La grande guerra oltre il pacifismo
Immaginate di entrare nella sala di un museo e di trovare ad accogliervi un gruppo di cavalli senza occhi, naso né bocca, congelati per sempre nell’attimo in cui rovinano al suolo con tutto il loro peso, senza dubbio definitivamente, senza poter emettere un lamento, lanciare un ultimo sguardo, esalare l’ultimo respiro.
Si apre drammaticamente con la celebre installazione In Flanders Fields di Berlinde De Bruyckere, “La guerra che verrà non è la prima. grande guerra 1914-2014”, ospitata al Mart di Rovereto fino a settembre 2015, dove dipinti, video, installazioni, fotografie, documenti, lettere, reperti bellici, opere futuriste - che ritmano i cambi di scenario - lavori di Alighiero Boetti, Marc Chagall, Osvaldo Licini, Enrico Baj, Burri, Anri Sala, Orlan e moltissimi altri, dipingono un’immagine che va ben oltre la denuncia pacifista.
In realtà il percorso espositivo è tutto tranne che obbligato, perché il riuscitissimo allestimento di Martí Guixé lascia libero il visitatore di decidere l’ingresso dal quale cominciare il proprio percorso e poi come svilupparlo. La scelta del designer catalano è fondamentale ed azzeccatissima, perché la mostra si articola in un progetto complesso che mette a contatto arte, storia, filosofia, antropologia, sociologia e politica, lungo un percorso dal ritmo serrato che mescola logica e follia, morte e vita, disastro e speranza, ed è fondamentale la possibilità di affrontare a proprio modo una mostra che si snoda attraverso elementi così coinvolgenti ed eterogenei
L’esposizione realizzata con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - un progetto diretto da Cristina Collu a cura di Nicoletta Boschiero, Saretto Cincinelli, Gustavo Corni, Gabi Scardi e Camillo Zadra, in collaborazione con esperti di storia e arte contemporanea - si rivela molto più di una semplice riflessione storico-artistica circa il primo conflitto mondiale. Una serie complessa di linguaggi e punti di vista, articolandosi tra focus narrativi scanditi da testimonianze storiche, si intreccia a residui bellici e oggetti d’uso comune all’epoca del conflitto, in dialogo con opere realizzate da artisti in esso coinvolti, così come da loro colleghi di oggi che, ricorrendo ai linguaggi del presente, sviluppano riflessioni allargando il campo di indagine a tutte le guerre del mondo, di ieri, di oggi e domani.