Chronicle | La storia

Viale Trento sarà più grigio

La strada non è un posto sicuro, neanche per chi se ne prende cura: il giardino rosa di “Maradona” è stato distrutto. Lanciato un crowdfunding per aiutarlo a trovare casa
Borjane Mohcine
Foto: Luca Weste

Discreta quanto elegante, la presenza a Bolzano di Borjane Mohcine si è fatta notare con la stessa delicatezza con cui, giorno dopo giorno, ha trasformato in un giardino quel pezzo di periferia confusa in mezzo a un groviglio di asfalto e cemento.
Per diversi anni “Maradona”, il soprannome che si è guadagnato grazie al suo talento calcistico, si è preso cura della zona attorno ai piloni dell’A22 di viale Trento, divenuta la sua casa e, allo stesso tempo, un salotto pronto ad accogliere chiunque volesse fermarsi.


Aiuole, quadri, libri, un tavolo da tè e tanti elementi di arredo recuperati e restituiti a nuova vita, il tutto in quella cornice di rosa, il colore preferito della madre, con cui ha colorato il cemento. Una cura maniacale, quella Borjane, per il bene comune che gli ruota attorno. Tenere in ordine tutto, per tutti, altrimenti che bene comune è. “Maradona” una volta alla settimana si sposta anche lungo il fiume, per ripulirlo da quello che viene abbandonato sulle sue sponde. 

 

Non chiede niente, sfugge alle telecamere quando i media iniziano a notarlo, pur tollerando la loro presenza un po’ come l'amministrazione del capoluogo fa con lui, a volte con diffidenza, a volte con ammirazione.
Curiosità, è invece quella che ha mosso Luca Weste, un giovane studente di Design alla Libera Università di Bolzano, ad avvicinarsi al misterioso artista, a seguire lo sviluppo di quella trasformazione urbana così fuori dal comune. Una perseveranza che è stata immortalata all’interno di una mostra fotografica e che ha saldato un’amicizia destinata a durare a lungo.

 

Luca e altri amici si prendono cura di Borjane, soprattutto quando arriva l’inverno, soprattutto quando chi comincia ad avvicinarsi al suo giardino non ha intenzioni amichevoli.
La zona in cui dorme, una piccola tenda da campeggio mimetizzata nella vegetazione, comincia a venire violata sempre più spesso. Un giorno sparisce il sacco a pelo, quello successivo i vestiti assieme ad altri beni di prima necessità. Sono i primi campanelli di allarme ad avvertire Borjane che la strada non è fatta per viverci.
L’inverno arriva pungente anche quest’anno. Mostafa, a poche centinaia di metri, non supera la notte e riaccende ancora una volta i riflettori sulla disuguaglianza che imbriglia il tessuto sociale altoatesino e lo sgretola dal basso.
La storia di “Maradona” ha appassionato i molti, ma non potrà mai essere quella favola che ci raccontiamo per far dormire le nostre coscienze. La vita in strada ha le sue dure regole, per sopravvivere, per sopraffare, per contendersi le ultime briciole. La bellezza di Borjane comincia a dare fastidio a qualcuno. I danni aumentano fino a che diventano irreparabili. Pochi giorni fa il giardino, così ben curato, è stato distrutto da ignoti.

 

Un duro colpo per Borjane che pensa subito alla città a cui, nonostante tutto, continua a volere bene. Ripulisce tutto, ancora, aiutato dagli amici Luca e Alberto. Non pensa agli sforzi, all’impegno, alla cura di tutti questi anni. Vuole solo risparmiare a chi passa di lì, anche in treno, quello spettacolo così desolante. Borjane ora è stanco, non dorme più sonni tranquilli. Sente di aver bisogno di un posto sicuro e comincia a cercare una casa. Ma i soldi risparmiati lavorando sodo non bastano per pagare la caparra e gli anticipi di quel monolocale che è riuscito a trovare.

 

E mentre Borjane si appella al Comune chiedendo che si impegni a tutelare quello spazio affinché sia ancora attraversabile e godibile da tutti, gli amici hanno deciso di lanciare un crowdfunding per aiutarlo ad affrontare le prime spese: “Dopo tutti questi anni la vita in strada, il freddo, la situazione di perenne vulnerabilità non sono più condizioni sopportabili per Borjane – spiega a salto.bz l'amico Luca, che ha promosso l'iniziativa –. “Maradona” vuole continuare a prendersi cura della città ma per farlo ha bisogno di uno spazio sicuro in cui stare. Questa raccolta fondi è un segno di gratitudine per avere curato da solo una parte trascurata di Bolzano, un servizio che ha fatto per la collettività senza aver mai chiesto nulla in cambio”.