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“Terrorismo islamico e naziskin sono fenomeni simili”

Lunga intervista al comandante regionale dei Carabinieri Mennitti: “nei primi 6 mesi del 2016 sono diminuiti i reati ed i furti nello specifico".

“Il nostro è un territorio che non ha grandi problemi di criminalità e di assorbimento dell’immigrazione perché turismo, agricoltura e industrie nel fondovalle sono settori floridi in cui c’è lavoro. Va vene così: potrebbe andare meglio ma potrebbe anche andare molto peggio.”

Da settembre 2015 il generale Massimo Mennitti è al comando della Legione Carabinieri del Trentino Alto Adige.
Nato a Silandro nel 1963, Mennitti prima di tornare nella sua terra d’origine è stato per cinque anni comandante provinciale a Siracusa, in terra di mafia. La sua carriera però ha preso il via a Cortina d’Ampezzo da dove si è ben presto spostato per fare tutte le esperienze necessarie “per essere in grado di decidere e comandare nel modo più efficace ed adeguato”, come lui stesso ricorda. Mennitti è stato anche a più riprese all’estero per svolgere incarichi di primaria importanza. Come quello comandante della polizia internazionale e della sicurezza della base di Mons in Belgio, quartier generale delle forze alleate in Europa. O quello di capo della missione Nato di addestramento della polizia palestinese a Gerico. 
Con Mennitti abbiamo realizzato una lunga intervista dedicata alla situazione della sicurezza e dell’ordine pubblico nelle province di Trento e Bolzano.  

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salto.bz : Generale Mennitti, per iniziare il nostro discorso possiamo partire dai dati più recenti sulla criminalità in regione? Sappiamo che l’arma da sempre monitora in maniera dettagliata la sua attività. 
Massimo Mennitti - Possiamo basarci sui dati del primo semestre del 2016 che indicano un trend positivo. Quest’anno rispetto al 2016 abbiamo una riduzione dei reati commessi e un aumento dei reati ‘scoperti’ (cioè di cui sono stati arrestati o denunciati i responsabili). Nello specifico nel primo semestre di quest’anno i furti denunciati sono stati 5900, mentre l’anno scorso in tutto l’anno erano stati quasi 14mila, anche qui abbiamo un calo. Per quanto riguarda gli ’scoperti’ l’anno scorso erano il 7% del totale e quest’anno per ora siamo al 9,4%. 

Per i reati più gravi e cioè per gli omicidi qual è la situazione? 
Quest’anno ce n’è stato uno, quello di San Lorenzo di Sebato, avvenuto in famiglia con il figlio che ha ucciso la madre. Ma anche l’anno scorso i tre omicidi registrati si erano verificati in famiglia o in un ambiente di balordi. In sostanza nelle province di Trento e Bolzano non abbiamo omicidi di mafia, nessuno viene ucciso per rapina e nessuno vien ucciso tanto per ucciderlo insomma. La realtà appare fisiologica, sono cose che avvengono in tutto il mondo, con le stesse modalità e anche nei paesi più civili. Sono fatti che in pratica non possono essere contrastati. Per gli omicidi di mafia esiste una specifica attività investigativa e preventiva, e la stessa cosa vale in maniera differente per interdire e limitare le rapine. Per quanto riguarda gli omicidi in famiglia una prevenzione non è possibile e non è di competenza dei carabinieri, anche se in realtà nei piccoli centri questa attività in qualche modo viene fatta…

Per quanto riguarda la tipologia e il numero di reati esistono delle differenze significative tra le province di Bolzano e Trento?
Direi di no. Nella distribuzione geografica dei reati registriamo invece differenze tra i centri principali e il fondovalle da una parte, e le valli laterali dall’altra. L’autostrada non ha solo meriti, consentendo infatti una rapida via di fuga a coloro che commettono furti o truffe agli anziani. Per questo facciamo molti controlli di routine alle entrate e uscite in autostrada. Nelle valli chiuse è molto più difficile: se un reato viene compiuto in Venosta basta che i Carabinieri chiudano a Tel. La stessa cosa vale per la Valsugana e altri valli. La criminalità in valle si disperde naturalmente ed ha caratteristiche più locali.  

