Bolzano come Laives?
Il giorno prima Alessandro Urzì l’aveva annunciata su Facebook in modo roboante: “Bene, ci siamo quasi. Domani (credetemi!) sarà una giornata storica per Bolzano. Siamo pronti al riscatto pensando all'esclusivo interesse della nostra città”. Legittima dunque la curiosità dei cronisti e degli altri convenuti, presenti nella sala Fronza di via Dalmazia, in attesa che all’annuncio seguissero poi indicazioni concrete riguardo all’entità, da tempo soltanto immaginaria, di quel cartello unitario del Centrodestra buono a fotocopiare per Bolzano il tanto ammirato “modello Laives”.
Alla fonte battesimale del progetto “storico” hanno officiato i tre che ne avevano sinora parlato: il citato Urzì (Alto Adige nel Cuore), Elisabetta Gardini (Forza Italia) e Donato Seppi (Unitalia), tutti lì a ribadire l’intento di “comunicare finalmente il senso di una vera squadra che consenta a Bolzano di avere un governo stabile”.
La presenza della Gardini, soprattutto, evocava l’ombra di un’assenza pesante, quella di Michaela Biancofiore, autorizzando gli astanti a credere che il commissariamento del partito (peraltro ridotto sempre più ai minimi termini dal punto di vista dei consensi) abbia sortito il benefico effetto di disinnescare le ingerenze, notoriamente distruttive, portate dalla deputata bolzanina. “Berlusconi tornerà a Bolzano”, ha promesso solennemente Gardini, rivelando un filo diretto con l’altissimo che, ammesso sussista realmente, susciterà sicuramente la gelosia rabbiosa (ma da quelle parti sperano ormai impotente) di Biancofiore.
Biancofiore non è peraltro l’unico ostacolo all’orizzonte di questa lista unitaria tuttora sprovvista di nome e di un candidato sindaco (“Oggi intanto abbiamo compiuto il grande passo, gli altri seguiranno a breve”, ha affermato Urzì). Anche il sostegno della Lega – diventato indispensabile dopo l’ultima tornata elettorale – sembra essere infatti più auspicato che davvero acquisito (“Noi non siamo mica come la sinistra, non abbiamo bisogno di carte firmate”, ha provato a metterci una pezza Seppi). Per riporre nel cassetto il candidato di bandiera del Carroccio (Carlo Vettori) occorrerebbe una figura capace di ombreggiare un partito che, almeno per adesso, è quello che emana più luce. La vaghezza con la quale i presenti hanno risposto alle domande dei giornalisti (“Certo non basterà dare il nostro sostegno a un candidato che risulti l’espressione di una sola parte politica”, è ancora Seppi a parlare, notoriamente quello con meno peli sulla lingua) lascia insomma intuire che la strada da fare è ancora tanta. E per di più in salita, come ha fatto capire Maurizio Fugatti poche ore prima, durante la clausura leghista del mattino, allorché ha parlato della mancanza, finora, di un "Papa" al quale cedere lo scettro della costituenda alleanza.
Intanto, dopo aver lodato il proprio senso di responsabilità e assicurato che non ci saranno candidature fuori stagione (“Avevo dato la mia disponibilità”, ha chiarito Urzì, “ma ora sono ben lieto di ritagliarmi il semplice ruolo di sponsor”), i protagonisti hanno fatto scattare l’inevitabile appello alle forze mancanti (in primis Fratelli d’Italia, mettendo dunque all’angolo Giorgio Holzmann, e poi tutti i moderati di contorno) per “gettare il cuore oltre l’ostacolo” (l’involontaria, o forse perfida, citazione biancoforiana è della Gardini) e conquistare il gradimento sia degli astensionisti che della Svp, quest’ultima – ha azzardato qualcuno – descritta con un ulteriore sussulto ottimistico come “l’alleato naturale” del cartello neonato.
Alla fine, dopo essere stato a lungo ringraziato e blandito, è salito al proscenio l’ispiratore dell’impresa: Christian Bianchi. Il sindaco di Laives ha dispensato ulteriore fiducia, formulando la sua personale benedizione: “Proprio stamani ho celebrato nel mio Municipio un matrimonio, questo dunque è il secondo sposalizio della giornata”. Peccato che nessuno degli astanti si sia ricordato di portare un po’ di riso da gettargli addosso. Sarebbe stato perfetto.