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Le acque del fiume Lete

Al Festival di musica contemporanea, tra le opere per solo tuba, figura LETE di Giuseppe Gammino. Lo abbiamo intervistato, in vista del concerto del 16 novembre.

Giuseppe Gammino
Foto: Salto.bz

Il 16 novembre il Festival di musica contemporanea propone al Centro Trevi un concerto “doppio”. Nella prima parte Michael Pircher interpreterà pagine per solo tuba, nella seconda Emilio Galante sarà alle prese con composizioni per solo flauto. Tra le opere per solo tuba figura LETE di Giuseppe Gammino, che abbiamo intervistato.

salto.bz: Lei proviene da una famiglia di musicisti. Come è entrata la musica nella sua vita?

Mio padre è un musicista, ha studiato tromba. Ha sempre insegnato a scuola, ma nello stesso tempo suonava musica leggera con un gruppo di amici. Quando ero un po' più piccolo mi piaceva andare con lui alle prove, ai concerti e agli spettacoli che facevano. Un giorno mi chiese se volessi suonare anch’io uno strumento; risposi di sì e mi preparai quindi per l’ammissione al Conservatorio di Palermo; scelsi, però, di studiare non la tromba, ma il violino.

Lei è originario di Palermo, ha ottenuto un diploma di violino e una laurea in musicologia nella sua città. In Sicilia ha lavorato come musicista, e anche come parte dell’ufficio stampa del Teatro Massimo. Cosa la ha condotta in Alto Adige?

In Alto Adige sono arrivato, come può immaginare, per lavoro. A Palermo sono nato, cresciuto, ho studiato, ma non sono riuscito a trovare un lavoro stabile, così ho tentato dall’altro capo dell’Italia, Bolzano. All’inizio facevo qualche supplenza saltuaria e svariati lavori per mantenermi. Intanto però proseguivo il mio percorso musicale studiando composizione al Conservatorio “C. Monteverdi” con il M° H. Unterhofer. A dirla tutta, dopo essere arrivato a Bolzano, mi hanno chiamato per un incarico al Liceo Musicale di Palermo. Ho dovuto, quindi, rifare le valige; nel frattempo, però, ero ormai uno studente del Conservatorio di Bolzano e così ogni due settimane dovevo tornare per fare lezioni ed esami.

Per la 47esima edizione del Festival di musica contemporanea di Bolzano le è stato commissionato un brano per sola tuba. Come si è orientato per la scrittura: attraverso una manuale di orchestrazione, si è rivolto ad un interprete, ha noleggiato uno strumento (o lo aveva già studiato), oppure...?

Quando si studia composizione, si leggono tanti manuali di orchestrazione, tante partiture e si studiano i vari strumenti d’orchestra e non. Conoscevo la tuba, perché l’avevo già utilizzata per altri lavori, ma non avevo mai scritto nulla per tuba solista. Iniziare un brano, per di più per uno strumento che non si conosce benissimo, è una vera e propria sfida. Dapprima ho cercato informazioni tra i miei testi e online; ho ascoltato tutto quello che trovavo sullo strumento. Dopodiché ho contattato l’esecutore che doveva eseguire il mio pezzo e ho chiesto se poteva consigliarmi testi specialistici che riguardassero la tuba e se avesse delle partiture da leggere e studiare. Sono passato, quindi, alla stesura di una prima traccia della partitura, alla prima bozza, alla trascrizione digitale con un software di notazione musicale ed infine ho inviato tutto all’esecutore. Da qui in poi io e lo strumentista ci siamo confrontati spesso su alcuni aspetti della partitura.

Il titolo, LETE, e le sue note di presentazione al brano, rimandano al mito, al “fiume dell’oblio che scorre negli inferi.” Cosa la affascina in questo mito?

Sono sempre stato affascinato dalla cultura e dai miti greci. Alcune mie partiture si ispirano ai miti classici; in questo periodo, in particolar modo, mi sto dedicando molto alla lettura dei testi dei filosofi greci. Da essi ho tratto la forma per alcuni miei brani e mi sono stati utili per costruire le mie narrazioni sonore. Tutte le mie partiture nascono, infatti, da un testo: una poesia, un passo di un romanzo, un testo filosofico. In questa fase artistica, prima di iniziare a scrivere la musica, devo sempre avere chiara la narrazione della mia partitura. Così nasce anche Lete. Platone nel X libro della Repubblica scrive che “Ogni anima era costretta a berne [dell’acqua del fiume Lete] solo una certa misura, anche se talune che il senno non soccorreva ne trangugiavano più del dovuto. E man mano che uno beveva perdeva completamente la memoria”. Sono rimasto affascinato da queste parole di Platone e ho cercato di interpretarle nella mia musica. I concetti fondamentali a cui faccio riferimento nella partitura sono quello di anima, virtù e vita. All’esecutore chiedo anche di interpretare scenicamente il pensiero platonico della scelta. Egli avrà, infatti, accanto e davanti a sé tre bicchieri colmi d’acqua che rappresentano metaforicamente le acque del fiume Lete e la scelta che l’uomo/esecutore dovrà compiere.

La storia, la quotidianità non sono tra le sue fonti di ispirazione?

La storia e la quotidianità sono spesso fonte di ispirazione per me e la mia musica. Ritengo che un compositore, poiché inserito in un contesto storico, può trarre spunto dal quotidiano per una riflessione artistica. Alcune mie partiture prendono spunto da temi sociali a me cari come il razzismo, l’odio, la malavita…

Il giudizio del pubblico, il suo possibile favore, ha un ruolo nelle sue scelte compositive?

Assolutamente no. All’inizio, quando ero ancora uno studente, era molto importante per me l’opinione degli altri, ma un giudizio è sempre soggettivo. Con lo studio, l’esperienza e la scrittura, il parere del pubblico mi interessa meno. Certo fa sempre piacere ricevere un complimento e le critiche servono a riflettere, ma le scelte compositive che faccio non hanno come fine un giudizio positivo da parte di tutti. Ciò a cui idealmente aspiro è provocare uno stato d’animo, una riflessione, anche se momentanea, in chi ascolta.

Le piace leggere? Un libro che è stato per lei importante?

Mi piace tantissimo leggere. Non c’è un libro in particolare che è stato importante, ma tutti i libri che ho letto e che leggo, in qualche modo sono importanti. Non ho un genere preferito, amo leggere tutto, così come amo ascoltare qualunque tipo di musica, non solo quella classica/contemporanea. É come dicevo prima, in questo momento, prima di iniziare un nuovo progetto musicale leggo tanto e ascolto ancora di più.

I suoi prossimi progetti?

Il 18 novembre al Conservatorio di Milano verrà eseguito il mio brano per oboe, fisarmonica e soprano, Anánkē (anch’esso si ispira alla mitologia greca), nel festival dantesco organizzato dalla SIMC – Società Italiana per la Musica Contemporanea. Dopo voglio portare a termine un progetto iniziato in estate, una sorta di lunga azione scenica per soprano/attrice, oboe e fisarmonica che si intitola Sogno di Er e qualche altra commissione ancora da formalizzare.