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“Sardine e Fridays, il nostro riscatto”

Nausicaa Mocellin, attivista per il clima e del movimento anti-populista nato a Bologna, sulla cattiva politica, la rabbia come propellente e il suo sogno “alternativo”.
Fridays for Future 29112019
Foto: salto.bz /N.Arrigoni

L’inarrestabilità dei 18 anni e una devozione appassionata e totale per le cause scelte, sopra cui apporre il proprio sigillo. Rientra nella categoria Nausicaa Mocellin, studentessa bolzanina all’ultimo anno dell’istituto tecnico agrario di Ora in lingua tedesca, attivista del movimento mondiale Fridays for Future (ma nel “curriculum” c’è anche Extinction Rebellion e Amnesty International), e “neo-sardina”. Nausicaa è diventata una delle amministratrici della relativa pagina Facebook, “Sardine Bolzano Bozen”, dopo il caso, rivelato da salto.bz, scoppiato intorno all’iniziatore del profilo social e al meno fortunato doppione, “Sardine altoatesine Südtiroler Sardinen”. Venerdì scorso, 13 dicembre, i manifestanti sono scesi in piazza Mazzini a Bolzano per unirsi al coro anti-populista, tutto cuore e (al momento) poca struttura, a metà fra una soffusa ingenuità e una autentica genuinità. 

 

 

salto.bz: Mocellin, a Bolzano la corrente è stata favorevole per le sardine in termini di partecipazione di piazza, se l’aspettava?

Nausicaa Mocellin: È stato un bel messaggio. Una manifestazione pacifica e allegra, con persone di ogni età, provenienza e professione. C’era un’atmosfera molto accogliente e coesa.

Cosa fa di lei una sardina?

La voglia di cambiare le cose, semplicemente. Ho seguito l’evoluzione di questo movimento, da quando ha mosso i primi passi a Bologna, lo scorso novembre, l’ho visto risalire i diversi fiumi d’Italia. Ne condivido i valori e perciò volevo scendere in piazza anche io. Speravo che il fenomeno potesse prendere piede anche a Bolzano. Osservavo tutto a distanza, senza considerare l’idea di organizzare le manifestazioni, come invece faccio con i Fridays. Un amico, Diego Laratta, come me attivista contro il cambiamento climatico, mi ha contattato dopo la polemica sulla doppia pagina di Facebook e mi ha chiesto di diventare una delle amministratrici di Sardine Bozen. Serviva qualcuno che non fosse affiliato ad alcun partito, che avesse motivazione e anche esperienza nell’attivismo, a quel punto non ho potuto dire di no.

Con il quartier generale di Bologna ha parlato? Con Mattia Santori?

Ho avuto solo un contatto con uno di loro perché volevano vederci chiaro sulla faccenda di Facebook.

Tutto risolto su quel fronte?

Per il momento sembra di sì, tutto rientrato. Ci stiamo coordinando bene. Le pagine sono ancora due, ma quella “ufficiale” è Sardine Bozen.

La rabbia è un motivo per scendere in piazza, e lo sono anche l’ansia e la paura del futuro, perché la situazione è piuttosto disperata. Vale la pena impegnarsi per cambiare in meglio questo mondo

Il minimo comune denominatore fra i Fridays e le sardine è la piazza, la voglia di tornare a occupare fisicamente gli spazi pubblici, superando la “quarta parete” dei social.

Le piazze sono di tutti, quindi anche nostre. Quello che mancava era riuscire a sensibilizzare le persone, farle sentire parte di qualcosa senza i connotati della demagogia più spicciola, senza lasciare campo libero a una politica che alimenta le pulsioni peggiori. Senza cedere alla solita risposta facile, di pancia, istintiva, all’odio diffuso. L’alternativa esiste e ora sta prendendo forma, è il momento del riscatto. Si tratta anche di una questione di divulgazione. A pensarci Greta Thunberg era da sola quando ha iniziato, un anno fa, e ora siamo tantissimi. Anche se sul cambiamento climatico non c’è un’opinione unanime condivisa, tutti hanno sentito parlare dei ragazzi dei Fridays for Future e tutti hanno capito quanto ci stanno a cuore l’ambiente e il clima. 

