Uomo in tacchi a spillo e guepiere, sei credibile?
Matteo Chincarini è artista poliedrico, che per la sua giovane età ha già sviluppato diverse esperienze fra il Trentino, Roma, Milano e Verona. In occasione del primo Pride per i diritti civili, organizzato nel giugno 2014 a Verona, ha voluto così intervenire su un tema al centro dell'attenzione del dibattito politico:
Buonasera a tutti, questo è il primo Pride a cui partecipo. Non ho mai voluto essere presente a questa manifestazione perché ho lo strano vizio di osservare le cose dall’esterno e con gli occhi degli altri; insomma, mi sono sempre chiesto cosa pensi la gente di questo Pride, e del perché di tanta attenzione mediatica.
Mi sono sempre chiesto se la signora, quella anziana signora che ci abita al piano di sotto, ci voglia vedere in questa occasione. Siamo proprio sicuri che capisca che siamo in piazza per chiedere formalmente di vedere il nostro amore riconosciuto?
Inoltre, non ho mai capito perché, per affermare i propri diritti, la propria natura, occorra agire in questo modo, ostentando piume e paillettes, e ancora, non capisco che credibilità possa avere un uomo in tacco a spillo e guepiere davanti alle istituzioni…
Perché è così; noi oggi sfilando e marciando per i nostri valori e sentimenti siamo di fronte alle istituzioni e ai cittadini; perché sono loro, che ci piaccia o no, che decidono le sorti legislative di questo paese ed è a loro che oggi chiediamo di fare uno step in più verso l’uguaglianza dei nostri diritti. Ma attenzione: nel farlo, siamo noi i primi a non dover essere arroganti nel chiederlo. La serietà con cui perseguiamo il nostro obbiettivo non è da sottovalutare. La nostra credibilità è fondamentale.
Ed è per questo che dobbiamo dimostrarlo tutti i giorni con i fatti. Qual è il messaggio più forte, se non quello di destinare, in primis a noi stessi, questo messaggio di forte tolleranza e normalità. Iniziamo a vivere con serena normalità i nostri amori e le nostre storie, sentiamoci parte di questo sistema e allo stesso tempo, riceveremo rispetto, da tutti.
Noi questo argomento lo conosciamo molto bene per cui vorrei rivolgermi a quelli laggiù, quelli che stavano passando spensierati, magari, senza capire cosa stesse succedendo, e si sono fermati ad ascoltare. Mi voglio rivolgere a quelli che fanno finta di niente e accelerano il passo o a quelli che, venendo in centro a fare shopping, si sono incuriositi.
Il cambiamento è una parola che spaventa molto e tutti, chi di noi non ha mai avuto paura di cambiare lavoro, di cambiare città o cambiare fidanzato. È sempre stato così, fin dall’antichità.
Ad esempio pensate a che momento decisivo è stato quando Costantino nel 313 d.C. cambiò la religione di stato passando dal paganesimo al cristianesimo, oppure il momento in cui il mondo ha smesso di fare ricerche sui libri per passare al più veloce e moderno internet.
Sono sicuro che questi cambiamenti abbiano scosso molto l’opinione pubblica, ma questi sono stati solo alcuni dei cambiamenti importanti che sono avvenuti nella storia, ed è giunto il momento di pensare anche al cambiamento per la nostra felicità e serenità.
Cosa c’è di più sereno e felice di tornare a casa la sera dalla persona che ami, senza magari sentirti additato perché è uomo, donna, bionda, tatuata o immigrato.
Chiedetevi: Ma cosa importa se lui ama un uomo oppure lei sta con un ragazzo di colore?
Ecco, per tradurre tutto ciò mi affido alle parole di un uomo a cui questa città deve davvero molto, William Shakespeare.. e non gli deve molto solo per la popolarità mondiale che il dramma dei due innamorati le ha dato, ma per il messaggio che ha trasmesso, non importa se sei bianco, biondo, cattolico o ebreo, di una famiglia o dell’altra, l’importante è l’amore.
In una delle sue più celebri opere “Il Mercante di Venezia” Shakespeare scrisse così:
Mi avete disprezzato e deriso un milione di volte;
avete riso delle mie perdite,
avete disprezzato i miei guadagni e deriso la mia nazione.
Reso freddi i miei amici, infuocato i miei nemici.
E qual è il motivo? Dite che sono diverso…
Ma io non ho occhi? Io non ho mani, organi, misure, sensi, affetti, passioni.
Non mangio lo stesso cibo, non vengo ferito con le stesse armi
non sono soggetto agli stessi disastri, non guarisco allo stesso modo,
non sento caldo o freddo nelle stesse estati e inverni allo stesso modo vostro?
Se mi ferite io non sanguino? Se mi solleticate, io non rido?
Se mi avvelenate io non muoio? E se mi fate un torto, io non mi vendico?
Bene se noi siamo come voi in tutto vi assomiglieremo anche nell’amore.