Politics | Provinciali 2013

Il mio nome è Matteo

Momento clou per la campagna elettorale del Pd. A Bolzano è ospite Matteo Renzi, stella della politica nazionale, probabilissimo vincitore del prossimo congresso nazionale del partito e da molti indicato come futuro premier. Accluso all'articolo il video del discorso di Renzi.

Pubblico delle grandi occasioni stamani (14 ottobre) al Rainerum di Bolzano. Con circa mezz'ora di ritardo sull'orario previsto (le 12.00), arriva Matteo Renzi: il sindaco di Firenze, il “rottamatore”, l'uomo che ha perso le primarie con Pier Luigi Bersani, ma che dopo la vittoria dimezzata (per alcuni una mezza sconfitta) alle politiche, e la formazione del governo delle “larghe intese”, sempre più in possesso della leadership del partito, tanto che oggi tutti i militanti, i candidati e i dirigenti presenti in sala lo aspettano e lo acclamano come un'autentica bandiera. E il Pd locale si stringe insomma attorno a lui (non solo metaforicamente), convincendosi di potercela fare, di poter ottenere cioè quel grande successo elettorale in grado di confermarlo al governo della provincia con un peso e un'influenza ben maggiore di quella esercitata nella passata legislatura.

Che cos'ha detto, Matteo Renzi? All'inizio ha citato la data di oggi, ricordando come esattamente sei anni fa sia nato il Partito democratico. “Ma la sfida di un grande partito non è solo quella di ricordare il proprio passato, bisogna guardare sempre avanti, e il 27 ottobre voi andrete a votare per dare un nuovo senso alla politica, non solo in Alto Adige”. Agli occhi di Renzi l'Alto Adige è un luogo in cui regna la buona amministrazione e il buon governo. Chiarissima dunque l'approvazione, persino entusiastica, dell'alleanza con la Svp. E non importa se nel paniere delle lodi finisce poi anche la “politica energetica”, certamente uno dei problemi irrisolti, nel frattempo nascosto sotto al tappeto. Solo per restare al ruolo svolto dal Pd nello specifico, Renzi non ha ovviamente ricordato come il 30 dicembre 2009, allorché la Giunta approvò le concessioni di 10 grandi centrali ex Enel assegnandole alla Sel, una di queste, cioè quella di Sant'Antonio, fu inclusa contro il parere degli uffici competenti, che l'avevano invece assegnata ad Eisackwerk. Al momento della votazione, figurata poi come “unanime”, dalla sala del Consiglio uscirono proprio i due assessori del Pd, a quel tempo Christian Tommasini e Barbara Repetto, in quanto fu loro chiesto, parole messe poi a verbale, “di non votare contro per problemi di opportunità politica” (tali particolari sono ricapitolati nel dossier sul caso Sel pubblicato recentemente da Riccardo Dello Sbarba).

Ma questi, in fondo, agli occhi di Renzi potrebbero apparire come dettagli. Lui non è certo venuto qui per fare autocritica. Ha il compito più agevole di poter volare alto. Da grande motivatore. Quindi ecco più volte rimbalzare la parola “Europa”: “Oggi c'è più che mai bisogno di passare da una visione dell'Europa come esclusiva matrice di regole a quella che ci faccia sentire di essere un popolo, con un'anima. L'Alto Adige rappresenta senza dubbio il luogo fisico in cui incarnare questa visione”. Quando poi, anche se di sfuggita, e mantenendo raramente il filo del discorso, Renzi allude ai recenti temi del dibattito nazionale che l'hanno visto coinvolto (per esempio quello della drammatica situazione carceraria), il linguaggio si fa più accorato, concedendo spazio a toni sentimentali (qualcuno mormora: sta facendo il Gramellini). L'apice è raggiunto con l'immagine tristissima dei due migranti, la madre e il figlio partorito al momento del naufragio, ritrovati da un sub ancora uniti in fondo al mare. “Quei due nostri fratelli sono stati identificati con dei numeri, il 288 e il 289. Una mostruosità, che ci fa capire come dobbiamo assolutamente smetterla di trattare le persone come fossero numeri. Dobbiamo anzi tornare a chiamarci per nome, dobbiamo creare le premesse per costruire una società composta da nomi”. E qui, non erano passati neppure cinque minuti dal ricordo commosso dei due abbracciati in fondo al mare, Renzi menziona la campagna pubblicitaria della Coca Cola e della Nutella, che per l'appunto hanno deciso, persino loro, di siglare le confezioni dei loro prodotti con dei nomi propri: Giacomo, Antonio, Sabrina...

La chiusura viene dedicata nuovamente alle elezioni provinciali. “Andate a prendervi gli elettori uno per uno, cercate di vincere il rifiuto e la disillusione che molti di loro provano nei confronti della politica. Anche il voto, attraverso l'espressione delle preferenze, è un modo per non essere dei numeri. Solo se riusciremo a coinvolgere tutti potremo rinascere. Oggi l'Italia è un paese declinato al passato, e infatti ci capita ormai sempre più spesso di dire che ERA un grande paese. Ma noi dobbiamo impegnarci affinché l'Italia abbia anche un grande futuro”. Alla fine, dunque, un Renzi più serio del previsto, meno incline a spargere battute o scampoli di “umore toscano”, compreso nel suo ruolo di futuro leader del partito e per questo meno non così vivace “come l'ultima volta”. Cioè l'ultima volta che era stato a Bolzano, come suggerisce un militante che, arrotolata la bandiera, s'incammina insieme agli altri verso l'uscita.