Cos’è che la smuove?

La ferma volontà di fare qualsiasi cosa sia nelle nostre capacità per risolvere un problema esistente. 

Si sente arrabbiata?

Direi che di rabbia ce n’è, ma è un sentimento che trasformo in energia e motivazione, la faccio convogliare verso un bene positivo. La rabbia è un motivo per scendere in piazza, e lo sono anche l’ansia e la paura del futuro, perché la situazione è piuttosto disperata. Vale la pena impegnarsi per cambiare in meglio questo mondo. L’attivismo per me è iniziato con i Fridays. Un nostro professore a scuola ci aveva detto che anche a Bolzano gli studenti sarebbero scesi in piazza e alla prima manifestazione, a febbraio dell’anno scorso, andai con mia madre. Rimasi affascinata e provai una certa invidia verso chi aveva organizzato quel corteo così partecipato, unito, colorato. Volevo far parte anch’io di quel gruppo, non essere più solo una spettatrice, e mi sono fatta avanti. 

 

 

Tornando alle sardine, posta la pregiudiziale antifascista dopo le polemiche su CasaPound riguardo la manifestazione di ieri, 14 novembre, l’anti-salvinismo non è un limite per il movimento? Non rischiate di fare ciò che la sinistra, i girotondi, il popolo viola, hanno tentato di fare contro Berlusconi, che poi per 20 anni ha sempre vinto?

Il fascismo lo aborriamo. Ma poi cosa ci fa la destra estrema in piazza con noi? Non vogliamo bandiere, siamo apartitici. Attenzione però, “apartitici” non “apolitici”, perché di apolitico al mondo c’è ben poco, se si scende in piazza si fa sempre politica. Non lo vedo come un limite l’anti-salvinismo inteso come anti-populismo e anti-sovranismo, insistere sul fatto che non esistono soluzioni semplici a problemi complessi è la cifra da mantenere. 

La politica intesa come mestiere dovrebbero farla le persone che hanno preparazione e capacità, quando il popolo dice “io quella cosa lì potrei farla meglio di loro” allora abbiamo un problema

E a chi vi critica per mancanza di concretezza e poco pragmatismo cosa risponde?

Parto dall’esempio dei FFF che è quello più longevo fra i due movimenti, criticato per le stesse ragioni. Noi siamo solo studenti, non abbiamo le competenze necessarie per fornire certe risposte, facciamo quello che possiamo risvegliando le coscienze, dando una scrollata allo status quo. In futuro, quando saremo scienziati e climatologici, faremo il nostro e chissà se anche allora ci ascolteranno. Oggi intanto puntiamo i riflettori sulla scienza, le diamo visibilità, una voce ulteriore. Insomma non sta a noi ragazzi, che abbiamo così poca esperienza, portare al tavolo quella concretezza, ecco perché, per esempio, a Bolzano abbiamo elaborato un documento che poi abbiamo consegnato al presidente Kompatscher con delle proposte elaborate insieme ai ricercatori dell’Eurac. Non possiamo prenderci responsabilità più grandi di noi da soli. E la stessa cosa succede con le sardine. La politica intesa come mestiere dovrebbero farla le persone che hanno preparazione e capacità, quando il popolo dice “io quella cosa lì potrei farla meglio di loro” allora abbiamo un problema.

Secondo lei qual è l’aspettativa di vita delle sardine?

Dipende tanto da quanta energia si investe in questo movimento, quanto si è disposti a sacrificare. E questo lo si vedrà sulla lunga distanza, intanto si è occupato uno spazio di rappresentanza lasciato vuoto. Ma c’è da dire anche un’altra cosa, anzi due.

Quali?

