Politics | Funivia di Bressanone

Possibile una crisi della Giunta

Bressanone trema. La mancata approvazione del quesito referendario fa emergere le condizioni di una crisi che potrebbe spaccare la maggioranza. E all’orizzonte si prospetta l’ipotesi di un progetto imposto senza consultare i cittadini.

Lo scorso 4 aprile si doveva decidere se accettare o meno la formulazione del quesito referendario secco e privo di sfumature: volete la funivia sì o no? In teoria, e pur con motivazioni diverse, tutti i membri della maggioranza erano favorevoli, convergendo almeno sulla priorità di riconoscere alla cittadinanza il diritto ad esprimersi in tempi brevi. L’unico problema – visto che sarebbe occorso un voto in più – era semmai quello di trovare un consigliere pronto a dare il suo appoggio dalle opposizioni. Sempre che nessun membro della maggioranza facesse mancare il suo voto.

Zanon obietta. Il sindaco accusa

Poco prima di arrivare al dunque, però, lo scenario cambia. Roman Zanon – della lista eco-sociale – annuncia che voterà “no”. Il motivo non riguarda lo scarso gradimento del quesito in sé, ma il fatto che ormai appare palese come il via libera al referendum comporti anche l’accettazione di una modalità di votazione orientata a saltare – ironicamente si potrebbe dire “sorvolare” – altri accorgimenti cautelativi, a suo dire decisivi per preparare la scelta con la massima trasparenza. Una posizione difficile da sostenere, anche perché posteriore all’approvazione del PUC, il piano urbanistico comunale che avrebbe già dovuto determinare il quadro generale di riferimento per individuare tutte le condizioni relative all’eseguibilità del progetto.

Albert Pürgstaller non ha infatti gradito il tentennamento e adesso accusa apertamente la lista eco-sociale di non stare più ai patti. Per questo motivo, nel corso di questa settimana, il sindaco attiverà delle consultazioni con tutti i gruppi consiliari al fine di “verificare” la tenuta della Giunta. Ed eventualmente saggiare la possibilità di rimescolare gli ingredienti della maggioranza. Gli eco-sociali saranno sentiti al pari degli altri, ma la loro posizione è diventata molto difficile. Peraltro – prova a giustificarsi Zanon – non è neppure sicuro che i voti mancati in Consiglio siano tutti da addebitare agli eco-sociali: “La richiesta di andare al voto segreto è partita dalla Svp, quindi avrebbero dovuto assumersene tutto il rischio”.

Oltre il referendum, un'ipotesi drastica

Carlo Costa (Pd) è rammaricato. “La cosa più importante era che si andasse a votare: il passaggio referendario è sempre l’unica strada da percorrere quando abbiamo a che fare con decisioni che possono cambiare in modo così radicale il volto e le prospettive di una città. Adesso si potrebbe provare a ricercare una nuova formulazione, magari prospettando più soluzioni alternative, senza cioè intestardirsi con quella della partenza dalla stazione”. Ancora possibile l’eventuale approvazione del quesito proposto dall’associazione ProAltVor (la commissione preposta dovrebbe esprimersi domani). Ma l’idea di sostituire il referendum appena bocciato con un altro quesito non piace per nulla a Pürgstaller: “Non avrebbe senso ripresentarsi con un’altra formulazione, visto che non è passata quella a suo tempo già accettata, anche se da qualcuno solo a parole, dall’attuale maggioranza”. Questo significa forse che, potendo usufruire di una nuova maggioranza, il referendum non sarebbe forse neppure più necessario e il progetto verrebbe fatto avanzare ugualmente? Il sindaco non smentisce l’ipotesi, anche se sarà praticamente impossibile sgretolare le opposizioni – sia interne che esterne – attraendole con un’idea tanto drastica.