Autochtona, il vino in fiera
Anche se è molto probabile che ognuno di voi abbia bevuto, almeno una volta nella vita, un vino chiamato "Prosecco", pochi sapranno che è ottenuto vinificando uve denominate Glera. Un vitigno autoctono, che insieme a varietà locali di tutto il Paese - alcune poco conosciute come il Pallagrello, la Freisa d’Asti, il Rossese, la Malvasia Puntinata, l'Uve del Tundè, l'Ucelùt, il Famoso, il Panzale - sarà tra i protagonisti di Autochtona, la fiera in programma dal 16 al 17 ottobre presso la Fiera di Bolzano.
Sono attesi in Alto Adige oltre 100 produttori (l'elenco completo è già sul sito fierabolzano.it), che dal Nord al Sud presenteranno più di 300 etichette esclusivamente da vitigni autoctoni. La manifestazione offrirà l'opportunità di degustare varietà spesso uniche, legate a singoli e piccoli areali, custodite dal lavoro quotidiano di vignaioli che hanno deciso di essere testimoni in prima persona di questo grande patrimonio, "custodi". Tutti gli espositori parteciparanno anche alla rassegna “Autoctoni che passione!”, durante il quale una giuria di wine journalist e riconosciuti esperti valuterà le etichette degli espositori e attribuirà gli 2Autochtona Award" in sei categorie (miglior vino bianco, miglior vino rosso, migliori bollicine, miglior vino dolce, miglior vino rosato e Premio speciale Terroir).
Con il concetto di terroir nel linguaggio enogastronomico si indica "il rapporto che lega un prodotto alle caratteristiche del microclima e del suolo in cui è coltivato" (Treccani). Nel caso della vite e dell'uva, questo rapporto diviene sempre più importante di fronte ad eventi estremi e riscaldamento globale (pensiamo al 2017, con le gelate primaverili e il gran caldo e la siccità estiva in gran parte d'Italia). Come spiega Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura presso il Dipartimento di Produzione Vegetale della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano: “I vitigni autoctoni sono frutto di un ciclo di selezione di alcune migliaia di anni, attraversano fasi climatiche estreme e per questo hanno accumulato nel loro DNA, per effetto di incroci spontanei e mutazioni, dei tratti genetici che consentono loro di superare condizioni climatiche davvero difficili. Questi geni sono però conservati al loro interno senza aver mai avuto la possibilità di esprimersi, possibilità che è resa fattibile solo dall’incrocio con i processi di ricombinazione e con la successiva selezione. Rappresentano solo una punta dell’iceberg, sotto nascondono un Dna molto più complesso che si adatta ai cambiamenti climatici. Hanno, quindi, ancora molto da dare e da dirci”.
“Gli autoctoni selezionati, cresciuti in zone vocate, sono quelli che reagiscono meglio alle mutate condizioni climatiche" sottolinea Donato Lanati, del centro di ricerca Enosis Meraviglia in Piemonte, citato in un comunicato di Autochtona. Secondo Lanati, basta osservare anche il comportamento di alcuni vitigni autoctoni proprio quest’anno: “Nel Nord-ovest il vitigno che ha sofferto di meno è il Nebbiolo, sia nelle Langhe che nell’Alto Piemonte. Spostandoci in Toscana stessa situazione con il Sangiovese che si sta comportando bene, ancor meglio nelle sue zone di maggiore vocazione come a Montalcino o in Val d’Orcia”.
In attesa di Autochtona, a Bolzano nel week end del 14 e 15 ottobre coloro che sceglieranno di degustare vini autoctoni italiani riceveranno un biglietto ingresso omaggio. Autochtona è in programma lunedì 16 a martedì 17 ottobre 2017 dalle ore 11.00 alle ore 18.00. L'ingresso costa 30 euro (25 online).