Politics | Sciopero generale

In piazza contro la manovra di bilancio

La manovra di bilancio ha importanti conseguenze per la sanità pubblica, la politica industriale, il potere d’acquisto e le pensioni - Daniela Barbaresi, membro della segreteria nazionale della CGIL, fa il punto dello sciopero generale del 29 novembre.
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  • SALTO: La CGIL ha chiamato uno sciopero generale contro la manovra di bilancio - cosa prevede quest’ultima nella sua attuale stesura e quali conseguenze avrebbe sulla vita quotidiana dei lavoratori e delle lavoratrici italiani/e? 

    Daniela Barbaresi: Innanzitutto si tratta di una manovra di bilancio che non dà risposte ai bisogni delle persone, dei cittadini, dei lavoratori e delle lavoratrici e dei pensionati, in termini di welfare e sostegno al sistema produttivo. Mette invece in atto delle politiche di austerità che si riverseranno sulle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici - su di loro si scaricherà il peso del rigore imposto dall’Europa, che però questo governo ha accettato in pieno. 

    Ci si presenta un orizzonte di sette anni di austerità pesante che costringe l’Italia a fare i conti con il proprio bilancio e il proprio pesantissimo debito pubblico, mentre lo Stato continua a non affrontare in maniera equa la necessità di intervento per ridurre tale debito pubblico: non va a tassare i grandi patrimoni e gli extra profitti, non mette in campo un fisco equo. Al contrario, il governo strizza l’occhio all’evasione fiscale -basti vedere il concordato preventivo- oppure interviene con la flat tax, ovvero facendo pagare una tassazione al lavoro autonomo che è la metà o un terzo di quello che paga in termini di tasse un lavoratore dipendente o un pensionato. Non agire in maniera equa con la leva fiscale significa fare mancare delle risorse necessarie per finanziare il welfare a partire dalla sanità. 


     

    La manovra di bilancio non dà risposte ai bisogni delle persone in termini di welfare e sostegno al sistema produttivo

     

     

    La sanità pubblica sta al centro di un ampio dibattito - quale direzione le verrebbe impressa dalla manovra di bilancio? 

    Abbiamo sentito anche nei giorni scorsi in televisione la Presidente Meloni vantarsi, con la calcolatrice in mano, delle tante risorse che avrebbe messo in campo sulla sanità, ma non è così e noi lo vogliamo dire con forza. Al di là del fatto che in tutto il mondo la sanità si misura innanzitutto in rapporto al PIL, cioè quanta parte della ricchezza di un paese viene destinata alla sanità pubblica. In Italia nel 2023 eravamo al 6,2% del PIL, che rappresenta il valore più basso dei paesi del G7, uno tra i valori più bassi in Europa, notevolmente al di sotto di quanto era quando questo governo si è insediato. Per i prossimi anni abbiamo una prospettiva assolutamente drammatica, perché arriveremo al 5,9% del PIL. Detto in termini più semplici e schematici, da quando si è insediato questo governo fino al 2027, il governo taglierà la spesa per il servizio sanitario nazionale di un punto percentuale di PIL - ciò significa tagliare 20 miliardi di euro. Questo è il dato reale che noi della CGIL contestiamo. Ci sono invece altri paesi, se pensiamo per esempio alla Germania oppure alla Francia, che destinano alla sanità pubblica quattro punti percentuali di PIL in più. Mentre questi paesi investono sulla sanità, noi facciamo i conti con i cittadini, che sono costretti a fare i conti con le proprie tasche, a curarsi solo se hanno i soldi per poterlo fare, tanto che la spesa dei singoli cittadini nella sanità privata è arrivata a 46 miliardi di euro - così arretra il pubblico, e contemporaneamente fiorisce la spesa delle famiglie che possono permetterselo. Chi non ha questa capacità economica, rinuncia a curarsi e questa è una straordinaria ingiustizia. 

     

  • Daniela Barbaresi della segreteria nazionale della CGIL Foto: Daniela Barbaresi
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    Quali sono le rivendicazioni che la CGIL porterà in piazza il 29 novembre? Cosa dovrebbe cambiare per assicurare la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici? 

