcune delle componenti più a sinistra che da tempo manifestano insofferenza per diversi aspetti della politica comunale. C'è poi il problema legato all'andamento elettorale della SVP. A livello provinciale la maggioranza assoluta è ormai un ricordo e, fatalmente, i nuovi rapporti di forza con i partiti della destra sudtirolese finiranno per riprodursi anche a livello comunale. Il punto di domanda più grande riguarda però, ancora una volta, il centrodestra italiano, annichilito dall'astensionismo degli elettori e da una litigiosità interna che, derivando più feroci rivalità personali che da obiettivi motivi di dissenso politico, pare ancor più difficile da eliminare. In politica però il "mai dire mai" è d'obbligo e non si può escludere quindi che, quel che resta dei grandi partiti di centro-destra bolzanini possa alla fine coagularsi attorno ad un personaggio o a un'idea nuovi.

Questa, dunque, la storia delle elezioni comunali bolzanini e questi i temi possibili della prossima consultazione. Ora non resta che aspettare e seguire le cronache dei prossimi mesi.