Chronicle | La fine di una classe dirigente

Dell'Utri e la "mezza mafia"

Fuggito in Libano alla vigilia di una probabile condanna definitiva per associazione mafiosa, Marcello Dell'Utri incarna il fallimento di un'intera classe dirigente che vent'anni fa si propose di rendere "libera" l'Italia dal pericolo "comunista".

Marcello Dell'Utri, co-fondatore assieme a Silvio Berlusconi di Forza Italia nel 1993, è stato – come noto – fermato due giorni fa a Beirut mentre si trovava nella capitale libanese in stato di latitanza. In attesa di essere estradato (l'Italia ne ha già fatto richiesta), domani (15 aprile) dovrebbe intanto tenersi il processo che potrebbe rendere definitiva la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Il condizionale è dovuto alla richiesta di rinvio dell'udienza, presentata da uno dei suoi legali, Massimo Krogh, che nel frattempo è stato ricoverato in ospedale. Fatto singolare: anche l'altro difensore di Dell'Utri, Giuseppe Di Peri, presenterà un certificato medico dichiarando la sua impossibilità a partecipare alla seduta. L'ingloriosa fine di Dell'Utri – che fa il paio con l'affidamento ai lavori sociali di Berlusconi – getta una luce estremamente negativa sull'intera vicenda del partito e soprattutto sulla sua classe dirigente, in queste settimane in una condizione di palese e progressivo disfacimento. In un commento pubblicato sul quotidiano La Repubblica, il giornalista catanese Francesco Merlo tratteggia in modo impietoso il profilo dell'ex potente forzista definendolo uomo di “mezza mafia”.  

 

Senza sottovalutare il dettaglio dell'allegro "concierge" Bonaiuti che lascia Forza Italia "perché sono un moderato" , è l'arresto di Beirut che seppellisce l'epoca dei consigliori di Berlusconi ormai sostituiti dalla Pascale e dalla Rossi, due sorelle Materassi che, come le "sanguette", controllano l'eccesso di liquidi nella decomposizione. Dell'Utri è letteratura non solo perché rimanda all'ideologia delle mezze cose, alle mezze porzioni, alla consapevolezza nascosta di essere mezzi uomini ma perché il concorso esterno, che neppure il Libano conosce, è una vera specialità italiana, un Paese fuori e dentro la modernità, la laicità, il capitalismo e la legalità; il Paese dove è stato condannato il mezzo poliziotto e mezzo mafioso Contrada, il Paese del mezzo statista e mezzo mafioso Andreotti.

 

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