Chronicle | Migranti

Cosa non torna nel processo contro Fadel

La polizia austriaca ha spinto i rifugiati a mentire? Le incongruenze delle testimonianze contro l'operatore condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’8 gennaio 2017 veniva annunciato con grande enfasi l’arresto di Firas Fadel, oggi  43 anni, operatore di Volontarius che all’epoca era responsabile del servizio di assistenza umanitaria al passo del Brennero.

L’indagine, denominata Nockel, era stata condotta sotto la supervisione dell'Europol dalla Squadra Mobile di Bolzano in collaborazione con la Bundespolizei tedesca e del Bundeskriminalamt di Vienna e coordinata dalle Procure di Berlino, Vienna e Bolzano. L'obiettivo era quello di smantellare una presunta rete criminale dedita all'organizzazione di viaggi clandestini di persone, soprattutto siriane e irachene prive di documenti, in Germania attraverso la rotta balcanica e il territorio italiano.

Gravi le accuse ipotizzate dagli inquirenti – favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l'aggravante del fine di lucro –  contro il dipendente dell'Associazione bolzanina, in un contesto storico e politico di altissima tensione rispetto la questione migratoria. Era il periodo in cui l’Austria minacciava di costruire un muro con l’Italia, delle decine di militari e mezzi corazzati lungo la frontiera, delle manifestazioni sul confine, della criminalizzazione dell’accoglienza e della solidarietà, delle barricate contro gli autobus dei migranti, delle centinaia di uomini, donne e bambini che stazionavano sui binari in attesa del treno da cui sarebbero stati cacciati dalle forze dell’ordine. Era l’anno in cui decine di persone erano costrette a dormire all’addiaccio nel parco della stazione di Bolzano, tra cui Adan, il tredicenne curdo iracheno affetto da distrofia muscolare morto di non accoglienza a causa dell’applicazione della circolare provinciale Critelli.

Profughi
Richiedenti asilo in stazione a Bolzano nel 2017: L'arresto di Firas Fadel è avvenuto in un contesto politico di alta tensione rispetto la questione migratoria (Foto: Lettera 43)

 

Per l’accusa, Fadel avrebbe approfittato della sua posizione per organizzare, dietro compenso, i viaggi di una manciata di singoli e famiglie richiedenti asilo giunti al Brennero. Allora i media lo dipingevano come un trafficante "insospettabile": Fadel era in Italia dal 2001, con un lavoro stabile e sposato con una donna sudtirolese con la quale ha avuto dei figli. Nelle interviste rilasciate nel 2016 ai giornalisti che arrivavano al Brennero per documentare la disperata situazione umanitaria, l’operatore diceva di empatizzare con le persone in transito perché lui stesso aveva dovuto sfidare pericolosi viaggi in barca e frontiere ostili per arrivare in Europa.

Armin Holzer (Presidente della Comunità Distrettuale), Walter Petrone (Presidente Volontario), Martha Stocker, Christina Tinkhauser (Direttore dei Servizi Sociali), Fadel Firas (Responsabile del Punto di Contatto), Christine Baur, Franz Kompatscher (Sinda
Firas Fadel, responsabile del punto d'appoggio del Brennero, in posa con politici e dirigenti: A seguito del suo arresto la condanna del mondo politico e associativo è stata unanime.

 

Dal carcere prima e durante i domiciliari poi, l’uomo non ha mai negato di aver aiutato i migranti ad attraversare la frontiera ma, con le parole del suo avvocato, Nicola Nettis, ha affrontato il lungo iter giudiziario per difendersi dall’accusa di aver agito a scopo di lucro, aspetto su cui ha concentrato l’intero impianto difensivo. Durante la sua arringa, Nettis, ha menzionato il caso di Cédric Herrou, il contadino francese nella valle della Roia finito a processo (poi prosciolto) per aver dato rifugio e sostegno ai migranti in transito da Ventimiglia, ricordando poi il mito greco dello scontro tra Antigone e Creonte, per sottolineare che già millenni fa l’uomo si chiedeva a quale legge, morale o di stato, era lecito obbedire.

La sentenza di primo grado dello scorso 4 luglio ha stabilito che proprio quella spinta morale che, secondo la difesa, avrebbe guidato le azioni di Fadel per l'ordinamento italiano corrisponde a un reato ben preciso: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

In fase di dibattimento, il Pubblico Ministero ha tuttavia modificato i capi dell’imputazione: su cinque casi in cui venivano contestati il fine di lucro, per tre di essi sono state tolte le circostanze dell’aggravante a causa della mancanza di prove. Con il riconoscimento delle attenuanti generiche, è stata disposta una condanna di 3 anni, 6 mesi e 20 giorni (pena quasi interamente già scontata), assieme a una sanzione di 180 mila euro, così come previsto dal Codice Penale. Per quanto riguarda l’aspetto risarcitorio nei confronti di Volontarius e River equipe, è stato raggiunto un accordo con la difesa: le associazioni, rinunciando a costituirsi parte civile, hanno accettato un risarcimento simbolico per danno d'immagine da parte dell’imputato. Le motivazioni della sentenza non sono ancora state rese note, ma la difesa ha già annunciato che ricorrerà in appello.

