Environment | Rifiuti di plastica

È tutto oro quel che brucia

Dopo i due articoli sulla gestione dei rifiuti di plastica apparsi su Salto.bz, un punto di vista critico.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Separazione sacchetti bio - rifiuti in plastica
Foto: Salto.bz Fabio Gobbato

Noi di Ambiente&Salute da oltre 15 anni ci occupiamo di rifiuti e ci siamo presto accorti che è vero, i rifiuti sono una cosa complessa, ma davanti alla complessità non ci si dovrebbe arrendere. Le amministrazioni sia provinciale che comunale si sono arrese molto tempo fa. Quando hanno deciso di affidare all’inceneritore la risoluzione del problema rifiuti. Di fatto, l’inceneritore in provincia condiziona tutta la filiera dei rifiuti, specialmente la plastica che “brucia da dio” fornendo energia elettrica, termica e soprattutto denaro a Ecocenter e Alperia, ambedue aziende pubbliche che distribuiscono ai soci laute prebende. Per questo, plastiche riciclabili (ma che non sono imballaggi) finiscono nell’inceneritore, per questo i sacchetti biodegradabili finiscono bruciati, e sì che non dovrebbe costare milioni un impianto, sia pure aerobico, che li degradi. Impianti così ce ne sono diversi in provincia, uno è a Naturno. Ma quella plastica è lenta a degradarsi e i nostri hanno fretta e preferiscono bruciarla perché è più comodo, facile e produce energia subito.

L’Europa ha vietato i sacchetti di bioplastica per l’ovvio motivo che quelli abbandonati nell’ambiente si degradano in tempi biblici mentre quelli biodegradabili hanno tempi molto più brevi. Gli amministratori pubblici però non hanno fatto nulla per affrontare il problema con impianto ad hoc perché dovevano nutrire il sempre affamato inceneritore. La cosa strana è invece Energie Ag che si occupa della raccolta e smistamento della plastica (e di molto altro), lo fa in base ad una concessione provinciale e ad un appalto col Comune di Bolzano. Che la concessione permetta ad Energie Ag di portare i residui plastici in Austria mi pare cosa dubbiosa. Ma se così fosse sarebbe l’azienda a decidere quale e quanta plastica consegnare al COREPLA e quale e quanta ai propri inceneritori. Il Tupperware è o non è un contenitore – confezione per cibi e liquidi? Ad essere cattivi, non è che Energie AG consegna a COREPLA solo la plastica ben pagata come il PET e si brucia il resto? Voglio ricordare che il conferimento ad un qualsiasi inceneritore si paga. Il nostro inceneritore si fa pagare dai comuni consorziati tra gli 89 e i 111 € per tonnellata IVA compresa a seconda della tipologia di rifiuti. Un inceneritore è una centrale elettrica e termica piuttosto anomala. È l’unica forma di centrale che non paga il combustibile ma se lo fa pagare! È come se andassimo al distributore e fatto il pieno il gestore ci desse 50 € per il favore fatto!

Il contributo ambientale - la cauzione sugli imballaggi

A questo punto mi pare utile spiegare il meccanismo del contributo ambientale della cauzione sugli imballaggi: Ogni produttore di imballaggi di qualsiasi materiale deve pagare ai vari consorzi, nel caso della plastica il COREPLA, un importo (il cosiddetto contributo ambientale) per ogni imballaggio prodotto al fine di finanziarne la corretta gestione a fine vita. Il Corepla restituisce (generalmente al Comune) questo denaro quando gli imballaggi gli vengono consegnati. Ovviamente il contributo ambientale versato dai produttori viene caricato sul prezzo di vendita del prodotto e quindi pagato dal consumatore.