La presenza dei Carabinieri è capillare nel territorio e da qualche tempo viene prestata una sempre maggiore attenzione alla capacità che gli agenti siano in grado di comunicare con la popolazione.  
Si tratta di una policy che è stata avviata a partire dall’ano scorso. A settembre arriveranno i primi 32 carabinieri e sottufficiali arruolati con concorso specifico con patentino C o superiore che si è concluso il mese scorso. La forza del carabiniere sta nella capacità di interloquire con la gente. Più è capace di parlare con le persone e stare loro vicino e più efficace diventa la sua azione, evitando che avvengano delitti e cioè facendo il carabiniere davvero. Per il prossimo anno abbiamo un centinaio di domande e speriamo di riuscire a coprire i 32 posti a concorso anche l’anno prossimo per avere nuovo ossigeno. L’attenzione va soprattutto alle stazioni distaccate nelle convalli di val Venosta e Val Pusteria dove per quanto possibile vogliamo cercare di avere personale in grado di parlare con la popolazione. 

Ancora oggi i Carabinieri rivestono un ruolo di vero e proprio presidio dello stato nel territorio?
L’abolizione del servizio di leva ha reso inevitabilmente più chiuse le comunità valligiane. Si tratta di un problema relativo a Bolzano, Merano e Bressanone dove i giovani vanno in giro, fanno l’Erasmus ecc. Ma molto presente nelle valli dove prima con il militare i giovani almeno andavano un pochino in giro, facendo esperienze… 

I Carabinieri autoctoni in questo senso si rivelano molto preziosi?
E’ una cosa buffa: non sempre sono i più graditi perché hanno caratteristiche di severità, rigidità e precisione che spesso non aiutano. Per cui magari in certe situazione invece deve intervenire un carabiniere napoletano per tranquillizzare, interloquendo in quella lingua italica meridionale che comunque si capisce dappertutto. 

Devianze politiche e criminalità. Qual è la situazione?
Abbiamo questa nota enclave di motociclisti su Tesimo e Lana. Si tratta a dire il vero di persone note: sappiamo cosa fanno e cosa non fanno, dove si incontrano ed interveniamo nei limiti e nei termini della legge. In occasione degli ultimi fatti verificatisi siamo andati a cercarli, perché abbiamo il loro numero di telefono e sappiamo dove abitano. Non c’è assolutamente nessun nucleo nascosto o in clandestinità. Come in tutti i casi di estremismo si tratta di giovani che si riuniscono in gang o bande, cercando un modello di riferimento che in questo caso è quello naziskin con tutti i loro temi triti e ritriti. Ma per fortuna non sono accompagnati da una politicizzazione concreta che potrebbe essere più pericolosa. In Alto Adige il fenomeno è limitato e assolutamente paragonabile a quanto vi è in Trentino. 

“In provincia di Bolzano il fatto che le valli siano chiuse aiuta a conoscere per poter agire. Un fenomeno come quello dei naziskin nella periferia di Padova o di Milano è molto più difficile da seguire.” 

Poi c’è l’emergenza profughi che ha parecchio messo sotto pressione la nostra realtà locale, trasversalmente alle comunità di madrelingua italiana e tedesca. Qual è la situazione?
Il Trentino e l’Alto Adige sono sempre state terre di passaggio, da prima dei tempi del romani. L’emergenza Brennero si è risolta e si è anche visto che aveva fondamenti diversi da quello che era poi il tema. In ogni caso il numero dei profughi in Italia e in Alto Adige è relativamente basso rispetto ad altrove. 

“L’Alto Adige poi diventa anche il terminale per persone che vogliono venire qui per cercare di integrarsi. Un meccanismo che per certi versi fa anche bene a questa terra, al di là dei numeri. Che sembrano sempre troppi all’inizio e poi invece sempre pochi quando c’è la raccolta delle mele.” 

