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“Gli infermieri meritano rispetto”

Il sindacato di categoria Nursing Up raccoglie l’ondata di indignazione dei professionisti sanitari che l’Azienda altoatesina cerca di trasformare in reclutatori da 400 €
Manifestazione Nursing Up
Foto: @salto.bz

“È questo il modo di amministrare la sanità pubblica, con una politica meramente commerciale ai livelli di una compagnia telefonica?” È quanto si chiede Massimo Ribetto, segretario locale del sindacato Nursing up riferendosi a quanto avvenuto ieri mattina, quando i professionisti sanitari del comprensorio sanitario di Bolzano si sono ritrovati a leggere un’insolita quanto assurda mail recapitata dall’Azienda Sanitaria che chiedeva il loro aiuto per reclutare nuovi infermieri, promettendo 400 euro (800, qualora le segnalazioni andate a buon fine diventassero due) al dipendente che si dimostrerà in grado di segnalare un potenziale collega intenzionato a sottoscrivere un contratto, anche a tempo determinato, della durata di almeno un anno. 

 

salto.bz: Ribetto, quale è stata la reazione dei professionisti sanitari alla lettura della mail incriminata?

Massimo Ribetto: Siamo stati sommersi di telefonate e messaggi, tutti scandalizzati e indignati. Gli infermieri si sono sentiti offesi e sminuiti nella loro professione: d’altronde non spetta a loro reclutare altri colleghi e colleghe. I metodi che ha utilizzato l’Azienda sanitaria assomiglia a quella utilizzata da altre imprese commerciali, come le compagnie telefoniche. Ma qui stiamo parlando della salute delle persone. Stiamo parlando di sanità pubblica e di professionisti sanitari che in questo momento non sono trattati come tali nemmeno a livello contrattuale.

Al di là della mancanza di rispetto e dello sconcerto generale, nell'iniziativa dell'Azienda sanitaria ci sono gli estremi per poter parlare di comportamento antisindacale

Quali sono i nodi più problematici?

Al di là della mancanza di rispetto e dello sconcerto generale, nell'iniziativa dell'Azienda sanitaria ci sono gli estremi per poter parlare di comportamento antisindacale. Qui viene promesso un premio di produttività aggiuntivo che non è stato discusso con le organizzazioni sindacali, un passo doveroso dal momento che fa parte di quella che viene definita contrattazione collettiva e che viene stabilita generalmente l’anno prima. Ecco, noi siamo ad aprile 2022 e non è stato ancora firmato l’accordo per l’anno corrente. E ora, nonostante questo, veniamo a sapere che l’Azienda sanitaria vuole dare soldi pubblici senza aver discusso ancora di nulla con le parti sindacali. Un comportamento gravissimo che i responsabili stanno già tentando di minimizzare. La trasparenza, quando si tratta di fondi pubblici, dovrebbe essere massima, ma vediamo che così non è. Senza contare i problemi pratici dell’iniziativa.

A cosa si riferisce?

Ammesso e non concesso che i soldi promessi arrivino, supponiamo che venga davvero assunto un nuovo infermiere. Il premio dovrebbe arrivare dopo un anno, ma cosa succederebbe se anche l’infermiere decidesse di andarsene dopo 12 mesi? Quale sarebbe il risultato? Ho sprecato fondi pubblici ritrovandomi al punto di partenza e non risolvendo nulla di fatto.

La carenza di personale nella sanità altoatesina è un problema cronico e spesso, negli anni è stato sminuito dalla stessa dirigenza che ora chiede alle varie professionalità di fare da reclutatori

La mail dell’azienda sanitaria ha fatto emergere un’altra questione: quella della carenza di personale. È davvero pensabile che iniziative come queste possano servire a risolvere il problema?

L’iniziativa dell’Azienda sanitaria, come detto da alcuni infermieri e infermiere che ci hanno contattato, serve solo da mero "tappabuchi". La carenza di personale nella sanità altoatesina è un problema cronico e spesso, negli anni, è stato sminuito dalla stessa dirigenza che ora chiede alle varie professionalità di trasformarsi in reclutatori. Un problema che, essendo strutturale, ha bisogno di risposte strutturali. La mail parlava delle carenze dovute soprattutto ai pensionamenti ma non si tratta solo di questo.

Ovvero?

La pandemia ha appesantito il tutto e stiamo ancora scontando le conseguenze delle numerose sospensioni. Inoltre nell’ultimo anno nell’ambito sanitario abbiamo assistito a 135 dimissioni volontarie, tutti professionisti e professioniste con contratto a tempo indeterminato. Un dato gravissimo e che deve far riflettere. Varrebbe la pena fermarsi e chiedersi come mai così tante persone sono spinte ad andarsene.

Lei parla di soluzioni strutturali per far fronte alla carenza di personale. Da dove bisogna cominciare?

Innanzitutto bisogna investire nei contratti, offrire un inquadramento strutturato sulle professionalità sanitarie e dare di conseguenza una retribuzione adeguata, non premi una tantum o incentivi basati sulla produttività. In generale traspare poca serietà nell’affrontare un problema grave come questo. I singoli responsabili, quelle rare volte in cui riusciamo a interloquire, ci danno ragione ma poi sul pratico continuano a rimpallarsi le responsabilità. Si devono mettere a disposizione i fondi e le energie adeguate e mettersi nell’ordine delle idee che gli infermieri e i professionisti sanitari meritano rispetto, non un bonus una tantum che non serve a nulla.