Ragazzi nella bufera
Evoca a tratti l’immagine di una terra carsica la memoria di quegli spaventosi eventi che siamo ormai abituati a raccogliere sotto il nome di Shoah. Il flusso dei ricordi di chi di quel genocidio fu vittima (e sono pochi ormai quelli ancora in vita) e di coloro che per vicende familiari ne furono drammaticamente toccati si perde e si inabissa nel chiuso della mente o sulla carta ingiallita di un diario nascosto in qualche cassetto. Poi riemerge e con forza viene a chiederci di ascoltare ancora una volta, di predisporre la nostra mente e la nostra anima ad accettare l’orrore. È il caso di due volumi che, per una significativa coincidenza, verranno presentati nei prossimi giorni a Bolzano.
L’appuntamento con il primo volume è fissato per lunedì 17 aprile, con inizio alle 17:30, al Centro Trevi di Bolzano. Il titolo del libro edito da Raetia dice gia molto: Storia di un ragazzo ebreo. Diario 1943 – 1946. Il ragazzo è Leopold Bermann e, quando all’indomani dell’8 settembre la situazione precipita ha appena 12 anni. Vive a Merano con la madre e un fratello. I genitori hanno gestito un luogo di cura in città. Il padre è già emigrato in America. Quando le SS scatenano la caccia all’ebreo, con particolare accanimento su Merano dove la comunità ebraica era presente da decenni e si era accresciuta per l’arrivo di profughi da varie parti dell’impero hitleriano, anche la famiglia Bermann sperimenta il terrore, la necessità di fuggire, di nascondersi per non fare la fine dei molti, i più, che vengono caricati sui carri bestiame per essere condotti alla morte. Il diario di Leopold racconta tutti questi fatti con le vicissitudini di una fuga attraverso un’Italia squassata dai bombardamenti, percorsa dalle bande di assassini in divisa, italiani e tedeschi, che danno la caccia agli ebrei.
Il diario, che termina all’indomani del conflitto quando la famiglia può ricongiungersi finalmente al padre in America, esce per la prima volta in Italia grazie all’impegno con il quale ne ha curato le pagine Federico Steinhaus, da sempre attento cultore della memoria di coloro che, a Merano come altrove, sono stati oggetto del terrore e dello sterminio.
C’è un altro ragazzo le cui vicende umane sono al centro del secondo libro. Si chiama Enzo Fiano e all’epoca della Shoah non era ancora nato, ma ne porta i segni tangibili nello spirito perché a sfuggire fortunosamente alla morte nei campi fu suo padre.
“Tutta la mia infanzia – scrive -, forse tutta la mia vita, e così la loro, quella dei miei fratelli, è stata farcita, ovvero avvelenata, cosparsa, indelebilmente, dall’eco continuo della brutale malvagità della persecuzione e del suo culmine estremo, il suo naturale fine ultimo infernale, lo sterminio in una camera a gas. In ogni momento della vita di mio padre, che pure è stata, poi, negli anni, dopo evviva! Ricca, attiva, forte, orgogliosa, vincente, e terribilmente affettuosa verso noi tutti, tuttavia in ogni momento, dietro ogni sorriso, ogni frase, in qualche modo, naturalmente, per noi che sapevamo vederlo e sentirlo, si nascondeva il verso terribile, il rantolo orrendo infernale, per ogni sopravvissuto non più cancellabile, o placabile, che sempre bruciava dentro, che era nato laggiù in quell’inferno, marchio lento inesorabile anche a settant’anni dalla liberazione.
Il volume che si intitola Charleston Storia di una grande famiglia travolta dalla Shoah, è un’autobiografia nella quale i ricordi di famiglia, anche quelli degli anni successivi, della giovinezza dell’autore, ritornano sempre a quel dramma avvenuto prima che egli nascesse, a quella tragedia che gli ha restituito comunque un padre, ma che gli ha sottratto una parte importante di quel nucleo familiare al quale ritorna, nelle pagine del libro edito da Guerini, con un flusso di parole e di emozioni.
Enzo Fiano sarà a Bolzano il 27 aprile alle 18, presso la Biblioteca Civica per iniziativa del Centro Pace e dell’ANPI.