Al Brennero forse hanno creato più problemi le manifestazioni contro la chiusura del confine…
Sì è chiaro. Questo problema lo abbiamo avuto e lo abbiamo risolto. 

“In ogni caso si è trattato di piccole emergenze frutto di scelte politiche che volevano che ciò accadesse. Per richiamare l’attenzione su questo fenomeno che per nessuno in Europa è facile da gestire.”

Spesso i cittadini tendono a sopravvalutare le dimensioni problema della sicurezza. Su Facebook esistono anche gruppi in cui migliaia di persone ora per ora segnalano persone sospette o sospetti eventi delittuosi…
I dati sulla sicurezza che abbiamo fornito sono oggettivi e nel complesso rassicuranti. E’ chiaro che sarebbe meglio che i furti non ci fossero. Ma da che mondo è mondo i furti ci sono sempre stati e il primo omicidio ha origini antiche con Caino e Abele. Per cui noi possiamo conoscere la realtà e limitare il fenomeno, ma fa parte della convivenza sociale il fatto di avere un certo tasso di criminalità. In ogni caso ci sono reati e reati. Per quanto riguarda i reati legati agli stupefacenti la maggior parte delle persone arrestate sono extracomunitari della manovalanza dello spaccio, ma la rilevanza del fenomeno è relativa. E’ chiaro che noi lavoriamo molto sulle truffe agli anziani e le truffe in appartamento. Anche sensibilizzando attraverso conferenze e incontri. Si tratta di reati fastidiosi al di là della gravità (spesso i ladri incapaci nelle effrazioni causano più danni alle porte ed ai serramenti che altro). Tornare e scoprire che qualcuno ti è entrato in casa non è certo una cosa molto spiacevole. 

Nel meranese c’è stata anche un’emergenza per quanto riguarda il terrorismo internazionale…
Il mondo islamico è davvero estremamente variegato. Si tratta di lingue, culture e approcci alla religione molto diversi, come avviene in tutte le società e anche nella nostra. Io conosco molto bene la realtà perché ho fatto il capo missione in Palestina ed ho vissuto insieme a loro per 6 mesi nelle loro caserme addestrandoli. Sono persone assolutamente come noi, cioè professionisti seri, capaci e intelligenti. Ci sono naturalmente anche quelli meno preparati e c’è una frangia minoritaria come in tutte le società di persone che hanno una propensione a un atteggiamento controsociale. Poi che questo sfoci in terrorismo o meno, dipende dalle circostanze. 

“Si tratta di fenomeni non dissimili da quelli dei giovani in motocicletta che hanno il manifesto di Hitler in camera quando andiamo a fare le perquisizioni. Quelli di Lana non si fanno esplodere, ma magari ogni tanto fanno rapine. Oppure uno sega la gamba all’altro per riscuotere il premio dell’assicurazione.” 

Il gruppo di simpatizzanti sgominato a Merano però è apparso essere piuttosto pericoloso. 
I merito a quella vicenda posso dire che l’indagine dei Carabinieri del Ros è stata molto importante più che altro perché ha fatto vedere che noi prestiamo attenzione a queste cose. Spesso le persone non si rendono conto del grande lavoro sta dietro a queste operazioni.

“Influenzate dai telefilm polizieschi le persone tendono a pensare che l’ideale sia che le forze dell’ordine scoprano i responsabili di gravi reati commessi. Ma in realtà dal punto di vista delle forze di polizia questo è un approccio fallimentare. Quello corretto consiste invece nel fare una buona intelligence che consenta di prevenire o per lo meno rendere difficoltoso qualsiasi sviluppo pericoloso di queste tendenze. La vera attività di polizia (e la più difficile) è quella legata alla lettura dei segnali sul territorio individuandone i fenomeni prima che questi avvengano. Ovvero capirli per individuare il modo in cui frenarli.” 

