“No al centro di espulsione”
“Se serve, si faccia” aveva detto il presidente Arno Kompatscher qualche giorno fa in merito all’ipotesi, già profilata in passato, di istituire un centro per il rimpatrio in regione, dopo che la questione dei migranti a cui è stata (o verrà) respinta la richiesta di asilo era tornata, nei giorni scorsi, alla ribalta delle cronache locali. Una levata di scudi è ciò che ne è seguito. È di oggi una lettera-appello inviata alle istituzioni dalle associazioni SOS Bozen, Antenne Migranti e Collettivo Mamadou di Bolzano e sottoscritta, ad ora, dal Progetto Melting Pot Europa, dalla Campagna LasciateCIEntrare, dal Centro sociale Bruno di Trento, Baobab Experience Roma, Binario 1, Potere al Popolo Bolzano, Rete dei Diritti dei Senza Voce, Gruppo consiliare Regione Toscana “Si-Toscana a Sinistra”, Sos Rosarno, Comitato Lac Bolzano, Minori Stranieri non accompagnati-Blog, Jacopo Zannini, consigliere circoscrizionale Centro Storico Trento.
Questo il testo della lettera:
Il centro di espulsione (CPR) non è la soluzione per le persone migranti senza titolo di soggiorno.
Nelle ultime settimane, tramite comunicati, interviste ed articoli apparsi sui principali quotidiani locali, il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, e il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, hanno rilasciato dichiarazioni allarmistiche riguardo i richiedenti protezione internazionale che, nei prossimi mesi, forse riceveranno un diniego e si troveranno, conseguentemente, fuori dal circuito dell’accoglienza.
Dichiarazioni che hanno inoltre creato confusione attorno alla situazione delle persone richiedenti asilo che, nonostante abbiano quasi tutte diritto a ricevere - come da dettato di legge - accoglienza in un centro dedicato, di fatto devono dormire in strada o al Centro emergenza freddo (dove rappresentano anche il 58% delle presenze totali, come peraltro già fatto rilevare a gennaio), e che sono state erroneamente definite come “irregolari” che “non possiedono alcun titolo di assistenza”.
L’idea che queste persone, perché di persone si tratta, potrebbero mettere a rischio la sicurezza pubblica per la loro semplice presenza o per una irregolarità nel soggiorno è un ragionamento politico che vuole criminalizzare le persone in base allo status giuridico e non in base a reati commessi.
Queste dichiarazioni allarmistiche e la volontà di affermare “regole chiare per i rimpatri” sono state avallate anche dal governatore del Trentino Ugo Rossi ed esposte da Kompatscher il 10 maggio 2018 a Roma alla Conferenza delle Regioni.
Sosteniamo l’emersione dal “soggiorno in nero” con un’interpretazione estensiva del diritto come proposto dall’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) con l’introduzione di “un meccanismo di regolarizzazione per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia che dimostri lo svolgimento di un’attività lavorativa o importanti legami familiari o affettivi”.
Come gruppi e associazioni che operano sul territorio regionale chiediamo di continuare a lavorare su politiche basate sul rispetto dei diritti umani e su politiche sociali e di accoglienza che favoriscano un’effettiva inclusione sociale di persone comunque presenti sul territorio da anni. Politiche, quindi, che sostengano un accompagnamento sociale che dia strumenti per prevenire la caduta nella marginalità in tutte le sue forme e sfaccettature.
In ogni caso, l’ipotesi ventilata di aprire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), o centro di espulsione, non può essere considerata come una soluzione praticabile. Questi centri non sono altro che luoghi di controllo e segregazione di essere umani, i quali hanno come unica “colpa” quella di essere privi di titolo di soggiorno. Anche se buona parte dell’opinione pubblica, condizionata e impaurita da campagne mediatiche mistificatorie, giustifica ed accetta tutto questo, considerandolo come il male minore, noi invece vogliamo continuare a sostenere i valori dell’accoglienza e della solidarietà tra persone e la necessità di ripensare le politiche nazionali ed europee in tema di immigrazione per allargare il diritto fondamentale alla libera circolazione anche ai cittadini non comunitari.
Sosteniamo, perciò, l’emersione dal “soggiorno in nero” con un’interpretazione estensiva del diritto come proposto dall’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) con l’introduzione di “un meccanismo di regolarizzazione per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia che dimostri lo svolgimento di un’attività lavorativa o importanti legami familiari o affettivi”.
Allo stesso tempo sosterremo tutte quelle campagne finalizzate al riconoscimento della condizione di soggiornante come fonte del diritto di restare e di regolarizzare la propria posizione con il conseguimento del permesso di soggiorno, anche umanitario, come tra l’altro previsto all’art 5, comma 6 del Testo Unico Immigrazione.
Se alla fine qualsiasi
Se alla fine qualsiasi persona che migra da un posto all'altro deve poter godere degli stessi diritti, allora le norme internazionali su richiedenti asilo politico e rifugiati di guerra non hanno ragione d'esistere. Con dichiarazioni del genere non si fa altro che svilire il senso del diritto umanitario e con esso le vittime che esso tutela.
Wie verfallen ist unsere
Wie verfallen ist unsere Zivilisation, dass sie Menschen wie Waren verfrachten will ? Und der Höhepunkt dazu ist der, dass die Rabbiatesten das christliche Abendland verteidigen wollen und keine Ahnung von Christi Botschaft haben...
In reply to Wie verfallen ist unsere by Karl Trojer
Wenn Sie realistische
Wenn Sie realistische Alternativen zur Bewältigung von Massenmigration und abertausende von Asylbewerbungen kennen, dann nur raus damit. Wir "verfrachten" auch Millionen von Schülern in die (zwangs)Schule, wieso regt sich da keiner auf?
Sozialstaat und
Sozialstaat und unkontrollierte Massenzuwanderung gehen nicht gleichzeitig. Entweder oder.
Ansonsten ist es wie mit weit offenem Fenster die Heizung voll aufzudrehen.
“un meccanismo di regolarizzazione per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia che dimostri lo svolgimento di un’attività lavorativa o importanti legami familiari o affettivi”
Zählen als "attività lavorativa" auch Pseudojobs (sind de facto aber nur kaschierte Bettelei) wie Straßenzeitungsverkäufer und Schuhputzer (die populistische Aktion des Meraner Bürgermeisters lässt grüßen)?