Society | discriminazioni

Binarismo certificato

Dal 6 agosto è obbligatorio esibire il Green Pass per poter usufruire di molti servizi ma per le persone transgender (e non solo) i controlli possono diventare umilianti.
Trans rights
Foto: AP

Per accedere alla maggior parte dei luoghi al chiuso e per poter usufruire di numerosi servizi da alcune settimane vige l’obbligo di Green Pass, la certificazione verde che attesta l’immunità del soggetto da Covid-19, ottenibile previa vaccinazione, guarigione o la sottoposizione a tampone entro le 48 ore precedenti. Criticato su numerosi fronti e per i più disparati motivi, nei giorni scorsi l’attenzione si è focalizzata anche sul diritto alla privacy e le conseguenti umiliazioni dubite da persone transgender e non binarie nell’atto di esibire la certificazione, qualora l’identità riportata sui documenti non trovasse corrispondenza con il nome e il genere con i quali la persona è conosciuta socialmente. Come avviene già in molte situazioni, compreso il momento della vaccinazione, le persone trans potrebbero trovarsi in situazioni di forte disagio, costrette a coming out forzati e a dover spiegare, se non convincere, a chi sta autenticando in quel momento la validità della certificazione il perché della mancata corrispondenza. L’iter legale in Italia per cambiare il cosiddetto deadname, quando è possibile si caratterizza per essere un processo lungo, dispendioso ed estenuante, costringendo la persona in un limbo e in una convivenza forzata con dei documenti non corrispondenti alla propria identità reale.
Gruppo Trans, una delle numerosi organizzazioni che ha sollevato la questione, in attesa di un intervento da parte del Governo (molte di esse chiedono infatti l’omissione del nome), ha ideato una "Help card" che all’evenienza potrà essere stampata e mostrata in fase di autenticazione. È possibile scaricarla QUI in diversi formati e in lingua italiana o inglese


“Non si tratta di una soluzione, che prevedrebbe appunto una riforma della obsoleta legge 164/82, ma speriamo sia un atto di sostegno per le persone della nostra comunità in un momento che può essere difficile - spiegano dal loro sito-. Tramite questo progetto vogliamo porre l’attenzione sul tema, fornire uno strumento per proteggerci e raccogliere le testimonianze di chi dovesse incorrere in situazioni discriminatorie alla verifica del QR code. Mettiamo a disposizione il nostro team legale per supportarvi, è possibile inviare la propria segnalazione al seguente form e raccontarci quello che è successo: valuteremo insieme come procedere”.
A livello locale è possibile rivolgersi anche a Centaurus - Arcigay, scrivendo a [email protected], il punto unico di accesso per le diverse tipologie di richieste d'aiuto e che possono spaziare dalla necessità di un colloquio, all'emergenza abitativa fino alle discriminazioni e situazioni di violenza.

Le buone prassi per chi deve autenticare i Green Pass

Durante le fasi di verifica si invita fortemente a non leggere mai i dati della persona a voce alta, nonché mantenere il rispetto del diritto alla privacy di chi si ha di fronte. Non va dato per scontato né presunto il genere della persona che si deve controllare: è importante dunque astenersi da commenti o da fastidiose domande se l’aspetto della persona non dovesse corrispondere alle nostre aspettative. Qualora invece fosse necessario confrontarsi con la persona in questione circa i propri documenti meglio ritagliarsi uno spazio protetto al fine di proteggerla e rispettarne la privacy, senza esternare reazioni che possano esporla o costringerla pubblicamente ad un coming out forzato.