Fra le sardine non c’è un punto di riferimento forte come Greta Thunberg per i Fridays, e questo potrebbe rappresentare una difficoltà. Greta si basa sul rigore dei dati scientifici per perorare la sua causa, ma questo non è possibile nel caso del contrasto al populismo. Riflessioni da cui non bisogna prescindere, queste.

Ma c’è un politico che le piace? Uno con la P maiuscola, a dirla con le sardine?

Devo dire di no. Forse perché non ci sono più, mi viene da pensare.

Quali mezzi usa per informarsi?

Internet, fondamentalmente, attraverso i giornali online, leggo spesso con interesse Internazionale, per esempio. Poi con i Fridays abbiamo un canale Telegram nazionale e internazionale dove condividiamo articoli e informazioni, ci teniamo aggiornati anche in questo modo. 

Siamo la generazione che dopo tanto tempo è tornata in piazza sistematicamente. Non ce lo dimentichiamo. Ma una domanda quando è esploso il movimento dei Fridays For Future me la sono fatta: sarebbe successo lo stesso se Greta non avesse iniziato tutto?

E con il movimento ambientalista che progetti ci sono per il prossimo futuro?

Ci stiamo organizzando per la quinta manifestazione globale, faremo una votazione democratica a livello internazionale, ci stiamo infatti passando un form di città in città, in tutto il mondo, per decidere la data, che sarà con ogni probabilità in primavera. Per il resto l’impegno è quotidiano.

Dieci azioni sono state suggerite dalla campagna ActNow dell’Onu: pasti senza carne, docce meno lunghe, guidare meno, prodotti locali, riciclare, spegnere le luci, togliere le prese, riuso, shopper di tela, moda zero waste. Rispecchiano il suo stile di vita?

Direi di sì. Da un anno e mezzo, ad esempio, compro solo vestiti nei negozi di seconda mano. Non sono vegetariana né vegana, dal momento che queste pratiche alimentari non sono per forza sinonimo di sostenibilità. Evito caffè, cacao e banane perché arrivano dall’altra parte del mondo. Seguo una dieta flexitariana: meno carne e più verdure, nel rispetto del pianeta. 

 

 

E sul suo di futuro ha le idee chiare? 

Ho dei progetti un po’ alternativi in mente. Vivere in un camper, darmi al “woofing”, lavorare cioè nei campi in cambio di vitto e alloggio, un modo per vivere a stretto contatto con la natura. Il mio sogno è quello di aprire un agriturismo autosufficiente, zero waste, all’insegna di un’agricoltura biologica per ridurre le emissioni di CO2. Ora però devo pensare alla maturità, dovrei anche rallentare un po’ con l’attivismo, tanto quando mi sarò diplomata i problemi per cui marciamo o scendiamo in piazza saranno ancora lì e io ci sarò.

Il ribaltamento di quella narrazione che vuole i giovani smarriti e indecisi, insomma.

Siamo la generazione che dopo tanto tempo è tornata in piazza sistematicamente. Non ce lo dimentichiamo. Ma una domanda quando è esploso il movimento dei Fridays For Future me la sono fatta: sarebbe successo lo stesso se Greta non avesse iniziato tutto?

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Sepp.Bacher Sun, 12/15/2019 - 17:45

Ich kenne die Zahlen nicht. Aber bei den publizierten Zahlen muss man vorsichtig sein. In Bozen z. B., schrieb der Alto Adige, seien es 2000 gewesen. Der Corriere del AA hat 1500 geschätzt. Die Rai sprach von 1000. Wenn ich auf dem Foto zähle bzw. schätze, dann komme ich höchstens auf 400; das währe ein Fünftel von dem, was der AA berichtet hatte!
Jetzt verstehe ich, warum die Zahlen, die von den Veranstaltern genannt werden, jene in den Medienberichten, und jene laut Schätzung der Polizei so sehr divergieren.

Sun, 12/15/2019 - 17:45 Permalink