“Li abbiamo costretti a votare per Urzì”
Roberto Bizzo, il suo partito ha posto tra le priorità la modifica della legge elettorale che spetta alla Regione. Lei da vicepresidente del Consiglio Provinciale come la vede?
Non vorrei che si volesse modificare la legge perché non si è capaci di affrontare i nodi politici che sono emersi in quest’ultima tornata elettorale. Questa legge elettorale fino ad oggi ci ha consentito di vincere dappertutto e quindi il problema non sta nella legge in sé. Andando a cercare scorciatoie in politica magari si ottengono risultati immediati però non si fa sempre un buon servizio. Come sappiamo una sentenza della corte costituzionale ha cassato la legge provinciale che introduceva il quorum. La sentenza era basata sullo spirito autentico della nostra autonomia ed è questo il vero nodo politico.
Cioè?
L’autonomia non è uno strumento di governo ma serve invece a costringere gruppi linguistici ed etnici differenti, che altrimenti non lo avrebbero mai fatto, a governare assieme. Quella sentenza dice che non si possono applicare soglie perché in Alto Adige la legge elettorale, qualunque essa sia, deve avere come obiettivo principale quello della presenza di tutti i gruppi linguistici all’interno delle istituzioni. Cosa che è più importante della mera garanzia di governabilità. Quando difendiamo la nostra autonomia - e lo facciamo ovunque, a Roma come a Vienna - difendiamo proprio questa specificità.
Quindi che si può fare fare? Reintrodurre un proporzionale puro senza l’elezione diretta del sindaco?
Abbiamo costruito una serie di modelli e abbiamo fatto delle simulazioni. Ebbene: in tutti i casi la situazione non cambierebbe di molto. Quindi o riusciamo a risolvere il problema politico ricostruendo una coalizione che abbia i numeri per governare oppure non andiamo da nessuna parte.
Ok, ma la ricostruzione deve partire dall’interno dal suo partito e cioè dal PD, non crede?
La conflittualità c’è in tutti i partiti grandi. Oggi ho letto di una miniscissione all’interno della SVP bolzanina, per dirne una. Ma è anche vero che senza un’unità nel Partito Democratico non esiste nemmeno un’unità del centrosinistra. Unità del partito in ogni caso non vuol dire che non si litighi. Si litiga ma per trovare una sintesi comune.
Christian Tommasini la scorsa settimana mi ha detto che vi parlate. Conferma?
Assolutamente sì.
Per quanto riguarda Spagnolli invece qual è il suo pensiero? Lei l’anno scorso aveva posto la questione in merito all’opportunità o meno di un terzo mandato. Aveva ragione lei?
Posso garantire che quando mi sono proposto come alternativa l’ho fatto solo per disperazione e perché non c’era nessuno che lanciasse la sfida. Penso che all’epoca fosse evidente che la città era stanca ed aveva bisogno di un cambio di passo.
Quello della candidatura di Spagnolli è stato dunque un errore. Ma non il solo…
Un errore gravissimo è stato il tentativo di sostituire i Verdi con l’Artioli. Si è trattato di un’operazione mortifera per il centrosinistra che ha prodotto fratture che poi non si sono più sanate.
Nel PD ad un certo punto prima e dopo le elezioni comunali eravate quasi più voi centristi ex Margherita a spingere per rinnovare l’alleanza con gli ecosociali. Quasi una contraddizione in termini.
Quando ci fu da varare l’autonomia l’allora Democrazia Cristiana andò a cercare il Partito Comunista e l’approvarono insieme.
Allora è una questione di DNA?
Sì, siamo animati da una spinta alla collaborazione. E siamo noi che abbiamo portato prima i socialisti e poi i comunisti al governo della Provincia. Noi la consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte noi ce l’abbiamo senz’altro.
Qual è la posizione di Bizzo su Benko?
Io penso che quel pezzo di città abbia rapidamente bisogno di essere messo in ordine e risanato. Al mio partito ho consegnato una proposta di modifica dell’art.55quinquies della legge urbanistica provinciale che secondo me potrà essere utile ad evitare di ritrovarci nelle condizioni attuali.
E Spagnolli ha fatto bene a rimettere in corso la conferenza di servizi con il suo decreto a poche ore dalle dimissioni?
No. Nel bene o nel male il consiglio si era pronunciato e quel voto andava rispettato. Si doveva ripartire da zero. Oggi l’urbanistica deve essere compartecipata.
Liliana Di Fede resterà segretaria del PD fino alle prossime elezioni comunali?