Migranti Brennero
A piedi, lungo la rotta del Brennero: L'ex operatore rivendica di aver aiutato le persone ad attraversare la frontiera, ma rifiuta con forza l'accusa di aver ricevuto denaro (Foto: Antenne migranti)

 

I dubbi sulle testimonianze


Per i due casi in cui è stata ritenuta fondata l’accusa del fine di lucro, la difesa ha chiesto di procedere con il rito abbreviato a seguito delle dichiarazioni contraddittorie delle presunte persone offese che, per l'accusa, avrebbero consegnato a Fadel un totale di 2700 euro per attraversare in auto il confine.

Stando agli atti del processo, i soggetti ascoltati avrebbero inizialmente riferito alla polizia austriaca di aver consegnato il denaro all’operatore all’interno dei bagni della stazione di Brennero, salvo poi ritrattare, solamente due ore dopo, affermando che la consegna sarebbe avvenuta negli uffici presso i quali Fadel svolgeva la sua attività lavorativa. 

Tali contraddizioni sono state oggetto di contestazione nell’incidente probatorio, durante il quale è emerso che il denaro non sarebbe stato più consegnato al Brennero bensì in un’agenzia viaggi in Iraq. Alla richiesta della difesa di spiegare l’ennesimo cambio di versione, come riportato a pagina 49 del fascicolo, emergono rivelazioni sconcertanti da parte di uno dei soggetti interrogati che, qualora venissero confermate, farebbero emergere una condotta gravissima da parte delle autorità austriache.

“Sì è vero che l’ho detto però all’epoca non era la verità. L’ho detto perché se non lo presento sotto questa forma il denaro sparisce. [...]. Era un agente in borghese (un poliziotto austriaco ndr) e mi ha consigliato questo. Mi diceva se tu dici la verità possiamo poi riprendere questi soldi. Ma se in più aggiungi che hai dato i soldi a Firas allora li puoi riavere”. 

 

Avvocato Nicola Nettis
L'avvocato difensore Nicola Nettis: "Le persone ascoltate si sono contraddette su aspetti fondamentali".

 

Per Nettis, tali dichiarazioni rappresentano un ulteriore elemento per considerare l’inattendibili le testimonianze contro Fadel: "Le persone ascoltate si sono contraddette su aspetti fondamentali. Per i presunti offesi, queste somme di denaro rappresentavano il capitale di una vita, è impensabile che non si ricordino il luogo in cui questi soldi sarebbero stati ceduti. Le dichiarazioni rilasciate durante l'incidente probatorio sono inoltre pesantissime e non possono essere interpretate in altri modi. Noi attendiamo e rispettiamo quelle che saranno le motivazioni della sentenza, ma risulta difficile pensare di basare le accuse su queste esternazioni contraddittorie”.


Intercettazioni ambigue
 

Fadel, come già detto, rivendica con convinzione di aver supportato per ragioni umanitarie i migranti ad attraversare il confine, indipendentemente dal mezzo utilizzato. Oltre alle testimonianze, sarebbero state le intercettazioni telefoniche a incastrare l'uomo. Ma è proprio il contenuto di alcune di esse che per la difesa potrebbero far suscitare alcuni dubbi sul ruolo effettivo avuto dall'operatore nella vicenda.

Brennero
Le intercettazioni sul traffico di essere umani al Brennero: Per l'accusa Fadel avrebbe organizzato i viaggi dei migranti al Brennero per conto di un'organizzazione in Germania, per la difesa emerge solamente la volontà di aiutare più persone possibili ad attraversare la frontiera.

 

In sede di processo emerge una registrazione che riporta la conversazione telefonica tra Fadel e un altro uomo che, assieme alla famiglia, si era affidato a un passeur per attraversare in auto il confine. “Avete posto in macchina per due ragazze?” chiede Fadel all’uomo, il quale ha risposto che avrebbe dovuto parlare con qualcuno, presumibilmente il responsabile del viaggio, e capire la situazione. “Se Fadel fosse stato davvero l'organizzatore dei viaggi – è quanto sostiene l’avvocato – che senso avrebbe avuto chiedere ai passeggeri se c’era ancora posto per due persone nell’auto? Si sarebbe limitato semplicemente a riempire le vetture da mandare in Germania. Fadel poteva essere a conoscenza dell’esistenza di questi circuiti, del costo della tratta e chi, tra le persone che arrivavano al Brennero, decideva di provare ad attraversare la frontiera in questo modo. Tutto questo non implica automaticamente il coinvolgimento diretto di Fadel. È vero che il suo nome è uscito nel corso delle intercettazioni – aggiunge Nettis – ma è altrettanto vero, e questo emerge dalle registrazioni, che quando le persone arrivavano al Brennero senza nulla e chiedevano a Fadel il cellulare per fare una telefonata, quasi sempre ai famigliari, lui lo prestava senza esitazioni. Quello che invece non è mai emerso dalle intercettazioni è che abbia chiesto o ricevuto denaro da queste persone. La nostra intenzione – conclude l’avvocato – in tutte le sedi di giudizio è quella di smontare attorno a queste incongruenze il teorema che il mio assistito avrebbe agito a scopo di lucro. La battaglia di Fadel continuerà su questo”.