Patriarcato? Parliamone/2
Nella puntata precedente ho dato una definizione sociologica di patriarcato oltre ad alcune informazioni di massima su come si possa misurare lo squilibrio di potere fra uomo e donna. Oggi vorrei entrare nello specifico per quello che riguarda la nostra provincia. Eccovi alcuni esempi con dati tratti da ASTAT, ISTAT, EURES, DCPC, AFI/IPL e INPS (approfondimenti reperibili per tuttə):
A causa del divario salariale (in Alto Adige 17% a pari competenze e mansioni), molte donne mettono in secondo piano le aspirazioni di carriera soprattutto con l’avvento della maternità. Qualcunə deve pur prendersi cura di bimbə, casa e coordinamento famigliare. Che a farlo sia la persona che in famiglia guadagna meno, pare scontato. Così molte donne si accontentano di un part time (43,1% delle lavoratrici, rispetto al 7,8% dei lavoratori) a favore del lavoro di cura non retribuito (mediamente le donne svolgono settimanalmente 17 ore di lavoro non retribuito più degli uomini e 13,4 ore di lavoro retribuito in meno). Questo porta a una situazione di fragilità e dipendenza economica che facilmente apre la porta a violenza economica e ad altre forme di violenza domestica per il fatto di non poter accedere alle risorse indispensabili per una vita autodeterminata. Nella vecchiaia questo si traduce in una pensione notevolmente inferiore (media mensile donne 735€, uomini 1433€).
Questo porta a una situazione di fragilità e dipendenza economica che facilmente apre la porta a violenza economica e ad altre forme di violenza domestica per il fatto di non poter accedere alle risorse indispensabili per una vita autodeterminata
Se osserviamo invece le opportunità di carriera (spesso ancora a discapito di scelte famigliari), quello che emerge è chiaramente il “soffitto di cristallo”. Sul totale della forza lavoro solo lo 0,1% delle donne è dirigente (0,7% di uomini) con uno stipendio giornaliero medio comunque inferiore (411,8€ per le donne, 503,1€ per gli uomini). La situazione è simile a quella della rappresentanza politica che vede ad esempio 13 sindache e 103 sindaci.
Gli ambiti di impiego per le donne sono prevalentemente di tipo socio-sanitario (78,6% del personale socio-sanitario è donna), ambiti che soprattutto in questi ultimi anni sono stati definiti indispensabili, pur restando precari (il 70% delle persone che hanno perso il proprio lavoro nel 2020 sono donne). Anche se vivono in modo più sano (stile di vita, abitudini, dieta) e più a lungo (4,4 anni in più rispetto agli uomini), il tasso di mortalità per malattie cardiovascolari è significativamente più alto nelle donne, dato che non è ancora efficace un’adeguata medicina di genere (ad esempio gli infarti non vengono rilevati abbastanza rapidamente a causa dei sintomi diversi a seconda del genere).
Altri esempi più difficilmente misurabili
Parliamo di Bodyshaming e dei conseguenti disturbi alimentari (95,9% delle persone affette sono donne), di molestie sessuali sul luogo di lavoro, di mobbing, di continue prevaricazioni anche sulla facoltà di decidere del proprio corpo (in una provincia che vede a livello nazionale una delle più alte percentuali di obiettorə di coscienza: l'82,4% di ginecologə (media nazionale 68,4%) rifiuta di eseguire un’interruzione di gravidanza). Ma parliamo anche di quelle piccole azioni quotidiane che determinano la vita di una donna. Verificare di avere con sé lo spray al peperoncino e uno “scudo” contro il catcalling, essere passibili di critica e giudizio anche quando si subiscono molestie o abusi, portare l’invisibile mental load per la gestione di casa e famiglia.
Consiglio di soffermarsi un attimo a valutare, oltre alla narrazione della “brava bambina” che fin dalla culla cerca di impedire proprio queste caratteristiche, perché così la vuole chi la circonda, anche gli ostacoli strutturali che, contrariamente agli uomini, devono affrontare le donne
Certo, dirà qualcuno: se le donne si impegnassero di più, fossero più ambiziose e determinate… Consiglio di soffermarsi un attimo a valutare, oltre alla narrazione della “brava bambina” che fin dalla culla cerca di impedire proprio queste caratteristiche, perché così la vuole chi la circonda, anche gli ostacoli strutturali che, contrariamente agli uomini, devono affrontare le donne. Inoltre dilaga la paura maschile di perdere il proprio privilegio (che va dal trovare il piatto pronto in tavola e i vestiti puliti e stirati nell’armadio alla paura di perdere il posto dirigenziale, la poltrona in politica, lo spazio sui media).
Insomma, la disparità fra uomo e donna è chiaramente visibile e misurabile anche nella nostra provincia. Nella prossima puntata avremo modo di capire come queste tante e diverse forme di squilibrio nella suddivisione di potere portano all’espressione di violenza più definitiva e visibile: il femminicidio.