De Gasperi: l’Europa brucia
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“De Gasperi: l’Europa brucia” è la nuova produzione del Teatro Stabile di Bolzano interpretata da Paolo Pierobon, diretta da Carmelo Rifici e scritta da Angela Dematté. Lo spettacolo, in scena al Comunale di Bolzano dal 15 al 18 febbraio, porta in scena la statura e la complessità, le luci e le ombre dell’uomo/statista Alcide che aderisce totalmente al suo compito politico tanto da non vedere più i confini tra sé e la nazione, caricandosene il peso e diventandone poi, inevitabilmente, artefice e vittima. Racconta, attraverso il percorso interiore di un importante uomo politico europeo, gli anni della formazione del Patto Atlantico, della nascita dell’Europa che oggi conosciamo e viviamo.
All’autrice Angela Demattè abbiamo chiesto di portarci all’interno di questa esperienza teatrale così particolare.
SALTO Dalla Conferenza di Parigi alla scelta atlantica. Degasperi si racconta nel momento forse più cruciale della sua esperienza di leader politico. Perché questa scelta?
Angela Dematté: È un momento che determina tutta la nostra storia successiva. Il linguaggio politico di Degasperi ci dice quali saranno gli sviluppi successivi. Paragonando il discorso tenuto da Degasperi a Parigi nell’agosto del 1946 a quello pronunciato nel gennaio del 1947 al rientro dal viaggio in America, mi è sembrato di sentire di sentire un altro linguaggio, un altro uomo. Da questa suggestione è partita l’indagine che si è sviluppata anche attraverso scoperte diverse dalla tesi iniziale. Con la creazione del Patto Atlantico e la nostra adesione si determina quello che saremo. La cosa struggente e per me da indagare è che Degasperi non può prevedere fino in fondo quel che succederà e quindi che si troverà di fronte a sviluppi da lui non desiderati.
Tenuto a distanza dal Vaticano, seguito con diffidenza e incertezze dagli amici di partito, odiato con eguale furore dalla destra postfascista e dalla sinistra sovietica. Degasperi è un uomo solo nell’Europa che brucia?
Sì, Degasperi è un uomo solo così come lo descrive anche la figlia sin dal titolo del libro che gli dedicherà. Un uomo solo che prende decisioni che cercano di essere non populiste. Il rapporto con la sua coscienza lo costringe proprio alla solitudine. È l’uomo che arriva a dire di no al Papa che voleva indurlo ad appoggiare una giunta di destra. Questa è l’altra grande suggestione che io ho avuto. Infatti lo spettacolo è un viaggio nella coscienza degasperiana grazie all’interpretazione di un attore straordinario come Paolo Pierobon e al lavoro che abbiamo fatto assieme al regista Carmelo Rifici da cui è nata anche la scelta del titolo dello spettacolo, di un’Europa che brucia nel passato in cui si muove Degasperi ma che richiama anche il presente e il futuro.
Quanto è difficile dare una veste teatrale ad un materiale che è fatto di discorsi pubblici, ma anche di confessioni private, di lettere e di dialoghi?
Siamo abituati a partire da materiale non teatrale per scrivere i nostri testi. Partire dal reale è sempre una grande ricchezza. Qui abbiamo chiesto all’attore un grande sforzo di entrare dentro la retorica degasperiana fino nei dettagli. È una sfida grossa, affrontata però con piacere sia nei discorsi che nei dialoghi che sono ricavati in gran parte proprio dalle parole di Degasperi. Fondamentale in questo lavoro di costruzione l’aiuto dei libri della figlia Maria Romana e dell’archivio della Fondazione, accessibile anche online e ben strutturato.