Che cosa succede se la confezione non viene consegnata al COREPLA? Passiamo ad un esempio pratico: Quando compro un imballaggio in plastica e a fine vita lo getto nella campana azzurra ma l’azienda concessionaria me lo manda all’inceneritore, io pago due volte quello smaltimento: la prima con il contributo ambientale quando acquisto il prodotto e la seconda quando viene consegnato all’inceneritore che manda il conto al comune e quindi a me. Lo stesso succede se metto un sacchetto o qualsiasi altra confezione nel cassonetto dell’indifferenziato. E questa a parer nostro è una truffa ai danni dei cittadini che tra il resto non hanno nessun controllo reale dell'intera filiera. Il passaggio cruciale della raccolta Le campane per la raccolta differenziata sono da anni un grande problema della città! È ormai più che dimostrato che la raccolta stradale, quella con le campane lungo le strade, non funziona. Nelle campane ci finisce di tutto, molte persone non hanno capito cosa si intende per imballaggio e non, molte persone se ne fregano per pigrizia o scarso senso civile. Anche la raccolta di rifiuti organici ne soffre. Nonostante il grande sforzo educativo proferito da SEAB, non se ne esce. Ma SEAB si ostina a tenere le campane stradali. A suo tempo avevamo suggerito di togliere le campane stradali a favore di modalità di raccolta porta a porta già sperimentata in molte città Italiane anche con le dimensioni di Bolzano. Rimanemmo inascoltati da SEAB, Comune e Media e talvolta anche verbalmente aggrediti quali ignoranti. Sono passati molti anni e le campane sono sempre lì e dentro e fuori c’è di tutto. Quando si ha un problema, lo si guarda da molti lati per capirne la sostanza, ci si chiede perchè un determinato oggetto è nella campana e non al suo posto e poi si cerca il modo per risolverlo. SEAB con tanto di ingegneri e specialisti è riuscita a seppellire alcune campane nella speranza che la gente diventi più sensibile ed educata. In sostanza non cambierà nulla, però abbiamo l’inceneritore che brucia tutto e possiamo dare colpa ai cittadini pigri e maleducati che oltre tutto pagano anche l'extra. Lo stesso vale per il centro di riciclaggio in fondo alla zona industriale che più lontano non si può. Abbiamo chiesto che ne vengano costruiti di più piccoli nei quartieri. Inascoltati ancora. Non li hanno fatti nemmeno nei nuovi quartieri! Così attorno alle campane troviamo anche ingombranti, Raee e rifiuti pericolosi.

La gestione corretta dei rifiuti

Le direttive europee sui rifiuti, regolarmente recepite dallo stato Italiano danno due interessanti indicazioni: la prima riguarda la gerarchia dei rifiuti, la famosa piramide rovescia della gestione dei rifiuti. Al primo posto troviamo la riduzione e poi via via il riutilizzo, il riciclo, il recupero anche energetico e per ultimo lo smaltimento in discarica. Come si vede il recupero energetico è al penultimo posto. In realtà quando hai in casa un inceneritore da oltre un centinaio di milioni, non lo puoi tenere spento perciò adatti le regole ai tuoi bisogni. La seconda importante indicazione europea è chiamata Economia Circolare: in sostanza la direttiva chiede agli stati membri di rimettere quante più materie prime-seconde possibile nel ciclo produttivo e limitare all’indispensabile la loro distruzione e dispersione. Alla base c’è la scarsa disponibilità di materie prime in Europa e per alcune nel mondo. Avrebbero dovuto nascere molte aziende votate al riutilizzo e al recupero dei materiali (fabbriche dei materiali) e centri di riciclo (non riciclaggio) un po’ ovunque in Italia. Ma le lobby degli inceneritori e delle discariche ben aiutati da politici dalle scarse visioni, sembrano aver sottratto ogni risorsa e di nuovo l’Italia è ferma al palo. Così molta plastica riciclabile viene bruciata per mancanza di aziende che la riutilizzano e non perché non siano riciclabili. È vero, i rifiuti sono una cosa complessa da gestire, per questo servirebbero amministratori lungimiranti e coraggiosi, con una mentalità rivolta all’Economia Circolare. Ma di questi tempi sono cosa rara.