    In risposta alla manovra di bilancio noi diciamo che bisogna innanzitutto investire sul personale - servono sicuramente le risorse, ma serve poi anche destinarle principalmente al servizio pubblico, a partire dalla valorizzazione del personale, e dalla necessità di un grande piano di assunzioni. Dobbiamo riconoscere il valore del personale anche in termini economici, a partire dal rinnovo dei contratti. Invece si è consumata una frattura pericolosissima e pesantissima nel mondo del lavoro pubblico - è stata firmata la preintesa per il rinnovo dei contratti dei lavoratori delle funzioni centrali, quindi dello Stato, dell’INPS, dell’INAIL. È un accordo dove si sancisce una cosa molto semplice, ovvero la riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici di quel comparto, perché l’aumento che riceveranno non consentirà di compensare quello che hanno già perso in termini di potere d’acquisto, anzi, se ne riuscirà a recuperare al massimo un terzo. Questa è un’azione pericolosa e irresponsabile, perché lo stato, il principale datore di lavoro in questo paese, definisce e programma la riduzione in termini reali dei salari dei propri dipendenti, aprendo la strada a un percorso analogo anche nei settori privati. Tutto ciò sta succedendo in un paese in cui c’è una questione salariale, una questione redditi e precarietà che vanno di pari passo - quindi andrebbero sostenuti i salari e i redditi, comprese le pensioni. Invece si va nella direzione opposta. 


     

    Ci sono altri settori fondamentali dell’economia che riscontrano stagnazioni o vengono trascurati?

    Nella legge di bilancio non solo non ci sono risposte a sostegno del sistema produttivo e, in particolar modo, a sostegno di adeguate politiche industriali, ma sono previsti ulteriori tagli a partire dai fondi per il sostegno all'automotive, che vive un momento di grande difficoltà. Siamo molto preoccupati; mercoledì 6 novembre abbiamo fatto un’assemblea nazionale a Milano per affrontare questo tema - veniamo da 19 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, da un rallentamento delle esportazioni e delle ore lavorate. Sostanzialmente siamo di fronte a un paese fermo, e quindi servono risposte per cambiare e migliorare le condizioni reali di vita e lavoro delle persone, ed è questo l’obiettivo che ci diamo. Naturalmente vogliamo che venga cambiata la manovra di bilancio, e troviamo anche grave che il governo abbia presentato quest’ultima al parlamento senza neanche preoccuparsi minimamente di incontrare prima le organizzazioni sindacali - non abbiamo ancora incontrato il governo. Era previsto un incontro martedì 5 novembre, che poi è saltato per un’indisposizione della presidente del Consiglio. Resta il fatto che comunque il governo aveva già consegnato la legge di bilancio, dimostrandosi quindi disattento e disinteressato a chi rappresenta milioni di lavoratori e lavoratrici.
     

     

    Dobbiamo riconoscere il valore del personale lavorativo e destinare le risorse al servizio pubblico

     

     

    In quale misura e con quali pratiche la CGIL contesta le ultime decisioni del governo sulla manovra di bilancio? 

    Sicuramente noi non ci fermiamo - vogliamo cambiare questa legge di bilancio, ma ciò non basta. Vogliamo anche che vengano cambiate le condizioni e le prospettive per milioni di lavoratori e lavoratrici e pensionati, a partire dalla necessità di dare delle risposte al mondo del lavoro. C'è un problema, un’emergenza legata alla precarietà, alla svalorizzazione del lavoro in questo paese: il governo un’anno fa con il Decreto lavoro Primo maggio, e adesso con il Collegato lavoro, continua a fare crescere la precarietà che ormai coinvolge un numero enorme di lavoratori e lavoratrici, a cui non viene garantita una stabilità di reddito e di lavoro. Quindi c’è un’emergenza legata alla qualità del lavoro, che significa poi anche la qualità da garantire alle persone, alle famiglie, che per noi presenta una priorità. Su questo abbiamo raccolto milioni di firme per i nostri quesiti referendari, assieme all’altro referendum sull’autonomia differenziata e quello sulla cittadinanza - noi sosterremo, se la corte costituzionale ce ne darà la possibilità, una grande campagna e invitiamo già da adesso i lavoratori e i cittadini a partecipare e sostenere la necessità di realizzare concretamente, con gli strumenti della democrazia, il cambiamento che chiediamo. Però adesso la cosa importante è partecipare allo sciopero del 29 novembre, dove il messaggio deve essere questo: vogliamo un paese più giusto e un cambiamento che metta al centro i bisogni delle persone e i diritti del mondo del lavoro e dei pensionati, i diritti delle persone che non possono essere costrette a lavorare fino ai 70 anni, con delle pensioni che non vengono neanche adeguatamente rivalutate - mentre questo governo ha costruito la sua campagna elettorale sulla cancellazione della legge Fornero, in realtà non solo la Fornero è ancora intatta, ma viene ulteriormente peggiorata la situazione - servono risposte al mondo del lavoro e su questo noi ci mobilitiamo e scioperiamo.