Saremmo irresponsabili se andassimo a creare ulteriori divisioni nel PD sulla posizione di Liliana Di Fede nel momento in cui dobbiamo andare a dare un governo alla città. Ma voglio precisare che è stata la crisi in Comune a Bolzano di fatto a scongiurare il fatto che nel PD si dovesse discutere una mozione di sfiducia nei confronti della segretaria. Liliana Di Fede è stata sfiduciata dagli elettori a Laives, a Merano e poi alla fine anche a Bolzano. Dovrebbe trarne lei le conseguenze. Il senso di responsabilità da parte sua richiederebbe un passo indietro.
Anche l’area politica di centro in questo periodo in teoria potrebbe essere oggetto di manovre nella prospettiva di un’aggregazione più ampia. E di questa area fa parte anche il gruppo politico che fa capo a lei. Cosa ne pensa? Una Lista Civica di centro non potrebbe essere un’ipotesi interessante per voi?
Nel PD litighiamo perché abbiamo una visione diversa del nostro partito. I risultati negativi che abbiamo ottenuto dipendono dall’assenza di una linea politica nel Partito Democratico. Io sono convinto che in Alto Adige il PD possa diventare quello che si sta preparando a diventare il PD a livello nazionale e cioè un partito della nazione. L’aspirazione è dunque che il PD diventi il partito dell’Alto Adige. Che non è il partito degli italiani ma quel partito che vuole portare la maggioranza della comunità di lingua italiana ala condivisione e al governo dell’autonomia. Esiste una vasta area di elettorato che al momento non si riconosce nel PD e che ha bisogno di essere rappresentata.
Il vostro target dovrebbe essere ora questo elettorato orfano di politica?
Sì. Finora questa operazione il PD non l’ha fatta, lasciando un territorio sguarnito. Il dato più allucinante di Bolzano sta nel fatto che abbiamo costretto gran parte degli elettori a votare per Urzì perché non condividevano la nostra linea politica e non si riconoscevano nei nostri candidati. Ma altrettanti elettori li abbiamo lasciati a casa.
E la SVP come la vede? Il suo a Bolzano è un destino blockfrei con un occhio magari a quanto sta accedendo a Laives?
Da un certo punto di vista la SVP soffre un po’ la crisi che fu della DC negli anni ’90. Una crisi di evoluzione e perdita di tensione attorno all’autonomia, forse. Peraltro tamponata dalla necessità di affrontare la crisi economica e poi mettere mano allo statuto. Attraverso la convenzione la SVP si appresta oggi a rappresentare la comunità di lingua tedesca e su questo troverà una propria coesione territoriale. Avrà però bisogno di un partner altrettanto robusto. E dobbiamo tener presente che l’attuale fragilità della SVP è anche specchio della fragilità dei partiti cosiddetti italiani.
Alle scorse elezioni provinciali lei è arrivato poco dietro a Tommasini ma non ha avuto posto in giunta e quindi ha dovuto anche lasciare importanti progetti come il festival dell’innovazione e il Parco Tecnologico. Ora si parla addirittura di Elena Artioli che potrebbe diventare presidente del consiglio provinciale quando sarà il momento della rotazione etnica. Quali i suoi sentimenti in merito?
ll PD ha colto l’occasione per semplificare i rapporti al proprio interno lasciando me fuori dalla giunta. Ma io credo che in quel frangente a perdere sia stato il Partito Democratico
Il PD ha pure stipulato l’accordo per ottenere la presidenza del Consiglio Provinciale. Se il Partito Democratico intende ripetere l’errore anche se su scala minore può senz’altro farlo. Poi però ognuno sarà libero di trarre le sue conclusioni.
Con i miei colleghi della
Con i miei colleghi della nuova Segreteria PD siamo entusiasti e stiamo lavorando bene. Capisco, tutto ciò può turbare i veterani, ma consiglierei a Bizzo di incanalare la rabbia in un percorso di positività. Farebbe bene a sé stesso e soprattutto al PD.
Questa guerra non è la mia ed è un triste spettacolo leggere l’aggressività che Roberto Bizzo oggi su Salto.bz e Luisa Gnecchi ieri sul Corriere indirizzano sulla Segretaria e di conseguenza sulla nuova Segreteria.
Il PD ha bisogno di rinnovarsi e di aprirsi. Né Bizzo né Gnecchi sono atterrati ieri dall’Iperuranio, e secondo loro il crollo di appeal del PD riguarda solo Liliana Di Fede.... ma dai!!!!
Il vero problema e' proprio
Il vero problema e' proprio lui e la vecchia guardia, quando se ne andranno, sara' troppo tardi, servono volti nuovi e puliti come Luigi Tava e dr Claudio Volanti, ricordo che la vecchia guardia, ha votato contro l'applicazione della legge Madia, decretata dallo stesso Pd....... questo e' il motivo per cui il Pd ha perso in AA