Politics | Aus dem Blog von: Salt & Pepe

Merkel vs Steinbrück: Una gara di normalità

Manca solo una settimana alle elezioni politiche del 22 settembre, e la campagna elettorale chiude con gli impegni finali dei due duellanti: La cancelliera Angel Merkel, e il suo sfortunato sfidante, Peer Steinbrück.
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Sono strane elezioni, queste. O forse elezioni normalissime. A una settimana dal voto del 22 settembre, c’è poco entusiasmo, pochissima suspense. Non è un duello all’ultimo voto, una battaglia politica combattuta fino all’ultimo momento con passioni pubbliche. Piuttosto il contrario, un atto democratico normale, spassionato, quasi noioso. Ma ovviamente questa impressione è un fatto politico in sé, il risultato di una strategia abilissima, quasi sicuramente vincente: Il frutto del metodo Merkel.

Felice il paese che non ha bisogno di eroi“, fece dire Bertolt Brecht a Galileo Galilei. Chissà se la Germania di oggi, del 2013, è politicamente felice, ma ad ogni modo di eroi sembra non sentire alcun bisogno. E forse è questo il segreto del successo della cancelliera Angela Merklel, alla vigilia del suo terzo mandato: Fare del voto un’operazione assomigliante la scelta di un amministratore condominiale, una cosa pratica, pragmatica, dovuta ma per niente emozionante o drammatica. In più, ed è fondamentale, farlo in modo tale, che anche dopo due legislature “i tedeschi ancora non ne hanno abbastanza”. Parola di un avversario politico della Merkel, Gregor Gysi, il leader del partito di sinistra DIE LINKE, come lei cresciuto nella Germania dell’Est.

S’intravedono le ragioni per cui l’avversario di Merkel, Peer Steinbrück, candidato dei socialdemocratici, fino ad oggi non sia riuscito a raccorciare le distanze. A parte gli errori, i difetti e le sfortune dello stesso Steinbrück: Sembra che anche senza di essi (ultimo esempio: mostrare lo 'Stinkefinger' agli elettori) Steinbrück non sarebbe riuscito a trasformare le elezioni in un duello acceso, un confronto vero. Eppure non mancano le differenze tra i due sfidanti: Una scienziata, ricercatrice di fisica, della Germania dell’Est, contro un politico di professione dell’Ovest, una conservatrice controllatissima contro un progressista carismatico, donna contro uomo ecc.

Le loro biografie non potrebbero essere più diverse, con la carriera politica di Merkel che ancora oggi ha dell’incredibile, inverosimile, catapultata com’è stata da scienziata senza alcuna ambizione politica nella real-socialista Repubblica democratica tedesca (RDT) pre- 1989, fino a diventare cancelliera della Germania riunificata sedici anni dopo. Merkel non ebbe nessun ruolo nel movimento di protesta che fece crollare il muro di Berlino, anzi lei stessa raccontò come, il giorno che quel muro finalmente cadde, lei andò alla sauna come ogni giovedì.

L’aneddoto può suonare pazzesco, invece serve a spiegare il fenomeno politico che è Angela Merkel. Solo dopo la caduta del muro inizia a essere politicamente attiva, diventa portavoce di un piccolissimo partito, Demokratischer Aufbruch, che prende solo il 0.9% del voto nelle prime ed ultime elezioni democratiche della RDT. A causa del vuoto di personale politico, sicché l’intera elite della DDR è compromessa, e di logiche di coalizione, nel 1990 Merkel diventa vice portavoce del primo governo democraticamente eletto della RDT. Già nel 1990 il suo partito si fonde con i democristiani della CDU, e solo un anno dopo diventa ministro per donne e giovani nel primo governo della Germania riunificata, scelta dal cancelliere Helmut Kohl. Le viene affibbiato l’epiteto “Kohls Mädchen”, la discepola del cancelliere, al quale serve un simbolo della riunificazione, un ministro dall’Est. Merkel è perfetta, in più intelligentissima, donna, giovane.

All’epoca Peer Steinbrück, il suo avversario di oggi, si era già fatto 13 anni di carriera politica, da portaborse a membro dello staff dei ministri del governo di Helmut Schmidt negli anni ‘70, passando poi a segretario di Stato nello Schleswig-Holstein. Steinbrück è abile, un amministratore pragmatico, non un visionario. È centrista, a volte più vicino agli industriali che agli operai. Il suo talento è quello di oratore, è un retore antagonista, che combatte e ferisce di retorica, e non a caso viene percepito come arrogante e freddo. Steinbrück da politico è l’esatto contrario della Merkel, che si posiziona sempre più come moderatrice super partes.

Eppure potrebbe darsi che in realtà i due sfidanti non siano poi così tanto diversi, così distanti come gli spot elettorali vogliono far credere.

Infatti hanno collaborato bene nel passato, nel governo della grande coalizione dal 2005 al 2009, con Merkel cancelliera e Steinbrück ministro delle finanze, che per molti osservatori ha affrontato la crisi finanziaria ed economica iniziata nel 2008 con efficienza e senza troppo mosse sbagliate. Nella cabina di regia dell’allora governo c’erano proprio loro due, Steinbrück e Merkel.

Il fatto rende meno credibili i tentativi di Steinbrück di distanziarsi da Merkel, di dimostrare come la scelta tra loro due sia una vera alternativa. In più, ed è fondamentale per il successo della cancelliera, non è per niente chiaro quali siano le sue posizioni fondamentali. Certo, all’estero viene vista come lady di ferro, teutonica e inflessibile paladina del rigorismo austero. Ma questo non è il caso nella percezione domestica di Merkel: Anzi, il giornalista Ralph Bollmann spiega la sua popolarità proprio con il fatto che è lei che si adegua agli stati d’animo dei tedeschi, e li protegge e scherma da tutti gli incomodi. Lui la chiama “terapeuta della Germania”, immagine lontanissima da quella di dominatrice che viene dipinta a volte nei paesi che subiscono le sue ricette di austerity.

È questo il metodo Merkel: Ha trascinato il suo partito su posizioni inaudite, lo stop al nucleare, alla leva, adottando misure per un salario minimo e contro l’inflazione degli affitti, così tanto che alla fine non è più chiaro in cosa si distingua ancora dalla SPD. Il mistero di Merkel è puramente che non esiste nessun mistero, nessuna profonda missione, nessuna passione segreta.

Prontamente viene criticata proprio per questo, soprattutto dai suo predecessori, sia Kohl sia Helmut Schmidt: Non ha una visione, non ha una missione storica, si adegua e naviga a vista. Eppure gli onorevoli signori dimenticano la cosa più importante, e cioè che gli elettori sembrano apprezzare proprio questo. È la mancanza di pathos, la normalità, l’assenza di dramma che apprezzano. E sarà difficile per Steinbrück vincere una gara di normalità.