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L'olocausto dimenticato

Lo sterminio nazista di Sinti e Rom è un evento storico ancora poco indagato in Italia, come afferma il ricercatore di Eurac Research Erjon Zeqo: "Le discriminazioni per i Sinti non sono terminare alla fine della guerra".
campo di concentramento
Foto: karsten winegeart, unsplash
  • Tra i molti e tragici capitoli scritti dal regime nazista nel ‘900 spesso si tende a ricordare con minore enfasi le persecuzioni degli anni ‘30 e ‘40 contro le altre minoranze che abitavano i territori occupati. É il caso delle popolazioni Sinti e Rom, protagoniste di un vero e proprio sterminio, costrette all’isolamento nei ghetti, alle sterilizzazioni di massa e alle deportazioni nei campi di concentramento ad opera di un regime che fin dalla sua nascita aveva instillato, attraverso una feroce propaganda, diffidenza ed odio contro queste etnie. Da qualche tempo l’indagine storica dello sterminio dei Romanì è stata riscoperta anche in Italia, dove ancora manca una cosapevolezza diffusa, in una paese che sembra voler continuare a sminuire i crimini del regime nazifascista. A voler fare luce su tali eventi è stata una conferenza organizzata da Eurac Research, Center for Autonomy Experience e Center for Migration and Diversity in collaborazione con la Biblioteca Provinciale Italiana “Claudia Augusta” e l'associazione Nevo Drom. A salto il ricercatore di EURAC Erjon Zeqo racconta la genesi dell’iniziativa. 

    SALTO: Com’è nata l’idea della conferenza? 

    Erjon Zeqo: Su invito della Provincia abbiamo pensato di chiamare l’artista sinta Carmen Spitta, che sta portando in giro per l’Europa il documentario “Es ging Tag und Nacht liebes kind”, frutto del lavoro di ricostruzione e documentazione della madre, per sensibilizzare sull’argomento e sulla tutela delle minoranza sinti e rom, che è presente in Europa fin dal medioevo e conta, ad oggi, circa 12 milioni di persone. 

  • Erjon Zeqo: "Il dilagare di queste politiche così reazionarie prevede, tra i vari propositi, la riduzione dei diritti e questo si traduce in una riduzione di tutele per tutte le minoranze." Foto: Eurac research

    In Italia però lo sterminio dei Sinti è poco conosciuto? 

    Nel nostro paese si è sviluppata una sensibilità minore sull’argomento. Il fascismo ha espresso una profonda crudeltà contro Sinti e Rom, imprigionandoli e confinandoli, ma non costringendoli alla deportazione, come invece è avvenuto in Austria,  Germania e nei territori nazisiti occupati. In questi paesi la memoria storica degli eventi è rimasta viva e profonda, eventi che hanno toccato anche Bolzano, territorio di confine tra il mondo italiano e tedesco nel quale venne eretto il campo di transito di via Resia. 

    Le persecuzioni però non si sono fermate ai lager? 

    Le discriminazioni per i Sinti non sono terminare alla fine della guerra. Anche dopo la conclusione del conflitto Sinti e Rom hanno continuato ad essere emarginati  e l’elaborazione del Porrajmos (termine con il quale viene indicato lo sterminio della popolazione romanì) è rimasta spesso sconosciuta alla società, anche se in alcune zone d’Europa, come nei Balcani, la questione è diventata molto forte e si è  ripresentata nel conflitto degli anni ‘90. 

    Le discriminazioni per i Sinti non sono terminare alla fine della guerra

    Qual è stato l’obiettivo di questo incontro? 

    Vogliamo affrontare la questione delle minoranze non solo in una prospettiva storica. Se è sicuramente importante conoscere il passato, questo deve servire per sensibilizzare il pubblico sulla questione della minoranza sinti e rom, tutt’oggi discriminata, anche per cercare di far cadere gli stereotipi che ancora resistono. 

    Il vento di estrema destra che soffia in Occidente rappresenta un pericolo? 

    Il dilagare di queste politiche così reazionarie prevede, tra i vari propositi, la riduzione dei diritti e questo si traduce in una riduzione di tutele per tutte le minoranze. Un certo tipo di narrazione potrebbe rendere più facile accettare l’affievolimento e la successiva scomparsa dei diritti civili, ma la democrazia si esplica soprattutto nella protezione delle minoranze e nella previsione del dissenso. 

  • Erjon Zeqo, in maglione grigio: "Il riconoscimento della minoranza permette però il perpetuarsi di tradizioni e costumi". Foto: Eurach research

    Sinti e Rom sono presenti sul territorio altoatesino dal medioevo eppure non sono riconosciuti come minoranza nello statuto…

    Si tratta di una generale dimenticanza statale, tra le 12 minoranze riconosciute mancano Sinti e Rom, ciò è dovuto anche ad una errata percezione delle loro abitudini, i Sinti sono ormai spesso stanziali, ma vengono ancora raccontati come nomadi e per questo facciamo fatica a riconoscere il loro diritto a rimanere in un determinato territorio, nonostante la causa della stanzialità sia dovuta soprattutto alle nostre regole sociali e legislative. La questione va poi affrontata a livello nazionale e, se un riconoscimento provinciale può essere  comunque utile, il riferimento rimane sempre quello costituzionale. 

    Se la politica si manifesta attraverso atteggiamenti autoritari è molto difficile trovare un dialogo

    L’attuale governo non sembra però propenso a questo tipo di discussioni? 

    La problematica è trasversale e non riguarda solo la destra, se la politica si manifesta attraverso atteggiamenti autoritari è molto difficile trovare un dialogo. Il riconoscimento della minoranza permette però il perpetuarsi di tradizioni e costumi, molti giovani che non si sentono accettati preferiscono abbandonare lingua ed usi, con il rischio che la cultura romanì finisca per sparire tra le pieghe di una società escludente.