Giornata contro la violenza maschile
Il 27 novembre 2021 sarà ancora una volta una giornata di manifestazioni contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere. Sentiamo forte l’esigenza di tornare in piazza per ribadire che la violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale, non una emergenza. I mesi di lockdown e convivenza forzata nelle case e nelle famiglie violente non hanno fatto altro che confermare ancora una volta che la famiglia e la casa sono più che mai luoghi di oppressione e di conflitto, dove la violenza maschile imperversa, con o senza emergenza sanitaria. Durante i mesi della pandemia i centri anti-violenza e i consultori femministi e le case rifugio hanno dovuto fare fronte a un’emergenza nell’emergenza per non lasciare nessuna da sola. In provincia di Bolzano, le richieste di aiuto per abusi sessuali su donne e minori sono aumentate vertiginosamente: nel 2020 i colloqui nei consultori con donne adulte sono stati 76 (+117% rispetto al 2019), 151 quelli che hanno riguardato ragazze minorenni vittime di stupro (+64,1%) e 22 quelli con vittime ragazzi minorenni (ben 21 in più rispetto alla sola e unica richiesta avanzata nel 2019), per un totale di 242 richieste, quasi il doppio rispetto le 128 dell'anno precedente. Ma dare colpa alla pandemia e al lockdown è troppo comodo. Le violenze e gli stupri esistono perché esistono uomini violenti e stupratori, non perché esiste il corona virus.
I numeri parlano di vite a rischio e di responsabilità collettiva, ma non siamo tutte e tutti sulla stessa barca. Sono prima di tutto le donne a pagare il prezzo dell’emergenza sanitaria ancora in corso. La pandemia ha anche messo in luce il nesso oppressivo tra la violenza economica e il lavoro di cura. Lo smartworking ha spostato in casa il lavoro di molte, mentre il lockdown aumentava quello di cura e domestico. Il lavoro nell’assistenza sanitaria e domiciliare, nei servizi, nell’educazione e nelle case si si è rivelato ancora una volta il più essenziale ma anche il più precarizzato, svalutato ed esposto a rischi di contagio: sono in maggioranza le donne a essere impiegate nei servizi essenziali, quelli che non possono essere svolti «in remoto» e sono andati avanti, obbligando lavoratrici e madri a un’impossibile conciliazione tra lavoro e famiglia, tra salario e salute. Nel 2020 il 70% delle persone che hanno perso il lavoro erano donne. Di tutti i lavoratori con contratto part time, il 75% è donna. Sommando lavoro produttivo e di cura, una donna su due ha un carico medio di 60 ore settimanali. Tutto questo ancora a fronte di una disparità salariale inaccettabile, che vede le donne guadagnare in media il 17% di stipendio in meno e 500 euro in meno di pensione rispetto agli uomini (fonte Inps 2021). Le lavoratrici straniere (il 52% della popolazione straniera in Alto Adige) hanno pagato il prezzo più alto per la pandemia sia rispetto alla popolazione maschile straniera sia rispetto a quella italiana.
Il 27 novembre Nudm Trento e nudm Bolzano si danno appuntamento a Trento per ripetere che ci vogliamo vive, vive e libere dalla violenza maschile e di genere, in tutte le sue forme. E vogliamo una equa distribuzione dei diritti e della ricchezza che produciamo. Non siamo una statistica sulle “nuove povertà”, non siamo “angeli”, non siamo “eroine” e non siamo “vittime”. Se abbiamo una missione non è certo quella di accudire una società che ci opprime e ci sfrutta, ma di trasformarla radicalmente. A questo serve il femminismo. Per questo siamo femministe.