Voi avete anche organizzato un corso di arabo al quale hanno partecipato diversi agenti…
Sì, l’ho organizzato io e sono stato anche criticato a questo proposito. Il corso rra allagato anche alle altre forze dell’ordine per cui hanno partecipato 12 carabinieri, 3 poliziotti 2 finanzieri e un poliziotto penitenziario. Lo faremo di nuovo in futuro e tra l’altro il corso è stato anche finanziato dalla Provincia grazie all’assessore Tommasini. Il corso era di cultura e lingua araba e serviva a capire una determinata realtà e per consentire alle forze di polizia di essere meglio accettati nel loro lavoro. Capendo il perché per molte persone di culto araba ad esempio è normale avere più mogli e perché certe cose li offendono. Quando si va a fare una perquisizione bisogna avere ad esempio il giusto approccio per evitare problemi. Mettere le mani addosso alle donne diventa ad esempio molto grave. 

La stampa ha un ruolo cruciale nell’alimentare un senso di insicurezza nei cittadini che magari non corrisponde allo reale stato delle cose?
Questa cosa è inevitabile. Un titolo di giornale quale ‘Ieri non è accaduto nulla’ non ha buone canches per funzionare. Anche la campagna Stop der Gewalt della Dolomiten ha avuto lo scopo di creare attenzione e partecipazione. Tutto ciò non ci sorprende, non ci crea problemi ma senz’altro promuove aspettative nei nostri confronti. Io per 5 anni sono stato comandante a Siracusa. Lì gli omicidi, le rapine e gli arresti c’erano e quindi per la stampa era più semplice gestire la situazione. A Siracusa si registrava senz’altro una minore tendenza a creare allarme sociale anche perché loro lì sono un po’ più abituati a queste cose. In definitiva posso dire che noi siamo quasi contenti se la stampa sente il bisogno di amplificare l’allarme, perché questo vuol dire che in realtà il problema non c’è. 

Per quanto riguarda le strutture pubbliche la provincia di Bolzano è senz’altro all’avanguardia. Ma la stessa cosa senz’altro non si può dire per quanto riguarda il carcere di Bolzano…
La struttura ha degli aspetti di precarietà che sono noti. C’è un progetto ormai va avanti da anni, anche se a rilento rispetto ad altri. Non si tratta di una chiusura preconcetta a mio avviso, il tutto sta un po’ nell’ordine delle cose. D’altronde devo dire che esistono situazioni buffe, che ho segnalato, anche per quanto riguarda caserme dei Carabinieri disastrate o non in buone condizioni presenti in provincia. Magari a fianco di altre strutture pubbliche, come caserme dei pompieri invece bellissime. Devo dire che però nel momento in cui si parla le cose si risolvono. In questo senso devo ringraziare sia i sindaci che la Provincia. Oggi con le permute delle caserme stiamo infatti costruendo moltissimo. 

“Sono sicuro che a breve non potrà anche risolversi il problema del carcere di Bolzano, perché davvero sfigura nel centro di Bolzano a fianco al Museion e ad altre strutture nuove. Spostarlo in periferia e renderlo più moderno sarebbe più in linea  con quelle che sono le aspettative di chi viene incarcerato a Bolzano. Dobbiamo infatti ricordare che lì ci finiscono tutti, non solo gli extracomunitari.”

Generale, il bilancio che abbiamo stilato appare anche troppo positivo. Ci sono altre ‘ombre’ che finora non abbiamo segnalato?
Ce ne sono almeno un paio. Se ne parla poco, ma abbiamo molti incidenti in montagna dovuti a imperizia ovvero eccessiva serenità nell’approccio. E dobbiamo purtroppo registrare molti morti in questi contesti. Esiste poi un’altra cosa  su cui bisogna riflettere e cioè è il numero dei motociclisti che muoiono sulle nostre strade. Si tratta di un numero imbarazzante: 2 o 3 alla settimana sono davvero troppi. La maggior parte di loro non sono neanche di qua e quindi l’allarme sociale è diverso. Però sicuramente il mondo motociclistico in queste valli si diverte ma patisce anche molto. Troppo.